Vanni Capoccia: l’inconoscibile Calamita Cosmica di De Dominicis a Foligno

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Vanni Capoccia che in questa circostanza si occupa delle tracce del Novecento in Umbria, alcune colpevolmente cancellate, altre legate da un filo artistico importante. Tra queste, la Calamita Cosmica di Gino De Dominicis a Foligno che di estrememente attrattivo e attraente, in effetti, ha proprio, come Vanni Capoccia sottolinea, l'”enigmatica capacità di turbare e contemporaneamente di stupire. Ogni suo particolare si insinua a tal punto nella memoria da arrivare a toccare i nuclei più sommersi dell’inconscio”.

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L’inconoscibile “Calamita Cosmica” di De Dominicis a Foligno

di Vanni Capoccia

L’Umbria non è solo arte di un antico passato con Assisi, Orvieto, Perugia, il Perugino, Pintoricchio, il Novecento vi ha lasciato segni importanti che sarebbero potuti essere molti di più se amministratori scellerati non l’avessero distrutti com’è avvenuto con il tabacchificio di Pier Luigi Nervi a Perugia o abbandonati prima che nascessero come con la fontana di Beverly Pepper a Terni.

E c’è un filo che lega il Novecento artistico in Umbria: da Città di Castello con Burri, arriva a Perugia con il Grande Nero alla Rocca Paolina sempre di Burri e il Gerardo Dottori più bello, prosegue a Spoleto con le sculture di Leoncillo e “Sculture nella città” tra le quali lo splendido” Teodolapio” di Alexander Calder, poi a Todi con il “Parco di Beverly Pepper” per arrivare a Terni con “Lancia di luce” l’obelisco di Arnaldo Pomodoro e gli incantevoli e incantati quadretti naif di Orneore Metelli.

Al centro di questo percorso Foligno la grande scultura di De Dominicis della Fondazione Cassa di Rispermio di Foligno nella chiesa neoclassica dell’Annunziata dove lo spazio è occupato da un enorme scheletro umano con un appuntito becco d’uccello. Sembra uno di quei cadaveri che emergono dagli scavi di Pompei ed Ercolano, un gigantesco uomo-grifo di circa 24 metri di lunghezza e quattro di larghezza sorpreso dalla morte supino mentre era in collegamento con l’universo con un’asta dorata infissa ad una falange. Si chiama “Calamita cosmica” e quell’asta è il punto di connessione tra l’uomo e il mondo astrale che lo circonda, tra lui che, generatore e fruitore, con quell’asta definisce il mondo cosmico e nello stesso tempo ne è definito e se ne avvale.

Opera misteriosa come ignota è stata la sua genesi alla quale Gino De Dominicis (Ancona, 1947 – Roma, 1998) artista che ha fatto dell’isolamento e del segreto su se stesso un tratto peculiare si è dedicato in gran segreto, doveva chiamarsi anche “Ventiquattro metri d’oro” perché nelle intenzioni dell’autore avrebbe dovuto essere completamente ricoperta d’oro zecchino. Possiede un’intensa ed enigmatica capacità di turbare e contemporaneamente di stupire. Ogni suo particolare si insinua a tal punto nella memoria da arrivare a toccare i nuclei più sommersi dell’inconscio, chi l’ha di fronte a sé non può far altro che guardare questo capolavoro; girargli intorno in silenzio e pensieroso sentendo la propria piccolezza di essere umano di fronte a qualcosa di manifestamente sovrumano, inarrivabile, mai del tutto comprensibile.

Redazione Vivo Umbria: