Verso la terza edizione del Trasimeno Prog Festival: intervista a Francesco Gazzara

CASTIGLIONE DEL LAGO – Proseguono le interviste agli artisti presenti alla terza edizione del Trasimeno Prog Festival, in programma a Perugia ed a Castiglione del Lago, dal 25 al 28 agosto.

Abbiamo incontrato Francesco Gazzara, tastierista e scrittore, che sarà presente al Trasimeno Prog Festival il 27 agosto, nella giornata dedicata ai Genesis, che si è voluto intitolare con un gioco di parole “I know what I … lake”, prendendo in prestito il brano del gruppo e la parola lago in inglese; come stai ?

Finalmente bene grazie, dopo una breve vacanza per riprendermi da una brutta infezione di Covid 19.

Come è iniziata la tua passione per la musica ?

È un vero piacere raccontarvi un po’ della mia storia. Ho iniziato molto presto a suonare le tastiere, dopo cinque anni di pianoforte classico, non appena scoprii il prog e…Tony Banks. In realtà suonavo da autodidatta anche il basso e la chitarra, sempre influenzato dallo stesso genere (e da Steve Hackett), cose che poi sono tornate molto utili, vedi proprio il mio ultimo album “Progression”. Questi erano i miei primi passi, dai 13 ai 16 anni, poi mi capitò molto precocemente di seguire nel suo studio per qualche mese il Maestro Amedeo Tommasi, da poco scomparso purtroppo, che lavorava su diverse colonne sonore per la TV ed è stato in assoluto uno dei migliori pianisti di jazz in Italia. Facevo l’assistente alle tastiere analogiche di allora, poi arrivò il DX7 e Amedeo mi coinvolse nella scrittura di un paio di brani in comune per un documentario della RAI. Da lì è partita praticamente la mia professione come soundtracker per cinema e tv.

Da sempre affianchi alla passione, credo giovanile per il prog ed i Genesis in particolare, una carriera artistica dedicata a produzioni di altro genere; ce ne parli ?

Verso la fine degli ’80, finito il servizio militare mi iscrissi contemporaneamente alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio – incredibile laboratorio jazz che ha formato molti musicisti della Capitale e non solo – e ai corsi di Nuova Didattica Sperimentale del Maestro Giovanni Piazza (anche lui ahimè una scomparsa recente) al Conservatorio di S. Cecilia a Roma. Tutto questo fermento lo potevo mettere in pratica, al tempo, solo suonando dal vivo con formazioni di r’n’b e jazz/funk, spesso strumentali. Tutto questo portò alla formazione di una band che portava il mio cognome e a un primo album, “One”, che solo nel 1996 vendette oltre 10.000 copie e aveva l’organista inglese James Taylor (del JTQ) come ospite. In pratica il disco giusto al momento giusto, che diffuse il genere acid jazz (interamente suonato dal vivo, prima delle sue derive elettroniche) anche in Italia e permise ai GAZZARA di continuare a incidere altri sette album in studio più uno dal vivo nei successivi 25 anni. Con il trio base di questa formazione abbiamo visitato paesi lontani come il Giappone e la Russia, esibendoci anche in Portogallo e Regno Unito. In un paio di casi sono cambiati gli elementi della band, in altri anche il genere musicale, come nell’ultimo lavoro “Progression”. Ma il trio originale è anche un trio di amici inossidabili e quindi alla fine si torna sempre a lavorare insieme in studio e dal vivo.

La copertina di One

Componi ed hai composto musica per immagini, film, sceneggiati; ci racconti il tuo rapporto con questo mondo ?

La musica per immagini va presa sul serio fin dall’inizio. Tecnicamente è bene conoscerne tutti i dettagli, così come è bene che un compositore di musica per immagini sia pronto ad arrangiare le sue invenzioni in qualsiasi stile musicale. Ma è altrettanto vero che se si snatura troppo la propria riconoscibilità musicale, favorendo troppo le somiglianze con gli esempi suggeriti da regista e produzione, alla fine non si fa un grosso favore all’opera filmica, che diviene tale solo col contributo massimo di tutte le arti coinvolte. Ecco, questo per spiegarti che il mio rapporto con la musica per film o tv dipende moltissimo dalla fiducia reciproca tra musicista e regista. Il compositore deve emozionare con la “sua” musica il regista (e il pubblico), dopo che quest’ultimo avrà a sua volta emozionato il musicista con le immagini o, prima ancora, con un profondo racconto di ciò che andrà a filmare.

La copertina di 2084

Personalmente ho conosciuto la tua musica quasi trent’anni fa perché seguivo le vicende dell’etichetta Irma Records; la tua collaborazione con loro prosegue, è corretto ?

Certamente, con i responsabili della label bolognese sono amico ormai da quasi 30 anni e ho sempre apprezzato la costante disponibilità al cambiamento dell’artista. In altre parole, ci sono etichette che non stamperebbero mai – nell’arco di diversi anni ovviamente – un disco acid jazz, uno elettronico e uno prog rock dello stesso artista, a meno che questi non sia davvero celebre. Loro invece sono molto attenti sia alla qualità e all’onestà della proposta, sia alla fiducia riposta in chi scrive musica da anni senza chiudersi in un mondo fittizio e mono-genere. E poi d’altronde, anche nel mio piccolo, è sempre bene scriverla qualche canzone originale da far sentire a più di quattro persone ogni tanto. Come GAZZARA è successo per esempio a “The Spirit Of Summer”, brano del 2001 che ebbe un certo seguito e che ancora oggi mi capita di sentire in spiaggia in vari remix dance. Se senti la demo origjnale, sono otto battute con una melodia pop che gira su due accordi e un testo malinconico ma non triste. Dal vivo l’abbiamo proposta per anni, non a caso, in versione bossa/jazz alla Marcos Valle, per rimanere in tema con la diversità dei generi musicali.

La copertina di Portrait in Acid Jazz

Poi, molto più recentemente, precisamente nel 2015, ho scoperto grazie alla prima edizione del Genesis Day la tua passione per i Genesis; ci racconteresti come nasce; se non erro hai visto la band in concerto anche nell’ultimo tour; quali le tue impressioni ?

La predilezione per i Genesis è una vecchia fissa. Per mettere le mani su quel materiale però ho aspettato il 2013, quando ho sentito il bisogno di arrangiare una mia versione dei loro brani ‘70’s più belli con il pianoforte e un piccolo ensemble cameristico. L’ho fatto con rispetto assoluto ma non con fedeltà pedissequa, cosa che pure perseguo ad esempio nel mio canale YouTube “Gazzara Plays Genesis” dove eseguo le partiture originali di Banks alle tastiere e non al pianoforte. Tornando ai miei tribute album dedicati ai Genesis, ebbi la fortuna di registrare il primo (“Play Me My Song”) nella Sala Assunta della Radio Vaticana, un luogo incredibile storicamente e con un Bosendorfer a coda che è stato suonato anche dal Papa Emerito Benedetto XVI. Nel secondo disco (“Here It Comes Again”) ho coinvolto altri musicisti solisti cimentandomi anche con una stesura completa di “Supper’s Ready”. La cosa più bella per me è stato l’apprezzamento comune del mio lavoro su quel repertorio da parte di Anthony Phillips e di Steve Hackett, non più membri dei Genesis da tanti anni ma per me ugualmente influenti, geniali e importanti. Circa i Genesis del The Last Domino? Tour, è stato come vedere degli anziani parenti di cui uno ridotto non molto bene…malinconia tanta certo, ma sinceramente anche la conferma che in fatto di show visivo la band “rinata” alla fine dei ‘70’s non ne ha per nessuno. Per i tuoi vecchi cari soffri sempre ed è giusto. Se poi hai smesso di seguirli quando avevano appena 30 anni, beh quantomeno li vai comunque a trovare nel momento del commiato. A meno che il biglietto non abbia un costo proibitivo, quindi comprensibile anche questo.

La copertina di Play me my song

Dopo due album dedicati ai Genesis ed alla loro musica (Play me my song ed Here it comes again), nel 2021 ha visto la luce anche Foxtrot, ma soltanto in formato digitale; c’è qualche speranza anche per il formato fisico ?

La speranza c’è sempre, il problema è stamparlo in concomitanza con i 50 anni dell’uscita originale, ovvero già a ottobre 2022. A giugno abbiamo stampato “Progression” e dopo le ottime vendite in pre-order sul sito e su bandcamp finalmente quest’album originale è in distribuzione con la Self solo adesso, quindi i tempi tra le varie uscite si dilatano. Considera che sto ultimando anche la mia versione pianistica (e non solo) di “Selling England By The Pound”, unendo le tracce già presenti sui primi due tribute album di Gazzara Plays Genesis ad altre nuove registrate per l’occasione.

La copertina di Here it comes again
La copertina di Foxtrot

Non solo musica, ma anche parole sulla band inglese; alla fine dello scorso anno è uscito il tuo libro “Genesis: dalla A alla Z”; ce ne parleresti spiegando cosa ti ha spinto a scriverlo ?

Di libri sui Genesis ce ne sono davvero molti e anche molto belli, da quello fotografico e non solo di Armando Gallo a quelli di Mario Giammetti, fino al bellissimo volume su The Lamb di Mino Profumo e Jon Kirkman. Oltre al bisogno personale di scrivere qualcosa di enciclopedico su di loro – in effetti 500 pagine sui Genesis in un unico libro non esistevano ancora – ciò che veramente mi ha spinto a scrivere “Genesis dalla A alla Z” è stata l’idea del taglio da dare al libro. Partire dalle 26 lettere dell’alfabeto per ognuno dei cinque elementi della formazione in assoluto più amata del leggendario gruppo, per tratteggiare una storia incredibile, magica, casuale, fatalista, predestinata ma anche così ricca di dettagli musicali: in pratica puoi semplicemente lasciare il libro sul comodino e leggerne una singola lettera ogni sera, per poi trovare davanti a te qualche mese dopo tutti i puntini uniti tra loro. L’immagine completa dei Genesis, “raccontata” in questo modo, sarà così davvero chiarissima a tutti.

La copertina di Genesis dalla A alla Z

Come hai passato il periodo del lockdown ?

All’inizio quasi inavvertitamente, visto che diversi progetti di colonne sonore già partiti andavano conclusi e fortunatamente ho potuto lavorare da solo (o a distanza) nel mio studio. In seguito però, vista anche la scarsità di nuove produzioni provenienti dai set purtroppo fermi, mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a scrivere musica a più non posso. È da lì che è nato il mio album “Progression”.

Finalmente si torna a suonare live, anche se la situazione sanitaria è ancora complessa; ti è mancato esibirti ?

Molto, anche se nella mia carriera esibirmi dal vivo non è mai stato un impegno più assiduo rispetto all’attività in studio o alla scrittura. Ovviamente ho potuto accelerare il rientro sul palco suonando finalmente il repertorio dei Genesis da solo col pianoforte, in location anche molto belle, ma spero anche di riprendere più assiduamente le attività live col trio jazz/funk e, perchè no, anche altri progetti come “2084” (del progetto The Piano Room), come farò oggi nella splendida cornice di Cerqueto di Fano Adriano (TE) a 755 metri sul livello del mare. “2084” è ispirato a “1984” di George Orwell; è uno spettacolo corredato di visual art distopica e sci-fi. Pensare che quest’album era uscito nel 2019 poco prima della pandemia e di tutto quello che c’è stato dopo, fa venire qualche brivido. Sarà affascinante riproporlo dal vivo.

Recentemente è uscito un tuo nuovo lavoro, “Progression”, secondo me molto interessante e zeppo di riferimenti / citazioni di atmosfere care al prog ed a Genesis, ce ne parli ?

Progression” nasce da un’esperienza surreale, quasi mistica. Proprio nel mezzo del lockdown, quando non potevi neanche “scendere il cane” come si suol dire, venni a sapere di questa mappa antica, la più antica mai rinvenuta sul suolo britannico, la cosiddetta Gough Map, risalente al 1360. In pratica è l’itinerario che univa Southampton a Canterbury nel sud est dell’Inghilterra, passando per una dozzina di tappe che al tempo erano spesso semplici villaggi, magari qualcuna con cattedrale in costruzione, e che oggi o sono scomparsi del tutto oppure sono diventati innocue cittadine inglesi. Era la “Old Way” dei pellegrini, a volte di ritorno o in partenza per un viaggio nei luoghi esoterici dell’Europa del ‘300 (Mont Saint Michel, la Sacra di San Michele ecc…), altre volte per la più lontana Terra Santa. Oggi questa mappa traccia un cammino protetto dal National Trust inglese, che vorrebbe essere una sorta di Cammino di Santiago di Compostela in terra britannica. Ho sognato di farne un’ipotetica colonna sonora, scrivendo brani diversi per ogni singola tappa e immaginando una musica che non si ripeta quasi mai, proprio come un sentiero tortuoso che porta da una località all’altra. I riferimenti ai Genesis sono quindi del tutto casuali, come se fossero usciti da dita allenate a suonare la loro musica, ma assolutamente non pianificati.

La copertina di Progression

 Solitamente ascolti musica che non sia la tua; se si cosa ti piace ?

Veramente difficile rispondere a questa domanda….se ascolto a lungo artisti di un unico genere, anche se tra i miei preferiti, inevitabilmente alla fine ho bisogno di cambiare direttamente genere. Per farti un esempio, i Genesis (di tutti i tempi) e il Gabriel solista, hanno di per sè cambiato così tanto stile e generi nelle loro carriere che non mi stancherò mai di sentirli. Sicuramente mi piace in generale ciò che non appare scontato nel suo sviluppo ritmico e melodico-armonico. Contemporaneamente però cerco anche le buone canzoni. Del passato prog mi piace quasi tutto dai National Health ai Quintessence, del prog ‘80’s considera che a 15 anni compravo anche gli album dei primi Marillion quando uscivano. Inoltre il jazz con l’Hammond dei ‘60’s ha un suono unico per me, così come la sperimentazione jazz/rock di Mahavishnu Orchestra, Miles Davis, Herbie Hancock di quel periodo. Tra jazz e canzoni, gli Steely Dan e Donald Fagen, su tutti. Un debole per il Paul Weller solista e non solo. Infine qualche nome crossover più recente: A Formal Horse, Mogwai, Matt Berry, Shai Maestro….

Ci sono altri progetti in vista nell’immediato futuro ?

Dal vivo, a parte la ripresa di “2084” a cui accennavo prima, ci sarà un mio evento (pianoforte solo) dedicato ai Genesis il prossimo 20 ottobre in un piccolo gioiello di auditorium alla Discoteca di Stato di Roma: un’occasione anche per registrare qualcosa di inedito dal vivo. In studio, a parte la chiusura del tributo a “Selling England By The Pound”, stiamo ultimando dei brani come GAZZARA, questa volta cantati da un ottimo vocalist olandese di genere pop/soul. Chi li ha già ascoltati ha chiamato in causa, ma guarda un po’, Phil Collins e il Paul Carrack di Mike + The Mechanics. Per me è comunque salutare alternare la musica strumentale a quella cantata, un bisogno che permette anche di esprimersi su generi diversi o contigui.

Ringraziamo Francesco Gazzara per la sua cortesia e disponibilità. Ricordiamo che la sua esibizione sarà il 27 agosto a Castiglione del lago, Palazzo della Corgna, nella Sala del Teatro, nel pomeriggio della terza edizione del Trasimeno Prog Festival.

La foto di copertina è di Antonio Viscido

Alfredo Buonumori: Perugino, diploma di maturità classica, commerciante per una ventina d’anni, da sempre appassionato di musica (tutta quella bella), ma il cuore batte più forte per il progressive rock, il primo amore, e per il jazz. Dal 2019 fa attivamente parte di un’associazione culturale-musicale che si occupa della diffusione della musica progressive rock.