Forse si è capito che mortificare la ricerca e in generale l’università italiana non è solo disdicevole ma pericoloso. Così, a prescindere da quanto toccherà all’Umbria, c’è da accogliere con soddisfazione l’annuncio del ministro Gaetano Manfredi di aver sbloccato 100 milioni per il 2021 e 200 per il 2022. “Per anni – ha ammesso – non abbiamo avuto risorse libere che servivano a garantire e migliorare i servizi. Dobbiamo recuperare un taglio che dal 2008 è stato di circa un miliardo” Lo a detto all’incontro organizzato da Flc Cgil dal titolo ’L’Università e la ricerca oltre la pandemia’ aggiungendo: “Per questo abbiamo sbloccato 100 milioni per il 2021 e 200 milioni per il 2022. Se faccio conto delle risorse correnti, nel 2021 arriviamo a circa un miliardo in più rispetto all’anno precedente. Non è certo ancora sufficiente ma sicuramente questo è un avanzamento rispetto a ciò che è stato fatto in passato e soprattutto negli ultimi anni, cercando di garantire una continuità nel finanziamento alla ricerca. Il motivo della diaspora dei ricercatori è anche infatti dovuto alla mancanza di risorse e infrastrutture per fare ricerca e su questo qualcosa è stato fatto, con i 700 milioni nel triennale per la ricerca libera, cui si sommano i 450 milioni inseriti in finanziaria per i progetti di ricerca. Noi infatti paghiamo anche il fatto che il 70% delle persone che formiamo vanno all’estero – ha spiegato Manfredi -, perché il numero di concorsi che sono stati fatti era bassissimo. Anche su questo però abbiamo fatto dei passi in avanti, con gli investimenti che assegnano 6.000 nuovi posti di ricercatori e con un progetto che è di 2.000 posti in più ogni anno rispetto a quello precedente. Questo per ridurre precariato – ha concluso il ministro -, fuga all’estero ed età dei nostri ricercatori”.