VENEZIA – Uno è in Umbria lungo la Flaminia, l’antica strada che conduceva a Roma caput mundi. L’altra è sulla riviera del Brenta, quella straordinaria fascia di territorio veneto che racconta i fasti delle famiglie patrizie veneziane. Ma entrambi hanno qualcosa in comune che va ben oltre l’essere stati annoverati dall’Unesco nel patrimonio dell’umanità: Andrea Palladio, l’architetto e scenografo del Rinascimento italiano.
Se dici Palladio evochi immediatamente le “ville palladiane”, ovvero quella meraviglia dell’architettura che tra Vicenza, Venezia e le sue campagne “realizza – per dirla con le parole dell’Unesco – una dialettica continua tra antico e moderno ed è riconoscibile per l’eleganza, l’equilibrio, la simmetria. Con le sue opere Palladio modifica l’impianto urbanistico della città e parte del paesaggio circostante, realizzando una originale interpretazione vivente dell’antichità classica che influenzerà profondamente l’urbanistica e il paesaggio dei paesi europei e di tutto il mondo”. Il periodo d’oro di Vicenza inizia nel 1540, quando l’aristocrazia veneziana riorganizza la città e il territorio circostante e Andrea di Pietro della Gondola, ovvero il Palladio, uno dei maggiori architetti dell’epoca, viene incaricato di progettare le nuove residenze di proprietà di quei nobili della Città dei Dogi. E in quegli anni Vicenza si adorna di meravigliosi palazzi privati ed edifici pubblici e nelle campagne vengono progettate ville straordinarie.
Palladio è uno che sa il fatto suo: sa osservare e trarre ispirazione da chi lo ha preceduto. Così quando recandosi a Roma, sul suo cammino intercetta il Tempietto sul Clitunno lungo l’antica Flaminia, nell’odierna Campello, rimane folgorato dalla sua bellezza e soprattutto dalla perfezione dei canoni stilistici ed architettonici. Una conoscenza visiva, accompagnata da uno studio e un approfondimento delle proporzioni che si traduce – più in grande – in quella che diventerà una delle ville più belle lungo il corso del fiume Brenta: Villa Malcontenta Foscari. Così quando il visitatore arriva davanti a questa straordinaria ed imponente costruzione veneta, caratterizzata da un colonnato maestoso, il rimando è immediato al Tempietto e tutte le guide citano, ovviamente, l’edificio umbro.
“Considerato uno tra i più interessanti monumenti altomedievali dell’Umbria, è tra i sette gioielli dell’arte e dell’architettura longobarda in Italia che sono stati di recente inseriti nella prestigiosa lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco – spiegano dal Polo museale dell’Umbria – tra gli elementi più attraenti della visita c’è la suggestiva posizione, già descritta da Plinio il Giovane come un luogo coperto da ‘antichi e ombrosi cipressi ai cui piedi scaturisce una fonte che forma un laghetto’. L’edificio, che riutilizza elementi architettonici di età romana pertinenti forse alle strutture di un precedente santuario intitolato al dio Clitumnus (divinità identificata con Giove), ha la forma di un tempietto classico: poggia su alto podio con fronte costituita da quattro colonne corinzie (pronao tetrastilo) che sorregge la trabeazione su cui corre l’iscrizione che dedica la chiesa al ‘Dio degli angeli’”. Una descrizione puntuale che trasmette le suggestioni che si provano quando ci si trova di fronte. E possiamo ritrovare quando ci troviamo davanti a Villa Malcontenta Foscari, a due passi da Venezia, in quella che oggi viene contraddistinta come “Terra dei Tiepolo”.
Se il Tempietto di Campello è inserito nel sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” della World Heritage List dell’Unesco (che peraltro la progettualità nella ricomposizione degli spolia lo accomuna agli straordinari marmorai del San Salvatore di Spoleto) secondo un circuito che va dal Friuli alla Lombardia, dalla Campania alla Puglia, Villa Malcontenta Foscari è a sua volta inserita nel sito seriale delle Ville Palladiane. “Nella villa – mi spiegano durante la visita – convivono motivi derivanti dalla tradizione edilizia lagunare e insieme dall’architettura antica: come a Venezia, la facciata principale è rivolta verso l’acqua, ma il pronao ionico e le grandi scalinate hanno a modello il tempietto alle fonti del Clitunno, ben noto a Palladio”. Del resto il famoso, piccolo edificio, per la sua forma classica e i numerosi spolia utilizzati per la sua realizzazione, fin dal Rinascimento è stato oggetto dell’attenzione dei più grandi architetti che ne hanno immortalato l’immagine nei secoli. Fino a costituire un vero e proprio modello per Palladio per l’edificio progettato nel 1559 a Malcontenta, località in prossimità di Mira nella provincia di Venezia, lungo il Naviglio del Brenta, per i fratelli Nicolò e Alvise Foscari: “E’ una sorta di parallelepipedo connotato da un elemento architettonico eccezionale, che viene vigorosamente a marcare la sua immagine esterna (verso la Riviera del Brenta): un portico (nel caso specifico un portico esastilo d’ordine ionico) che riproduce la tipologia di un tempio dell’antichità romana”. Un Tempietto in grande la Villa Malcontenta Foscari, considerata dagli storici dell’arte “un’espressione di straordinaria compiutezza delle convinzioni teoriche di Andrea Palladio”. E quando si entra, con le sontuosa decorazione interna (firmata da Giovanni Battista Zelotti e Battista Franco) rivivono tutte le consuetudini volute per i cicli pittorici delle ville dell’entroterra veneta nel XVI secolo. Da vedere assolutamente.