La vicenda della Sala dei Notari, del Capodanno Rai, delle polemiche che ha suscitato, delle rettifiche e revisioni che sono intercorse hanno fatto discutere Perugia e dintorni. Vivoumbria ha pubblicato il 22 novembre scorso la lettera aperta di Vanni Capoccia che ha argomentato le sue ragioni, peraltro condivise da molti altri, riguardo l’utilizzo come spogliatoio per camerini di un pezzo di storia cittadina con relativa chiusura per “lavori in corso” del salotto storico della città. Al di là delle singole posizioni, ciascuno ha il diritto di pensarla come meglio crede, a vivoumbria.it è piaiuto sottolineare questo senso di appartenenza. Di valutazione collettiva del rispetto che si deve ai luoghi della sua storia e che Perugia e una parte di perugini si siano resi manifesti. E che le voci ad alzarsi forte siano state soprattutto quelle di donne, Sala compresa. Con tutti i significati che si porta con sé. Oggi riceviamo la riflessione ulteriore che, a riguardo, Vanni Capoccia ci ha inviato e, come sempre, volentieri pubblichiamo.
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La Sala dei Notari ha vinto
di Vanni Capoccia
In questi giorni mi è capitato d’essere fermato da persone che non conoscevo e ringraziavano per quanto stavo facendo per la Sala dei Notari, una cosa inaspettata che senz’altro mi ha fatto piacere anche se dopo averle salutate rimanevo con il pensiero che fossero stati ringraziamenti non solo esagerati ma troppo frettolosi.
Invece è ufficiale: la Sala dei Notari non diventerà uno spogliatoio.
Per prima cosa vorrei ringraziare tre donne: Anna Schippa la prima che ha denunciato quanto volevano combinare alla Notari, senza di lei avremmo potuto solo mugugnare a cose fatte. Poi Daniela Rosati una donna che a cuore aperto ha scritto dei tradizionali concerti di capodanno e dell’Epifania alla Sala dei Notari annullati. Infine Silvia Chiocci, guida turistica con solide relazioni in Germania, che ha raccontato alla stampa le difficoltà della sua categoria per la chiusura di una sala importante e significativa già inserita nei programmi.
Detto questo da un lato rimane l’amarezza di constatare che per difendere il valore e la moralità di un bene pubblico come la Sala dei Notari c’è stato bisogno di protestare, dall’altra la soddisfazione d’aver visto dopo un iniziale e lungo silenzio crescere mano a mano un’indignazione sentimentale e civica.
Civismo, comunità, cittadinanza, sentimento sono valori immateriali insiti nella Sala dei Notari, un patrimonio non meno importante di quello storico artistico che sarebbe stato irresponsabile offendere con uno spogliatoio. Uno sfregio i cui effetti non si sarebbero dissolti a gennaio ma avrebbero avuto durature e negative ripercussioni nel vivere civile di una città, perché quando un legame sentimentale viene interrotto anche se solo temporaneamente – per di più con malcelata indifferenza verso la cittadinanza che non era stata informata – si sfilaccia e diventa difficile da ricomporre.
A questo punto con la Sala dei Notari che continuerà a essere aperta e a disposizione di chi voglia vederla dovrei essere soddisfatto invece rimane in me l’amarezza che mi ha accompagnato in questi giorni di fronte a quello che avrebbero voluto farle. Per fortuna che c’era lei, la Sala dei Notari con la sua bellezza, la sua storia, la sua moralità, il suo racconto.
È stata lei, un’altra femmina, a impedire quell’umiliante spogliatoio. È suo il grande merito dell’indignazione andata progressivamente crescendo e d’aver reso più saldo e consapevole il legame tra Sala dei Notari, cittadine e cittadini. Ci lascia, e pure questo è un suo merito, anche tante domande per le quali cercare risposte se solo avremo voglia d’andarle a cercare.