Via alla digitalizzazione dei documenti della Diocesi di Perugia: tornano le voci del passato

PERUGIA –Io son venuto chiamato da monsignor Reverendissimo come Ottaviano semplice chierico, e come tale intendo obedire sempre alli cenni de Sua Signoria Reverendissima”. Voci di persone, incontri, situazioni, racchiusi in diari scritti quasi 500 anni fa, che raccontano ancora oggi l’antica vita della Diocesi di Perugia

Grazie ad un finanziamento della Direzione Generale Archivi del ministero per i Beni, le Attività Culturali e per il Turismo – Mibact, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Umbria ha realizzato, per l’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, la digitalizzazione dei registri più antichi della serie delle visite pastorali a partire dal XVI secolo fino a oggi.

La riproduzione digitale di documenti antichi consente lo studio e la fruizione di queste testimonianze senza contatto diretto con gli originali, in modo che le carte non subiscano le conseguenze di una usura eccessiva. Non solo: la dimensione digitale permette di esaminare le testimonianze da nuovi punti di vista, come l’ingrandimento dell’immagine, o ad esempio la possibilità di mettere in rete le loro informazioni, aprendo scenari da XXI secolo ancora inediti.

La visita episcopale è uno dei principali strumenti della missione pastorale diocesana, prassi consolidata dalla prima cristianità e ribadita dal Concilio di Trento (1545 – 1563). Anche oggi, nel Codice di diritto canonico in vigore, è indicata come un obbligo da svolgere annualmente: nei secoli la “visitatio” ha mutato il suo stile per adeguarsi ai tempi, ma non lo spirito di confronto con la comunità dei fedeli. 

Gli antichi registri delle Visite pastorali conservati all’Archivio diocesano di Perugia – Città della Pieve sono 49 e i loro estremi cronologici tendono un arco temporale che si estende dal 1564 al 1857; dal 1858 ad oggi i verbali delle visite del Vescovo sono invece organizzati in fascicoli. Numerosi sono i documenti, le minute e le carte sciolte allegati a questi testi, che mostrano le fasi di elaborazione degli atti ufficiali.

Sebbene a Perugia le origini della comunità di fede cristiana risalgano al II secolo, la documentazione prodotta dalla Diocesi perugina si conserva solo a partire dal XVI secolo, a causa di un incendio doloso che nel 1534 distrusse le carte della cancelleria vescovile.

Il primo dei registri inizia nel 1564, con la visita pastorale del cardinale Fulvio della Corgna (Perugia, novembre 1517 – Roma, 2 marzo 1583), svolta subito dopo la conclusione del Concilio di Trento. A questa epoca, la guida della sede vescovile di Perugia rivestiva un ruolo centrale nel territorio limitrofo: ad esempio, Fulvio della Corgna, divenuto Vescovo di Perugia e Governatore dei territori Norcia e Montagna nel 1550, in poco tempo venne nominato da papa Giulio III, suo zio, anche Cardinale (1551), Amministratore apostolico di Spoleto (1553), Legato pontificio ad Ascoli e Rieti (1554), nonché, nel 1563, coreggente del marchesato di Castiglione del Lago, insieme al fratello Ascanio e al nipote Diomede.

Durante la visita pastorale, la carica episcopale e i suoi accompagnatori si recavano nelle chiese, nei monasteri, nei conventi e negli ospedali della Città e del territorio extraurbano della Diocesi, per incontrare le comunità che li abitavano e conoscere la loro condizione sia spirituale che materiale. Le visite sono verbalizzate giorno per giorno e riportano le descrizioni dei beni e delle suppellettili presenti nei luoghi di culto, l’elenco dei nomi dei religiosi che li costudivano e la loro situazione personale. In occasione della visita del Vescovo venivano presentate anche le principali questioni che coinvolgevano le comunità, affinché fossero risolte, come nel caso di questioni con eredità o lasciti a pie istituzioni, di problemi con ordini non rispettati, o di altri conflitti irrisolti.

I luoghi visitati anticamente dal Vescovo nella Diocesi di Perugia si estendevano anche ai territori di Corciano, Magione, Passignano sul Trasimeno, Tuoro, Castiglione del Lago, Lisciano Niccone, Umbertide, Piegaro, Marsciano, Deruta, Torgiano, Bastia Umbra, Panicale, sino a San Venanzo, in provincia di Terni.

I registri digitalizzati dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria sono fonti fondamentali per la vita spirituale della Diocesi perché raccontano il concreto operare pastorale della guida della comunità cristiana. Inoltre forniscono indirettamente informazioni rilevanti per molteplici aspetti storiografici: dalla storia urbanistica dei luoghi visitati, alla storia del loro patrimonio artistico e architettonico, alla storia delle Istituzioni che hanno formato la loro identità.

L’intervento di digitalizzazione dei registri dei secoli XVI-XVIII della Diocesi di Perugia, a cura della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria, è ad oggi in corso e si concluderà nei prossimi anni.

 

Redazione Vivo Umbria: