Riceviamo e volentieri pubblichiamo le anticipazioni di Vanni Capoccia riguardo la mostra che si inaugurerà il 14 aprile a Palazzo della Penna a Perugia per chiudersi il 6 luglio 2025 “Afro, Burri, Capogrossi – Alfabeto senza parole”.
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“Alfabeto senza immagini: il gesto di Afro, la materia di Burri, il segno di Capogrossi”
di Vanni Capoccia

Nel 1950, in pieno Dopoguerra Alberto Burri e Giuseppe Capogrossi con Mario Ballocco e Ettore Colla dettero vita a Milano al “Gruppo Origine”, un’esperienza artistica talmente breve che di essa sappiamo solo che venne tentata.
Ora a Perugia le opere di Burri e Capogrossi potremo vederle per “Afro, Burri Capogrossi. Alfabeto senza parole”. Mostra a cura di Luca Pietro Nicoletti e Moira Chiavarini che – organizzata dal Comune di Perugia e Magonza con la collaborazione delle Fondazioni dei tre artisti – dal 18 aprile al 6 Luglio 2025 mette a confronto a Palazzo della Penna di Perugia tre grandi protagonisti dell’arte italiana dall’immediato dopoguerra e oltre evidenziando, attraverso più di cento opere, il percorso che li ha portati a diventare tra i grandi maestri dell’informale.
Nel riavvicinarsi a questa grande stagione dell’arte italiana sarà l’occasione non solo di ripercorrere il loro percorso artistico o di ricordare quanto sui tre scrisse Cesare Brandi, ma di rendersi conto che il Novecento e la contemporaneità sono la cifra di Palazzo della Penna: un luogo troppo a lungo considerato un museo mentre per esserlo non aveva opere sufficienti né per quantità né per qualità..
Certo Perugia non è Firenze, Palazzo della Penna non è Palazzo Strozzi ma la strada da percorrere per uscire dal provincialismo degli ultimi dieci anni è quella che a Firenze hanno individuato da anni e che per Perugia si può sintetizzare nella consapevolezza e volontà di essere sì una città di provincia, ma mai provinciale perché è proprio il provincialismo l’insidia da evitare.
Il Vicesindaco assessore alla cultura Marco Pierini sembra consapevole di questo e ha le capacità, il curriculum e le conoscenze per fare in modo che Palazzo della Penna diventi un punto di riferimento della contemporaneità in Italia.
Già si sono viste le premesse di questo con la stupenda fotografia sociale di Dorothea Lange, tra poco sarà più chiaro quando vedremo a Palazzo della Penna una vicino all’altra opere importanti di Afro Basaldella seguendo il percorso che dal neocubismo lo ha portato alla gestualità informale e a diventare il più internazionale dei maestri del Novecento italiano; il rapporto costante con la materia avuto da Alberto Burri i cui sacchi alla Galleria d’arte moderna di Roma provocarono, credo con sua soddisfazione, un’interpellanza parlamentare da parte del Pci; mentre con Giuseppe Capogrossi seguiremo il percorso che dall’abbandono del figurativo lo ha condotto a costruire un linguaggio di segni ripetuti in infinite combinazioni.
Rendendoci conto che ciascuno di questi artisti individuando gli elementi fondanti della propria poetica e sviluppando una propria individualità formale lo ha fatto all’Interno delle tendenze estetiche e i fermenti culturali di un periodo del quale sono stati tra i protagonisti contribuendo a sprovincializzare l’arte italiana e che Perugia a Palazzo della Penna espliciterà con questa necessaria mostra.