Riceviamo e volentieri pubblichiamo le osservazioni di Vanni Capoccia relative alla mostra “Dorothea Lange” curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi e visitabile fino al 23 marzo 2025 a Palazzo della Penna, Perugia.
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“Lo sguardo sociale di Dorothea Lange a Palazzo della Penna”
di Vanni Capoccia
La storia di Dorothea Lange di professione fotografa e quella di Florence Thompson bracciante agricola di etnia Cherokee 32 anni e madre di sette figli-sono storie legate l’una all’altra da una foto diventata il simbolo della Grande Depressione americana: Lange ha detto che prima di quello scatto Florence aveva venduto i pneumatici del camion del marito per sfamare i figli.
L’immagine in questione è “Migrant Mother”, finita per la sua potenza fuori dal tempo è diventata la rappresentazione dell’incontro dei destini di due donne e un’icona della storia della fotografia. Una foto documentaria, realistica che cattura il volto preoccupato di una donna, i suoi pensieri, l’abbraccio protettivo con cui tiene un figlio in braccio e il modo nel quale i suoi figli si stringono a lei nascondendo in lei il volto che non trasmette, però, rassegnazione ma dignità e fa intendere che quella madre e i suoi figli in qualche modo ce la faranno. Foto che a Perugia si può vedere insieme ad altre (oltre 130) fino al 23 marzo 2025 nella mostra “Dorothea Lange”.
Un genere di fotografia che racconta e attesta un fatto, segna la nascita dei fotoreporter e la crescente attenzione giornalistica nei confronti delle grandi questioni sociali degli Stati Uniti come le tragiche condizioni di lavoro nei campi, le migrazioni c, la desertificazione e le tempeste di sabbia, i campi di concentramento per giapponesi americani durante la Seconda guerra mondiale affrontando, come si vede, temi ancora attuali che, sempre negli Stati Uniti, vennero trattati pure nella letteratura come fece Steinbeck in “Furore”.
Una mostra di fotografie, quindi, nelle quali Dorothea Lange dimostra di trovare poesia nella crudeltà della vita degli ultimi, che rendono conto della sua ricerca e mon raccontano solo il vissuto esistenziale di chi Dorothea Lange fotografa o ciò che questi incontri le fanno provare ma descrivono e rendono evidente quello che succede e nelle quali anche le scritte che fotografa sono il messaggio. Riuscendo persino a indurre cambiamenti nelle decisioni della politica che intervenne per rendere decente la vita dei braccianti sottolineando così la possibilità di denuncia che consente la fotografia dando non solo volti ma anche voce a persone e situazioni in caso contrario invisibili.
La mostra indica inltre l’intenzione della giunta comunale di Perugia di far tornare Palazzo della Penna luogo produttore di cultura, attento al Novecento e alla contempraneità. C’è già stato una specie di prologo con la mostra “Aere” di artisti contemporaneio a cura di Massimo Mattioli in collaborazione con “Isola Prossima”, ora Palazzo della Penna continua con decisione su questa strada con la fotografia di “Dorothea Lange” in collaborazione con CAMERA – Centro italiano per la fotografia di Torino a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi.
Due iniziative che evidenziano ciò che sarà in questi cinque anni Palazzo della Penna e mettono in luce le già dimostrate capacità del vicesindaco Marco Pierini di individuare possibiloità, attivare competenze, stimolare collaborazioni.
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