Visita alla cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni: la cappella Cittadini Cesi

TERNI – Questa volta, in occasione di ricorrenza della dedicazione della cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni e alle cerimonie religiose presiedute dal vescovo Francesco Antonio Soddu in programma ieri, venerdì 27 ottobre,visitiamo la cappella della famiglia Cittadini Cesi posta a fianco dell’ altare maggiore.
La cappella è adorna di una bella pala di altare assai singolare. Il Cristo crocifisso con la Madonna, la Veronica e la Maddalena. Dico singolare perché il Cristo non è dipinto sulla tela come i tre personaggi citati, ma è scultura in legno, in rilievo, in diversa evidenza. Andiamo ad analizzare l’opera che merita una menzione nel panorama di altre, molto singolari e preziose che racchiude la cattedrale ternana.
La cappella, beneficiata dalla famiglia Cittadini Cesi, nobile e prestigiosa dell’omonimo castello, con il suo poderoso palazzo in città in via Roma,  è stata abbellita da decorazioni a tempera nel secolo scorso, ma la pala di altare, incastonata da marmi colorati, è assai più antica. Al  centro è  posto il Cristo, scultura lignea molto ben realizzata in forma e volumi anatomici; alla sua destra la Madre con mani giunte e sguardo verso il basso; indossa una tunica scura con un manto blu, mentre il capo è coperto da un velo chiaro, che nasconde i capelli e l’avvolge fino sopra al petto. A primo impatto, sembra che la Madonna sia del tutto estranea alla scena della Crocifissione del Figlio, ma analizzando bene la morfologia del volto, anche se filtra poca luce all’ interno  del locale, si conclude che la Madre del Cristo non ha più lacrime, esse sono state tutte versate per aver subito tutta la passione del figlio,  fino alla fine della sua esistenza,  consapevole però della prossima Resurrezione in Gloria Dei. Le altre figure non sono da meno: la Maddalena,  dai lunghi capelli, in ginocchio ai piedi del Cristo, abbraccia la croce dipinta, e ne bacia i piedi in legno, quegli stessi che lei ha lavato con le sue lacrime e asciugato dolcemente con i suoi folti capelli. E anche qui, in questa opera, sembra ripetersi quell’evento.
L’ultima figura, che sostituisce stranamente l’Apostolo Giovanni (Apostolo Evangelista sempre presente sotto la Croce) è la Veronica posta a sinistra. La donna, mostra e tende con le mani il panno nel quale, la tradizione vuole, che fu miracolosamente impresso il volto Santo, macchiato di sangue, fatto accaduto durante il viaggio al Calvario del Cristo. Donna Veronica  indossa una tunica scura e un manto paonazzo, protesa, come sollevata da terra verso l’alto nell’ atto di asciugare ancora una volta il sudore misto a sangue del viso del suo Gesù.
La fioca luce che filtra nella cappella, ci permette di individuare altri particolari di rilievo: le due lapidi dedicatorie della famiglia Cesi e del Vescovo Dal Pra poste a sinistra e a  destra dell’ altare. Concludendo, riguardo alla pala, una cosa è certa, l’autore ha realizzato la scena in modo univoco e conforme ai dettami e alle esigenze dei committenti dell’ epoca, legate ad una rigida e ampollosa osservanza delle norme evangeliche e burocratiche del periodo.
Una bella opera degna di essere ammirata soprattutto in questo periodo quando alle ore  17 ogni sera, si tiene la recita del Santo Rosario insieme alla celebrazione della Santa Messa. Di seguito riportiamo la scritta celebrativa di una delle due lapidi posta a destra dell’ altare: D.O.M. SACELLVM HOC A NOBILI CITTADINORVM GENTE SECVLO XVI INEVNTE AD CVSTODIENTAS MAJORVM EXUVIAS COSTRUCTUM  DIE VERO XXVIII AUGUSTI  A.D. MCMXLIII BELLO ACERRIMO PER ORBEM SAEVIENTE URBE INTERAMNA FERRO IGNIQUE VASTATA ICTUM ATQUE PENE DIRUTUM FEDERICUS ET JOANNES GASPAR MARCHIONES CITTADINI CAESII PATRICII INTERAMNENSES  REFICIENDUM  ET EXSORNANDVM CURAVERE. ANNO MARIALI  MCMLIV A PIO XII MAX INDICTO JOANNE BAPTISTA DAL PRA EPISCOPO.
Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.