SAN VENANZO – Grande successo per la quinta edizione dello WAO Festival. Sono stati 6 giorni di musica elettronica, 2 stage, più di 100 dj da tutto il mondo e un programma che contava oltre 40 attività tra workshops e laboratori teorico-pratici dedicati alla cura dell’ambiente, della persona e della spiritualità. Molte presenze previste, con un’alta percentuale di stranieri. Realtà consolidata all’interno della scena elettronica mondiale, il Wao Festival, in programma dal 13 al 19 agosto al parco Sette Frati sul Monte Peglia, ha ospitato una line-up di 120 artisti, tra i nomi più importanti e attuali della produzione contemporanea globale.
L’intero evento è stato organizzato secondo le logiche della sostenibilità, del risparmio energetico, del riciclo e del consumo di prodotti biologici e a km0. Il tutto nella splendida cornice del Parco dei sette frati sul Monte Peglia, in Umbria.
Wao non è solo musica e attenzione all’ambiente, ma un vero e proprio progetto di riqualificazione, ideato da Vero Dall’Aglio, Michelangelo Parolin e Luca Blasi, che hanno proposto il festival al Comune di San Venanzo in un momento dove l’iniziativa privata si scontrava con il concetto e la realizzazione del bene comune. Il festival ha riportato in luce come il territorio non deve essere posseduto, ma vissuto, investendo in turismo ed ecosostenibilità, in un continuo scambio tra comunità e natura.
“WAO ha ripreso quel battito d’ali che alla fine degli anni 70 ha portato intere comunità a vivere sul monte in armonia con la natura: con WAO è tornato, sotto altra forma, ma con la stessa essenza” ha spiegato Barbara Colombo attivista e una delle fondatrici dell’Associazione culturale Artemide “Casa laboratorio il Cerquosino”, partner del festival insieme a Canyaviva Italia.
Tanti sono i comuni umbri come Parrano, Orvieto, San Venanzo e altri che hanno ripreso quello stesso battito d’ali e che, seguendo il principio “vivere il territorio in armonia con il territorio”, già dal primo anno hanno dato vita a esperienze di interconnessione tra festival e comunità, come la collaborazione con La Cantinetta di Rotecastello-San Venanzo, con i giovani della frazione di San Marino del Comune di San Venanzo e dell’Associazione Artemide Cerquosino. Questi ultimi si sono uniti in un progetto di riqualificazione del territorio attraverso la cogestione di un casale abbandonato, il casale Fulignano, per trasformarlo in un luogo di esperienze straordinarie.
La collaborazione e la formula mista pubblico-privato della società Peglia Living Circle con la regione Umbria, ha messo in rilievo una solida matrice etica, culturale ed ambientale.
Il sindaco di San Venanzo Marsilio Marinelli e tutta la giunta comunale di San Venanzo in primis, così come il sindaco Valentino Filippetti e la giunta comunale di Parrano, hanno perfettamente capito che, se l’utopia è fertile, può essere sorprendentemente realizzabile: dal primo anno di WAO hanno dato la loro più aperta collaborazione e forte sostegno a un tipo di piano di sviluppo che nasce quando sogni, competenze e voglia di immaginare riescono ad unire le comunità, quel processo avvenuto alla fine degli anni 70 e che il WAO ha oggi riportato in vita.
“Sono state certamente giornate impegnative per gli organizzatori, gli addetti alla sicurezza e alla vigilanza e anche per le Istituzioni locali”, ha commentato anche il sindaco Marinelli nella sua pagina Facebook. “Certamente il Wao festival – ha proseguito – è un evento che ‘provoca’, suscita reazioni contrastanti ma riuscire a far convivere centinaia e centinaia di giovani (e non solo giovani) per 6 giorni a contatto con il nostro territorio credo che sia di per sé un successo. So bene che da parte di alcuni si sollevano perplessità sul fatto che durante il Wao ‘si sballa’ ma, a parte che sono stato più volte al parco in queste serate e tutto questo sballo non l’ho visto, francamente non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e far finta di non saper che lo sballo purtroppo avviene ogni fine settimana magari nelle nostre discoteche o ancora addirittura nelle feste private o nei feste di compleanno dei nostri figli (tutti belli e ben vestiti con le magliette all’ultima moda).. e allora che fare? Credo che per prima cosa dovremmo ‘riempire’ i nostri giovani di valori per attrezzarli meglio alla vita, uno dei valori più importanti quello dell’integrazione, dell’accoglienza della accettazione dell’altro anche quando è diverso da noi. Il Wao Festival, dal mio punto di vista, offre anche questa opportunità: conoscersi… nella diversità, offrire un altro punto di vista diverso dal nostro di come vivere nella società di oggi. Domenica sera, tornando dal parco Sette Frati, ho salito in macchina due ragazzi e una ragazza e li ho accompagnati al parcheggio per riprendere la propria auto. Erano tre ragazzi di Macerata, in quei pochi chilometri ho avvertito tutta lo loro voglia di provare a costruire un modello sociale migliore di quello di oggi… si erano divertiti durante il Festival ma avevano anche questo desiderio interiore ‘di provare a cambiare il mondo’… Idealità, certo, ma sono anche questi i ragazzi che popolano il Wao Festival e a questi ragazzi continueremo ad offrire occasione di confronto e di divertimento. Al prossimo anno!”
E’ proprio questa l’idea motrice di WAO, dell’acronimo “We Are One”: creare una connessione sociale e politica attenta al territorio e alla popolazione, quella che ogni impresa dovrebbe portare avanti.
Barbara Colombo di Artemide Cerquosino ha parlato di “intrapresa”, neologismo a significare un’iniziativa mista pubblica e privata, dove la Regione, l’Agenzia Forestale Umbra e le associazioni culturali e sociali limitrofe, collaborano con la realtà del territorio per portare avanti dei discorsi perspicaci di sostenibilità, in una collaborazione vera, viva e produttiva per tutti.
E’ inoltre grazie a WAO e alle collaborazioni con le associazioni territoriali quali l’Associazione Monte Peglia per l’Unesco che oggi il Parco dei Sette Frati è quello scrigno di infinita bellezza naturale e cuore verde del centro Italia che dal 2018 è stato inserito nel patrimonio Mab Unesco.
L’arricchimento del territorio nell’ottica We Are One è diventato parte di un circolo virtuoso che ha dato la possibilità alle persone di ricominciare a pensare di amare il territorio, viverlo e, soprattutto, immaginarlo.
“I territori non rischiano di morire quando smettono di essere amati, ma quando smettono di essere immaginati”, ha affermato, infine, Barbara Colombo.