Vanni Capoccia: “Elsa de’ Giorgi, ‘I coetanei’ e l’Umbria”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Vanni Capoccia su Elsa de’ Giorgi , pseudonimo di Elsa Giorgi Alberti, attrice, regista e scrittrice italiana.
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Elsa de’ Giorgi, “I coetanei” e l’Umbria
di Vanni Capoccia
Elsa de’ Giorgi non solo è stata una diva del cinema e del teatro italiano durante il fascismo intorno alla quale, scrive ne “I coetanei”, si muovevano con “movimenti rapidi e precisi: la sarta, l’aiuto sarta, la pettinatrice, la segretaria di edizione e l’aiuto trucco”.
È anche una scrittrice che ha contribuito a far grande il Novecento letterario italiano. Per rendersene conto è sufficiente leggere come ne “I coetanei” descrive la prima notte dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini: “La sera l’oscuramento ci apparve come diverso, più buio e insidioso. Roma emerse, in quella notte senza luna, bianca e immensa, come un gregge rifugiato sotto la mestizia delle sue cupole.”.
Un libro nel quale ricorda l’Italia a Roma durante il fascismo, la guerra, la Resistenza e la Liberazione che penò per essere pubblicato da Einaudi in una secondaria collana di testimonianze. Mentre è narrativa pura nella quale Elsa De’ Giorgi descrive la vita (per certi versi la sua insoddisfazione verso una specie di dolce vita che vivevano in quegli anni dive, gerarchi, intellettuali) durante la quale le capita d’incontrare Trilussa, Blasetti con i suoi immancabili stivali, Savinio, Massimo Bontempelli che spiega le ragioni della disperazione che vedono, i grandi attori del teatro italiano. Rivive Il ricordo di quando a San Lorenzo “piovve fuoco dal cielo” con le donne che si “gettavano a graffiare i cumuli di terra”; fino alla Resistenza romana, la Liberazione e il dopoguerra. Con la sua casa che per alcuni anni sarà un luogo dove s’incontrerà la crema della cultura e della politica romana compresi giovani artisti come lo scultore Leoncillo che “con la sua voce sforzata, sollevando la testa bizzarra, millenaria di umbro torturato dalla consuetudine del cilicio dice…”
“I coetanei” è un romanzo ricco di pietà verso le persone che con l’autrice attraversarono quegli anni e, forse, le vicende che vi sono narrate e i sentimenti provati si possono sintetizzare nella frase detta subito dopo la liberazione da Carlo Levi e ricordata nel libro “E ora che facciamo?”.
Se venne pubblicato il merito è dell’insistenza di Italo Calvino che per alcuni anni divenne il suo amante.
Una relazione che penalizzò Elsa de’ Giorgi come scrittrice perché anche se sei una diva, appartieni ad una antica famiglia di nobiltà umbra, hai scritto cose importanti nell’ombra devi stare se diventi l’amante di una personalità del calibro di Calvino.
Un cono d’ombra dal quale sarebbe ora che Elsa de’ Giorgi uscisse assieme alle lettere, pare meravigliose, che Calvino le scrisse durante la loro relazione conservate nel fondo archivistico creato da Maria Corti all’Università di Pavia.
La prima che impedì la pubblicazione è stata la moglie di Calvino adesso pare sia la figlia. Ma è passato così tanto tempo che sarebbe ora di poterle leggere, non per osservare dal buco della serratura la relazione finto segreta di due persone note ma perché sono un epistolario di un grande scrittore italiano.
Elsa de’ Giorgi (per saperne di più su di lei invito a leggere ciò che ha scritto Carlo Guerrini) ha dimostrato di sentirsi umbra di essenza e ascendenza, ed è sepolta a Bevagna luogo d’origine della sua antica famiglia i Giorgi Alberti
Lei ha scelto l’Umbria. L’Umbria (Perugia come capoluogo di Regione e sede universitaria, Bevagna per la sua tomba e i legami familiari, la Regione Umbria se ha interesse alla cultura) dovrebbe farsi carico del suo diritto a essere ricordata e ricollocata come merita nel panorama culturale italiano.
E pure per chiedere la pubblicazione di quelle lettere. Perché Roma, autentica protagonista de “I coetanei” e città dove si è consumato quell’amore, da allora ha visto passare sotto i suoi ponti sul Tevere tanta acqua e ciò che c’è scritto in quelle lettere appartiene solo alla cultura italiana non alla curiosa morbosità di alcuni o al timore di uno scandalo familiare che dopo tanto tempo non esiste più.
Redazione Vivo Umbria: