Vanni Capoccia: “Guardando Barocci”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Vanni Capoccia su Federico Barocci, sulla mostra allestita a Palazzo Ducale di Urbino aperta fino al prossimo 6 ottobre dal titolo “Federico Barocci. L’emozione della pittura moderna”.

********************

Guardando Barocci

di Vanni Capoccia

Federico Barocci, uno dei grandi artisti del ‘500 italiano, è tra i principali interpreti dell’arte al servizio della Controriforma con le sue opere così familiari come la Visitazione alla chiesa Nuova di Roma e la tenera visita dei pastori che si affacciano all’uscio per adorare il Bambino con Giuseppe che li invita a entrare o così vicine al dolore umano di fronte alla morte come la “Deposizione” del Duomo di Perugia e la “Sepoltura di Cristo” di Senigallia (a Santa Mario Nuova di Perugia c’è una copia dipinta da Felice Pellegrini).

Davanti ai suoi quadri oltre all’ammirazione non si può non provare un’intima commozione eppure fatica a ottenere la considerazione che merita come se un “sì, è un grande artista, però” voglia a tutti i costi rimanergli appiccicato addosso. E non mi pare che sia riuscita a rompere il diaframma che lo separa dal grande pubblico la poderosa “Federico Barocci. L’emozione della pittura moderna”, mostra di disegni e dipinti che ha confermato quanto Barocci sia grande e quanto la sua arte sia arrivata a lambire il barocco diventando un anello di congiunzione tra manierismo e, appunto, il barocco.

La grande “Deposizione” dal Duomo di Perugia mi è sembrata il lavoro più potente fra quelli esposti. Un caleidoscopio di colori cangianti investiti da un vento impetuoso che tutto smuove e come un urlo disperato avvolge la tragedia che i presenti alla Sacra rappresentazione vivono coinvolgendo in essa chi li guarda connessi in un unico sguardo e pensiero che tengono insieme l’assoluto con il relativo. Tra i quadri più belli del ‘500 italiano e uno dei massimi esempi del manierismo per la sua importanza, per il valore emblematico e la mole che ne rende difficoltoso lo smontaggio dalla sua sede costringe a chiedersi fino a dove è consentito spingersi prima di decidere quali siano le opere che possono essere prestate e quelle da considerare inamovibili.

Il metro per stabilirlo non può essere “bisogna darlo altrimenti non ti fanno prestiti” ma scientifico, storico, conservativo, simbolico, persino sociale e psicologico. Le opere d’arte sono oggetti viventi con una nascita, una vita e una morte e per alcune di esse il valore che hanno va al di là di quello storico-scientifico ed estetico arrivando a toccare nuclei profondi delle persone. È per questo che non si può impedire a singoli individui e a una comunità d’avere uno scambio affettivo con esse nel loro contesto o nel luogo che lo è diventato. Penso alla Venere del Botticelli agli Uffizi, all’Assunzione di Tiziano ai Frari di Venezia, a Piero della Francesca alla Galleria Nazionale dell’Umbria ma se ne potrebbero indicare per ogni città italiana.

Riconoscere senza integralismi a un numero limitato d’opere d’arte il diritto d’essere inamovibili le qualifica ancora di più riconoscendogli una particolare condizione di gracilità o uno specifico significato rispetto ad altre dandogli un’importanza che va oltre quella prescritta dalla razionalità dipendendo pure da elementi simbolici che danno senso all’esistenza di persone e di una comunità.

La “Deposizione” di Barocci mi pare sia una di queste. Esserne orgogliosi e (perché no?) un po’ gelosi; sentire il bisogno di sapere che è nel suo luogo e lì la troveremo; aver cura di lei e di uno specifico bisogno civico consapevoli che questo in seguito avrà una ricaduta sul turismo; applicare ad essa il principio del proteggere per promuovere dirsi “è inamovibile” e provare l’amor proprio nell’ascoltare turisti dire “siamo venuti a Perugia per la Deposizione” contribuirebbe a far conoscere Federico Barocci a una platea più ampia, a farlo diventare di moda, ad assegnarli il posto che merita accanto ai grandi dell’arte di tutti i tempi.

Foto di copertina: da Libreriamo

 

Redazione Vivo Umbria: