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Unione Consumatori: Perugia al 5° posto in Italia per il “caro spesa”, Terni al 2° per gli alloggi

L’Unione Nazionale Consumatori ha condotto uno studio stilando la classifica completa delle città con i maggiori rincari o ribassi del 2020 per i principali beni e servizi, sulla base dell’inflazione media rilevata dall‘Istat.
Per quanto riguarda l‘Umbria, Perugia nel 2020 è al quinto posto per quanto riguarda i rincari sui prodotti alimentari: più 2,9% rispetto allo scorso anno.
Per quanto riguarda  Terni il dato da evidenziare riguarda i rincari per alloggi ossia alberghi, pensioni, bed and breakfast e villaggi vacanze. La città dell’acciaio è addirittura al secondo posto: Cosenza (+4,2%), Terni (+3,6%) e Napoli (+3,1%).
In generale il capoluogo che nel 2020 ha il maggiore rialzo per quanto riguarda i prodotti alimentari  è Caltanissetta con un’inflazione pari a +4,2%, al secondo posto Trieste, Grosseto e Trapani (tutte a +3,1%) poi, come detto, Perugia con +2,9%. Dall’altra parte della classifica Parma, unica città in deflazione, -0,1%, poi Siena con +0,1% e al terzo posto Macerata, +0,3%. La media italiana è +1,5%, pari ad un incremento della spesa alimentare, senza bevande, di 77 euro per una famiglia tipo
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori evidenzia come “L’Italia non è tutta uguale. La deflazione più alta in alcune città d’arte, ad esempio, dipende certo dal crollo dei turisti, in altri casi dalla maggiore flessione della domanda registrata in alcuni territori più colpiti dalla recessione. I rialzi più rilevanti, invece, sono spesso dipesi dai diversi effetti che il lockdown e la ridotta mobilità dei consumatori ha prodotto in quel territorio per via della minore concorrenza. Laddove le famiglie avevano scarse possibilità di scelta, i prezzi sono saliti in modo più marcato. Quando invece, pur non potendo uscire dalla città, avevano a disposizione alternative, potendo scegliere tra più forme distributive, ipermercati, supermercati, discount, negozi di vicinato, mercati, i rincari sono stati più contenuti e le speculazioni non sono state possibili. In rari momenti e in poche zone ci sono state anche corse agli acquisti, ma con conseguenze temporanee. In alcuni casi gli aumenti dipendono da scelte scellerate del Comune, come per acqua e rifiuti, in altri dalla diversa scelta fatta da commercianti ed esercenti di trasferire o meno sui consumatori finali i maggiori costi legati al Covid”.

LE ALTRE CLASSIFICHE

Scuola

Chi abita a Forlì-Cesena sulla scuola dell’infanzia e istruzione primaria non è stato fortunato con un aumento del +6,3%. Seguono Bolzano (+6,1%), Cosenza e Catanzaro (entrambe +5,4%). Risparmi, invece, anche se contenuti, per chi abita a Trieste (-1,6%), Lecco (-1,3%) e Ancona (-1%).

Ristorazione

I rincari per ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, prodotti di gastronomia e rosticceria, sono stati limitati a causa Covid. In ogni caso al primo posto Grosseto (+3,7%), al secondo Pordenone (+3,3%), al terzo Trapani (+3,1%).

In deflazione ci sono solo Bergamo (-0,7%) e La Spezia (-0,2%). Evidentemente, quando i ristoratori hanno potuto riaprire, non hanno abbassato i prezzi che in media nazionale segnano anzi un +1,2%.

Turismo

Crollo da lockdown record a Venezia -10,4%, al secondo posto Trapani, -8,5%, al terzo  Firenze con -7,6%. Salgono invece Cosenza (+4,2%), come detto Terni (+3,6%) e al terzo posto Napoli (+3,1%). In Italia scendono dell’1,6%. Tra le città virtuose, Bologna (quarta con -6%), Verona e Lucca (seste con -5,6%), Roma (undicesima con -4,3%), Rimini (dodicesima con -3,9), Milano (tredicesima con -3,8%) e Siena (quindicesima con -3%).

Sanità 

Per le visite mediche specialistiche, servizi dentistici e paramedici, come la fisioterapia, la città peggiore d’Italia è Cosenza, +5,1%, poi Trapani, +4,6%, al terzo posto Vicenza, +2,8%. Le migliori Lodi (-0,2%), Cagliari, Ferrara e Aosta (-0,1% per tutte). Terze, con una variazione nulla, tra le altre, Milano e Napoli. La media italiana è +0,9%.

Sociale

Per cura anziani, nidi d’infanzia e servizi di assistenza a domicilio le città peggiori sono Messina (+4,6%), Pescara (+4,5%) e Vicenza (+4,1%), le più brave Livorno (-5,4%), Pordenone (-3,8%) e Cosenza (-2,1%). La media nazionale è del +0,6%. Male Cagliari (7°, +2,4%), Venezia (8°, +2,3%), Torino (9°, +2%) e Napoli (10°, +1,8%).

Acqua, rifiuti e condominio

I servizi vari riferiti  all’abitazione vedono una vera e propria stangata per gli abitanti di Gorizia (+6% rispetto al 2019), Palermo (+5,6%) e, al terzo posto, Napoli (+5,1%).

La città più risparmiosa è Genova, -12%. Poi al secondo posto Trapani, -6,8%, e sul gradino più basso del podio Potenza, -6,4%. Tra Gorizia e Genova il divario è pari a ben 18 punti percentuali. In Italia questa voce segna un incremento dello 0,5%

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