Riceviamo e volentieri pubblichiamo, ringraziandolo, l’intervento di Vanni Capoccia riguardo l’inaugurazione avvenuta a Perugia stamani, 30 settembre, della mostra dedicata a Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto 1720 – Roma 1778) alla Galleria Nazionale dell’Umbria dal titolo “Piranesi nelle collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria” a cura di Carla Scagliosi che sarà visitabile fino all’8 gennaio del prossimo anno.
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Piranesi, Roma come un’ossessione
di Vanni Capoccia
Piranesi, seppur veneziano, è una delle anime di Roma per come l’ha vissuta e l’ha raccontata nelle sue incisioni, guardandole il primo istinto è quello di riconoscere i luoghi di quella meravigliosa città, dirsi “questo è il Colosseo!, questo Castel sant’Angelo!, quello il Vaticano e così via. Ma di stampe che riproducono Roma ce ne sono un’infinità, allora perché ci si appassiona a quelle di Piranesi e si continua a rimanere stupiti guardandole? perché non è solo un incisore che ha una notevole padronanza della tecnica dell’acquaforte ma un grande artista che manifesta se stesso e la sua arte in tavole incise.
Lo dimostrano le vedute di Roma, una città filtrata dal suo genio visionario in immagini che non sono semplici e perfette riproduzioni di scorci romani, in esse Piranesi cattura l’anima corrosa di una città fissando in acqueforti il suo eterno destino e la sua eterna e difficile convivenza tra presente e passato. Ed è quando si percepisce che lui dipinge incidendo e incidendo fa arte che dai suoi fogli stampati vengono fuori le voci d’una città eterna anche nel suo decadere.
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Roma, le vedute, le carceri sono per Piranesi un invasamento, sembrano chiare e comprensibili invece creano un vortice all’interno del quale ci si sperde; questo lo rende un artista a fatica classificabile per cui a volte le sue grandiose, drammatiche e parlanti rovine paiono appartenere al bizzarro rococò, altre essere neoclassiche, altre ancora addirittura metafisiche ma spesso – molto, molto più spesso – già permeate da una sensibilità romantica un sentimento prossimo a venire nostalgico di un mondo ideale perduto, avvilito da un ineluttabile abbandono.