Viaggio nelle terre del cardinale Fausto Poli

USIGNI – Risalendo il corso del torrente Tissino, gregario del fiume Nera  a cui la natura ha affidato il compito di tracciare le coordinate geografiche sui taccuini di viaggio di chi percorre questo angolo di Valnerina, lo sguardo indugia sui profili irregolari di un borgo assopito tra i silenzi della natura: Usigni, frazione di Poggiodomo. Borghi e bussole che orientano itinerari del visibile e dell’invisibile , esperienze dell’animo e dello spirito che segnano orizzonti in cui svestire gli abiti del turista ed indossare quelli del viaggiatore, spirito errante che ha scelto il mestiere del vento. Nell’ osservare il paesaggio, antologia della memoria contadina sfiorata armoniosamente dagli aliti del Medioevo, l’etimologia del toponimo Usigni si spoglia di ogni pastoia accademica e mostra la sua più intima essenza di insediamento umano sorto in prossimità di un imponente opificio, “usina” per l’appunto.

Il Castello di Usigni, un tempo dominio della vicina Cascia e risalente all’occupazione longobarda, ha rivestito nella storia grande importanza strategia essendo collocato lungo l’itinerario che provenendo dalla Sabina raggiungeva il nodo stradale di Cerreto di Spoleto

Terra di allevatori e pastori di uomini quella di Usigni, come nel caso dell’alto prelato Fausto Poli, cardinale ed arcivescovo del XVI  secolo nonché promotore del culto di Santa Rita nell’ Italia rinascimentale. Estremamente leggibili i cambiamenti urbanistici del borgo di Usigni durante il mandato istituzionale del Cardinale Poli: dall’abbattimento della Cappella di San Giorgio, su cui la famiglia Poli esercitava il giuspatronato, all’ edificazione della Chiesa di San Salvatore, alla quale il cardinale contribuì per oltre 10.000 scudi, passando per la riattivazione delle miniere di ferro in località Monteleone di Spoleto, l’unico sito attivo nello Stato Pontificio del XVII secolo.
Nato ad Usigni il 17 gennaio del 1581 Fausto Poli fu ordinato sacerdote nel 1605 dal Cardinale Alfonso Visconti e successivamente cameriere segreto, furiere maggiore e maestro di casa del Palazzo Apostolico

 Tanto maestosa quanto ricercata, la Chiesa di San Salvatore pietrifica lo sguardo del viaggiatore che, disorientato dalla facciata a due ordini realizzata su disegno del Bernini, sprofonda nella contemplazione di imponenti linee geometriche che si perdono in una monumentale bicromia nel cui ventre  veleggia un frontone arcuato, celebrazione della sapienza artistica degli scalpellini lombardi. PER VIRTUTEM CRUCIS SALVA NOS CHRISTE SALVATOR QUI SALVASTI PETRUM IN MARI, recita l’iscrizione collocata nel fregio mediano sormontato da un timpano triangolare in pietra levigata all’interno del quale campeggia l’araldo del pontefice Papa Urbano VIII.
 
La Chiesa di San Salvatore e il Palazzo Poli (tra cui si sono interposti in epoca successiva corpi di fabbrica che ne hanno interrotto il primitivo rapporto) non si limitano infatti ad emergere dal caseggiato comune, come frequentemente si incontra in questi piccoli centri, ma rappresentano una parte dell`insediamento legato alla presenza del Cardinale Fausto Poli, quasi a nobilitare il suo luogo nativo

Districatosi dalla potenza di volumi austeri che percorrono parabole di marmo il viaggiatore abbandona la dimensione terrena per naufragare nei colori pastello di affreschi cinti da pale d’altare e realizzati dall’aretino Salvi Castellucci, allievo prediletto di Pietro da Cortona. Posta sul lato sinistro della porta, anticamera che conduce all’elevazione della bellezza estetica, giganteggia un’assorta Santa Rita da Cascia immersa della meditazione dello Spirito.A suggellare la fede che il cardinale Poli nutriva nei confronti dell’Avvocata dei Casi Impossibili la trasformazione della Casa Maritale di Santa Rita in cappella.
 Era il 1630
Da sempre legato alle sue origini il Cardinale Fausto Poli affidò agli scalpellini comacini la realizzazione di un importante opera di urbanizzazione: un cisterna circoscritto da un parapetto di forma quadrangolare in cui spiccano due diverse sezioni architettoniche: il basamento impreziosito dalle insegne del casato dei Poli e il portale lapideo, utilizzato per il prelevamento della acque stivate. E’ da segnalare che Usigni è anche patria del vescovo Felice Franceschini, che vestito l’abito dei Minori Conventuali di S.Francesco nel convento di Santa Maria di Loreto ad Ocosce di Cascia, fu eletto vescovo di Andria da papa Urbano VIII.
La Cisterna, imponente e limpida nella sua architettura, è costruita in modo che la camera idraulica sia ospitata in uno spazio che si affaccia sulla vallata sottostante

 

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.