PERUGIA – Premesse, promesse, certezze. Tutte rispettate.
Antonello Venditti e il suo “Sotto il segno dei pesci tour indoor” che si è chiuso ieri al PalaBarton di Perugia, arrivano con presupposti, premesse appunto, importanti: un messaggio generazionale ancora vivo segnato da un album profetico; un fiume di musica bella, tosta, travolgente, accattivante; un lirismo nei testi impegnato fino alla confidenzialità, all’intimità.
Promesse. Parola data e mantenuta. Fino a destare commozione: il suo legame con Perugia è pienamente motivato, sentito, a partire da Sergio Piazzoli: “Lo ricorderò in qualche modo” mi aveva detto nell’intervista per Gruppo Corriere di tre giorni fa. E Sergio Piazzoli compare in una foto sullo schermo che domina il palco.
“Questo concerto lo dedico a lui, a Sergio Piazzoli – annuncia tra gli applausi – con il quale avevamo un legame speciale: ricordo tra l’altro che mi aveva insegnato quel vostro scioglilingua ‘ a Ellera en di’ danda’ a Ellera en da anda’; era diventato il nostro scherzoso saluto quando ci sentivamo. Devo a lui i miei concerti qui da voi. Lui era un musicista prima di tutto, prima di diventare promoter … e mi manca. E manca soprattutto alla musica, non solo a me”. L’eco dell’applauso è intenso e sembra risuonare così forte perché ‘Sergino’ possa sentirlo. E apprezzarlo.
E il bel clima dentro a un PalaBarton stracolmo, si avverte in maniera palpabile, è il migliore che ci possa essere: a suonare c’è un chitarrista fantastico e bravissimo come Toti Panzanelli, umbro nato a Cascia, che Venditti presenta con affetto e ammirazione; si festeggiano nella stessa sera due compleanni tra i musicisti sul palco e c’è tempo pure per una battuta “pesantina” mentre presenta gli altri suoi compagni di avventura: “Sandro Centofanti, al quale ho dedicato il brano Non so dirti quando, prima di … salutarci mi disse: ‘Sai, uno che può suonare il piano, le tastiere davvero bravo e che fa al caso tuo chi è? Angelo Abate. Insomma mi caldeggiò questo nome, e qui in terra di raccomandati…”.
Certezze, infine. Più di una: Antonello Venditti ha voglia di suonare, ha voglia di pubblico, ha l’impellenza di dire, ha voce per cantare, ha desiderio di amicizia. Il pubblico lo sente e lo ripaga. Le luci iniziano a spegnersi verso le 21,15 e risuona Raggio di luna. Torneranno ad accendersi a mezzanotte e mezzo dopo il bis cantato in coro “Roma Capoccia”. In mezzo c’è di tutto: bellissimo vedere la sintonia con gli Stradaperta che Venditti presenta sottolineando l’amicizia che resta salda fra di loro, musicisti con i quali incise 41 anni fa Sotto il segno dei pesci, protagonisti di un tour dai ricordi ancora vivi e che tornano prepotenti. E poi ci sono la memoria legata a Lucio Dalla, la fratellanza con Francesco De Gregori, aneddoti di vita su momenti difficili o persino eroticamente spinti; il momento di lui al pianoforte, soli e indivisibili, quando arrivano in sequenza Compagno di scuola, Ci vorrebbe un amico e Notte prima degli esami così, tanto per gradire. Su tutto, la sua voce evocativa e modernissima.
Il titolo di questa serata potrebbe essere Dalla pelle al cuore, per dirla alla Venditti. Premesse, promesse, certezze. Tutte rispettate. Resta, ancora più forte ora, una speranza: rivederlo presto da queste parti.