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Vanni Capoccia: “Un bellissimo San Sebastiano in mostra a Corciano”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo queste osservazioni di Vanni Capoccia sulla mostra “L’Arte del porre e del levare” aperta fino al prossimo 3 ottobre alla chiesa museo di san Francesco di Corciano, nell’ambito del Corciano Festival, a cura di Alessandra Tiroli.
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Un bellissimo San Sebastiano in mostra a Corciano
di Vanni Capoccia
Le chiese italiane sia quelle importanti che quelle piccole diffuse nel territorio per l’arte che contenevano, per le persone che vi hanno pregato, per chi vi è sepolto hanno sempre svolto la funzione di luoghi di culto e contemporaneamente di spazio pubblico. E In tempi nei quali non c’era cura per le malattie hanno svolto anche una funzione taumaturgica resa evidente dalle molte opere d’arte che custodivano che spesso uscivano dalle chiese per finire nelle strade in mezzo alla gente per scongiurare pestilenze.
Una destinazione ancora più evidente nelle piccole chiese di campagna dove diffuso e costante è il culto e la presenza di immagini di san Sebastiano e san Rocco. I due santi per eccellenza votati a farsi carico della paura collettiva generata dalla peste, malattia che aveva il potere di generare una paura collettiva per il potere che aveva non solo di colpire singoli individui ma di distruggere intere famiglie, clan, comunità.
A quest’arte popolare e devozionale – nella fattispecie alle sculture tra il XV e XVIII secolo presenti nel territorio corcianese – il “Corciano festival” dedica a cura di Alessandra Tiroli la mostra “L’Arte del porre e del levare” aperta dal 9 agosto fino al 3 ottobre alla chiesa museo di san Francesco di Corciano.
Una piccola mostra con dei san Rocco, san Sebastiano e altri santi alcuni usciti dalla bottega di Nero Alberti da San Sepolcro, artista-artigiano i cui manichini da vestire e le cui seriali sculture polimateriche sono diffuse nelle campagne intorno al Trasimeno.
Una serie di opere compassionevoli che ruotano intorno a un autentico capolavoro del ‘400 commissionato dal Comune di Perugia, la scritta Augusta Perusia alla base lo evidenzia, per la chiesa di sant’Agostino a Perugia, da lì finito a Capocavallo e ora a Corciano. Un san Sebastiano a tutto tondo In cui si percepisce il “dolce” stile tipico del Perugino scolpito su un unico pregiato tronco di noce stagionato compreso il delicato perizoma che si rifa’ alle tovaglie perugine.
Di fattura fiorentino verrocchiesca è con chiarezza influenzato da Francesco di Simone Ferrucci di Fiesole autore del bellissimo tabernacolo di marmo nella chiesa di santa Maria di Monteluce a Perugia la cui influenza sullo scultore del san Sebastiano è resa evidente confrontando il volto del santo e il panneggio del perizoma con il volto e il drappeggio di un angelo del tabernacolo.
Questo non può non far ricordare che il tabernacolo di Monteluce è la fonte cui si ispirò Fiorenzo di Lorenzo per la sua “Nicchia di san Francesco al Prato” alla Galleria Nazionale dell’Umbria, quindi per l’autore del San Sebastiano conviene pensare a un artista di ambito perugino formatosi intorno a Fiorenzo di Lorenzo che, non va dimenticato, era figlio di falegname e la prima formazione l’aveva avuta nella bottega del padre.

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