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Vanni Capoccia: “L’antica festa di Monteluce e il crocefisso ligneo di Fiorenzo di Lorenzo”

PERUGIAIl 14 e 15 agosto Perugia celebra lantica festa di Monteluce, la chiesa in restauro sarà aperta e chi andrà potrà vedere il bellissimo crocefisso ligneo di Fiorenzo di Lorenzo tornato nella sua collocazione originaria. Sull’argomento riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Vanni Capoccia.

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Il crocefisso di Fiorenzo Lorenzo a Monteluce

di Vanni Capoccia

Il corpo pittorico di Fiorenzo di Lorenzo è stato a lungo una specie di contenitore senza fondo dove ficcare una parte della pittura perugina del suo tempo per la quale non si riusciva a trovare un possibile autore. Poi ritrovamenti documentari riguardanti Bartolomeo Caporali hanno consentito di mettere ordine nella sua attività di pittore.

E, grazie alla storica dell’arte Laura Teza, anche in quella di scultore ligneo arte alla quale deve essere stato introdotto dal padre falegname. In particolare ha individuato in un san Francesco ligneo la scultura mancante nella Nicchia di San Francesco al Prato di Fiorenzo di Lorenzo da considerare in parte anch’essa lavoro di falegnameria ora alla Galleria Nazionale dell’Umbria, e in un crocefisso ligneo nella chiesa di Santa Maria di Monteluce un’altra sua probabile opera, chiarendo inoltre che è quello il crocefisso “grande” della chiesa mentre il crocifisso di Giovanni Teutonico che le monache hanno portato con sé a Sant’Erminio è quello minore.

Un crocefisso ligneo e dipinto visto da Baldassarre Orsini nella terza cappella a destra della chiesa inserito in un affresco descrivendone nella sua guida la compostezza e bellezza con parole tali che non possono non far pensare a una sua matrice italiana.

Coperto da un perizoma che sembra fatto con una tipica tovaglia perugina è stato per anni a sinistra dell’altare mentre ora è ricollocato nel suo contesto da dove – a riprova che il contesto di un’opera è fondamentale anche se rimasta sempre nella sua chiesa – messo in alto sembra un altro crocefisso, si intuisce che è stato scolpito per stare lì mostrando in pieno la sua alta qualità e il suo significato: un corpo morto e crocefisso che nella sua severità induce a riflettere sul senso della morte di Cristo, rimasto a testimoniare l’osservanza francescana in quella che era la “chiesa de fòri” del convento delle damianite di Monteluce.

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