Zitti e buoni: titolo vincente e molto impegnativo

Foto Matteo Rasero/LaPresse 06 marzo 2021 Sanremo, Italia spettacolo Festival di Sanremo 2021, serata finale. Nella foto: Maneskin - vincitori Photo Matteo Rasero/LaPresse March 06, 2021 Sanremo, Italy entertainment Sanremo music festival 2021, final evening. In the photo: Maneskin - winners

“Zitti e buoni”. Hanno titolato così il loro pezzo vaticinando uno scenario atipico dell’Ariston che, stavolta più che mai, poteva anche accogliere e premiare il loro rock. In effetti i Maneskin hanno stordito di echi inconsueti quello che è sempre stato il posto spettante  al vincitore di Sanremo, pervaso dal melodico con accenti persino melensi, tradizionalmente nel ruolo, oppure talmente famoso che “se partecipa deve vincere per forza”.

Zitti e buoni pare proprio il titolo adatto alla chiusura di un Festival anomalo. Zitti e buoni perché alla fine la linea nuova di Amadeus ha finito per palesarsi coerentemente per quello che voleva essere: il panorama reale di ciò che offre la canzone italiana. Che è fatta anche di altro dai soliti noti e dalle ovvie note. Non tutto quello che si è visto e sentito, intendiamoci, è da conservare. Però questo è. Averlo messo sul palcoscenico dell’Ariston, dimostra il coraggio che ci voleva.

Zitti e buoni perché sono i talent, ci piaccia o no, a dare opportunità reali per mostrarsi al grande pubblico. Nel caso di questi vincitori impronosticabili è stato X Factor 2017 dove sotto l’egida di Manuel Agnelli sono arrivati secondi. Oppure  Amici in tante altre circostanze per i tanti recenti volti sanremesi. Zitti e buoni perché Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi e Ethan Torchio ce l’hanno fatta a convincere la platea immensa tv. Che, in quanto tale, per molti aspetti è indistinta. Sicché questo è solo l’inizio per una band che facendo rock (duro?) ha confronti storici con veri e propri totem che hanno propriamente generato un genere. Che ha fatto la storia. Suonando alla grande e dicendo cose. Per anni e infiniti album.

Loro, ora, sono chiamati a una sfida complicata perché quel tipo di pubblico è tremendamente  esigente: conosce i significati puri del rock, le vibrazioni sincere e potenti dei Marshall, la violenza inaudita della doppia cassa, ma soprattutto i costumi di scena che vestono un’anima sinceramente tormentata.

Vinto Sanremo, per i Maneskin, se non cercheranno compromessi e scorciatoie, la prova del nove inizia ora, proprio con la platea che, pare, hanno cercato e voluto chiamare a raccolta. Che zitta e buona non sta.

 

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.