Viaggio nell’arte contemporanea. Lorenzo Barbaresi racconta cosa significa essere galleristi a Terni

TERNI – Alla vigilia della nuova rubrica che Vivo Umbria presenterà sull’arte contemporanea, Lorenzo Barbaresi farà da “Virgilio” in questa nuova avventura. Proprietario della galleria GC2 – Contemporary Art Gallery a Terni, Lorenzo, quest’anno festeggia i suoi primi 20 anni di carriera.

Dopotutto un viaggio lo si affronta meglio con una guida alla mano.

 

Parlaci del tuo percorso. Come arrivi ad essere gallerista

Mi sono avvicinato al mondo dell’arte grazie a mio padre che esponeva proprio alla GC2, la galleria dove ora lavoro. Mia madre, invece, collaborava con la fondatrice Anna Rita Magliani. I miei primi passi all’interno della galleria li ho fatti a 23 anni affiancando ed aiutando, allestendo le opere. Nel frattempo, rubavo con gli occhi e con le orecchie: imparavo tutto ciò che c’era da sapere anche per quello che riguardava la vendita. Dal 2010, siamo stati io e mia madre a condurre la galleria.

Ora, sono rimasto solo, ho perso mia madre da poco. Ma continuo a vedere il suo apporto ovunque: 18 anni di collaborazione con lei sono tuttora vivi, è una presenza che mi accompagna.

 

Hai dei best of  di cui vuoi parlarci?

Tra i momenti migliori ricordo la mia prima personale con Cristiano Carotti nel 2008. Cristiano venne scelto come miglior artista dell’Accademia di Belle Arti a Terni diretta da Igor Boza Borozan. La mostra fu un successo, nonostante io e Cristiano a pensarci eravamo due ragazzini. Quel momento ha sconvolto le vite di entrambi.

Ricordo la prima mostra personale del 2015 nella nuova sede in Vico San Lorenzo con l’artista Franco Passalacqua: ha dato il via a GC2 Contemporary che un tempo era Galleria Canovaccio.

E poi, non posso non ripensare alla prima mostra dopo la perdita di mia madre, anche prima mostra post Covid, quella con Cristopher Domiziani, artista visivo e ceramista. Ricordo di aver percepito una grande energia nei giorni dell’inaugurazione. Un sostegno grandissimo che è sfociato poi in un’emozione forte, viscerale.

 

 

Oggi qual è il significato della figura del gallerista?

Con una media di quattro esposizioni l’anno, l’intero periodo viene ovviamente votato alla programmazione. Viene fatto uno studio sulla disposizione delle opere, quali presentare per prime e come queste possono essere percepite dallo spettatore.

Oggi la figura del gallerista è più elaborata: si orienta sempre di più nel senso di curatela del patrimonio artistico, ma non solo, anche di quello finanziario. Ogni artista che promuoviamo è un vero e proprio investimento.

Da quando il mondo artistico ha assorbito i concetti economici dell’opera d’arte, intesa adesso come investimento o accantonamento economico, il ruolo del gallerista si è dovuto adeguare ed ampliarsi. L’amore per l’arte oggi non è inteso solo come amore per il bello: negli ultimi 10 anni ci si è più orientati verso un discorso finanziario. Questo ha portato novità anche dal punto di vista legislativo dove l’attenzione alla qualità si è fatta maggiore. La nozione di arte che conoscevo quando ho iniziato è molto diversa da quella che ho di fronte adesso.

 

Quindi stai dicendo che ci deve essere una visione a lungo termine e quindi un gallerista che sia in grado di prevedere i cambiamenti del mercato e le evoluzioni in termini di gusto artistico.

Assolutamente sì, in questa giungla finanziaria anche le speculazioni non hanno aiutato: bisogna essere in grado di saper riconoscere il giovane che può essere portato a questo nuovo mercato.

Il primo criterio è quello che attiene alla qualità dell’opera proposta: oggi si richiede un livello da oggetto di lusso. L’opera d’arte per essere tale deve essere considerata eterna.

Il secondo criterio è la riconoscibilità per evitare di prendere artisti che ripresentano copie di cose già viste. Mi assicuro che chi ho davanti conosca il mondo nel quale vuole affermarsi.

Il giovane che presento in galleria deve avere una serie di requisiti, oltre i due più importanti a cui ho fatto cenno, perché il pubblico che frequenta questi ambienti è di livello (in termini di cultura artistica). Tutti i no che ho dovuto dire anche ad artisti che reputo comunque di qualità, sono stati detti anche in considerazione della crisi degli spazi espositivi, per la quale anche qui a Terni siamo passati da 10 a 3 gallerie nel giro di poco tempo.

 

È anche una grande responsabilità no?

Certo. Quando vendo opere di artisti alla prima personale a somme che oggi possono essere paragonabili a quello che guadagna una persona in un mese, sento il peso di quella cifra anche in termini di responsabilità. Perché devi essere sicuro che la persona con cui lavori sia un artista che duri nel tempo. La continuità non è assolutamente banale nel mondo dell’arte: il mercato è duro, è spietato e le proposte sono tantissime.

 

Cosa ti senti maggiormente dire dagli artisti con cui collabori, durante le installazioni.

Ultimamente gli attestati di stima degli artisti sono tanti. Per me la mostra non è un’esasperata ricerca della vendita. Io che vivo esclusivamente di questo, posso dire che gli apprezzamenti fanno piacere. Danno respiro ad un lavoro complesso che cerco di vivere comunque con la massima serenità.

 

Cosa ti senti maggiormente dire dagli artisti invece a cui devi dire di no.

Rimangono vicini. L’esposizione per l’artista è un momento personale, significa mettersi in gioco. E quanto più il lavoro che presentano è contemporaneo e quindi lontano dal tradizionale, quanto più questa sorta di atteggiamento “difensivo” lo percepisci. Di certo non è facile presentarsi con delle tematiche particolari. La sensibilità di questi artisti va comunque giustificata perché sono loro che alla fine si espongono di più.

 

Com’è condurre un’attività come la tua nel territorio umbro?

Inizio con una nota di merito. Grazie all’intenso lavoro fatto dalle gallerie che si sono succedute negli anni (come la galleria Forzani, la galleria Ronchini) e le tante collaborazioni che ci sono state tra queste, Terni ha avuto l’onore di ospitare artisti notevoli. Va ricordato il fatto che tutte hanno apportato un contributo fortissimo al territorio e alla città di Terni, dove il collezionismo è sempre stato degno di nota.

Conosco il patrimonio artistico delle collezioni private locali, le aste nazionali attingono a piene mani dal nostro bacino. Se a questo aggiungiamo il numero di gallerie di cui dispone il nostro territorio, insomma… possiamo serenamente dire che per arrivare a questo tipo di livello bisogna scomodare grandi città.

La difficoltà più grande è stata quella che si è avuta dopo la crisi del 2008, con la perdita completa del potere d’acquisto. Un momento difficile che si è protratto per almeno 5 anni: ciò ha provocato lo svuotamento del centro cittadino e la perdita di figure commerciali importanti anche nel mio settore, che costituivano un vero e proprio patrimonio per la città.

 

 

Se potessi dare un suggerimento pratico alle istituzioni locali per valorizzare la cultura del territorio?

Il mio consiglio primario è quello di lavorare sul patrimonio presente: un suggerimento non tanto banale se si pensa che di fatto è ciò che è mancato negli ultimi anni. Ed è un discorso che prescinde da qualsiasi amministrazione, da qualsiasi colore politico. I fondi per la cultura si sono praticamente azzerati. Basti pensare che solamente nell’ultimo mese abbiamo perso due grandi artisti locali Sandro Sansi e Agapito Miniucchi che hanno dato tanto al mondo dell’arte ma hanno ricevuto ben poco.

Nel frattempo, intorno a noi stiamo ricevendo tanti input di carattere positivo, come la creazione del primo museo per la Street Art in Italia che si avrà a Narni o il convegno a Trevi “Stati generali dell’arte contemporanea in Umbria” che ha gettato le basi per un evento fieristico.

Insomma, la valorizzazione delle eccellenze umbre è il primo passo ed in questo le istituzioni potrebbero sfruttare la voce e l’aiuto che verrebbe dalle gallerie del territorio.

L’arte si è sempre mossa su questi due binari: valorizzazione del patrimonio artistico dei musei locali e conoscenza delle proposte che provengono sia dal che fuori territorio.

In tal senso, negli ultimi anni della mia galleria sono stato attento a portare un giovane artista locale e un giovane artista nazionale, un importante artista locale e un importante artista nazionale.

Ritengo sia importante prima di tutto avere la consapevolezza dei contenuti che si presentano, ancora prima di trovare i fondi.

 

 

 

Alessia Sbordoni: Mangiadischi di professione, ho come passione principale la musica. Adoro l’arte, il cinema, e viaggiare alla scoperta di nuove culture, di tutti i tipi e tutte le taglie. Ho una laurea in giurisprudenza e un master per le funzioni internazionali e la cooperazione allo sviluppo conseguito a Roma.