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“Vociperilmuseo”: i bronzi di San Mariano e il tempietto del Clitunno

Per “Vociperilmuseo,  la rubrica ideata da Lara Anniboletti con l’assistenza video e informatica di Alessandro Tenerini, nella pagina Facebook del Polo museale dell’Umbria (ora Direzione generale musei dell’Umbria), Alessandro Mandolesi, direttore scientifico del museo di Montelupo Fiorentino (Firenze), archeologo di formazione e già docente di Etruscologia e Antichità italiche all’Università di Torino, si sofferma sui bronzi di San Mariano ospitati dal Museo archeologico nazionale dell’Umbria (piazza G. Bruno, 10, Perugia).
Si tratta di 275 pezzi, realizzati a fusione e in lamine lavorate a sbalzo, rinvenuti casualmente nell’aprile del 1812 nel territorio di Corciano. I reperti, in parte finiti nel mercato antiquario e in parte conservati in vari musei europei, furono riferiti dal Vermiglioli alla sepoltura di un principe etrusco. Le lamine finemente decorate dovevano contribuire ad esaltare un sontuoso carro trionfale. Non è stato possibile stabilire se appartenessero ad una tomba di famiglia, a più tombe oppure al nascondiglio di materiali preziosi databili tra il 560 e il 500 a.C. 
Sempre per “Vociperilmuseo”, Donatella Scortecci, docente di Archeologia medievale all’Università degli studi di Perugia, s’intrattiene sul Tempietto sul Clitunno, dichiarato nel 2008 dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Risalente probabilmente al V secolo in concomitanza con l’abbandono degli antichi culti pagani delle divinità fluviali (Plinio ricorda la dedica al dio Clitunno), l’edificio ebbe particolare fama nel Rinascimento e fu rilevato o copiato da Francesco di Giorgio Martini, Benozzo Gozzoli, Palladio (che lo riteneva opera romana), Piranesi, Vanvitelli.  La costruzione, oltre a George Gordon Byron, ispirò anche celebri versi a Giosuè Carducci e rientra nel sito “Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)”, comprendente sette luoghi con testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda.

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