USIGNI – Risalendo il corso del torrente Tissino, gregario del fiume Nera a cui la natura ha affidato il compito di tracciare le coordinate geografiche sui taccuini di viaggio di chi percorre questo angolo di Valnerina, lo sguardo indugia sui profili irregolari di un borgo assopito tra i silenzi della natura: Usigni, frazione di Poggiodomo. Borghi e bussole che orientano itinerari del visibile e dell’invisibile , esperienze dell’animo e dello spirito che segnano orizzonti in cui svestire gli abiti del turista ed indossare quelli del viaggiatore, spirito errante che ha scelto il mestiere del vento. Nell’ osservare il paesaggio, antologia della memoria contadina sfiorata armoniosamente dagli aliti del Medioevo, l’etimologia del toponimo Usigni si spoglia di ogni pastoia accademica e mostra la sua più intima essenza di insediamento umano sorto in prossimità di un imponente opificio, “usina” per l’appunto.
Terra di allevatori e pastori di uomini quella di Usigni, come nel caso dell’alto prelato Fausto Poli, cardinale ed arcivescovo del XVI secolo nonché promotore del culto di Santa Rita nell’ Italia rinascimentale. Estremamente leggibili i cambiamenti urbanistici del borgo di Usigni durante il mandato istituzionale del Cardinale Poli: dall’abbattimento della Cappella di San Giorgio, su cui la famiglia Poli esercitava il giuspatronato, all’ edificazione della Chiesa di San Salvatore, alla quale il cardinale contribuì per oltre 10.000 scudi, passando per la riattivazione delle miniere di ferro in località Monteleone di Spoleto, l’unico sito attivo nello Stato Pontificio del XVII secolo.
Tanto maestosa quanto ricercata, la Chiesa di San Salvatore pietrifica lo sguardo del viaggiatore che, disorientato dalla facciata a due ordini realizzata su disegno del Bernini, sprofonda nella contemplazione di imponenti linee geometriche che si perdono in una monumentale bicromia nel cui ventre veleggia un frontone arcuato, celebrazione della sapienza artistica degli scalpellini lombardi. PER VIRTUTEM CRUCIS SALVA NOS CHRISTE SALVATOR QUI SALVASTI PETRUM IN MARI, recita l’iscrizione collocata nel fregio mediano sormontato da un timpano triangolare in pietra levigata all’interno del quale campeggia l’araldo del pontefice Papa Urbano VIII.
Districatosi dalla potenza di volumi austeri che percorrono parabole di marmo il viaggiatore abbandona la dimensione terrena per naufragare nei colori pastello di affreschi cinti da pale d’altare e realizzati dall’aretino Salvi Castellucci, allievo prediletto di Pietro da Cortona. Posta sul lato sinistro della porta, anticamera che conduce all’elevazione della bellezza estetica, giganteggia un’assorta Santa Rita da Cascia immersa della meditazione dello Spirito.A suggellare la fede che il cardinale Poli nutriva nei confronti dell’Avvocata dei Casi Impossibili la trasformazione della Casa Maritale di Santa Rita in cappella.
Era il 1630
Da sempre legato alle sue origini il Cardinale Fausto Poli affidò agli scalpellini comacini la realizzazione di un importante opera di urbanizzazione: un cisterna circoscritto da un parapetto di forma quadrangolare in cui spiccano due diverse sezioni architettoniche: il basamento impreziosito dalle insegne del casato dei Poli e il portale lapideo, utilizzato per il prelevamento della acque stivate. E’ da segnalare che Usigni è anche patria del vescovo Felice Franceschini, che vestito l’abito dei Minori Conventuali di S.Francesco nel convento di Santa Maria di Loreto ad Ocosce di Cascia, fu eletto vescovo di Andria da papa Urbano VIII.