MONTEFALCO – Attraversare lentamente il territorio, immergendosi nelle atmosfere senza tempo della campagna di Petrauta, permette di scoprire colline coltivate a vite e ulivi, sentieri silenziosi, scorci panoramici inaspettati. Passo dopo passo, salendo su stradine sterrate, si giunge a Montefalco, caratterizzata dal magnifico centro storico d’impianto medievale. Accompagnati dalla guida ambientale escursionistica Massimiliano Cremona, abbiamo visitato uno dei borghi più belli d’Italia, scoprendo le origini del nome, osservando indizi del tempo legati alla storia, immaginando il prestigio della cittadina goduto nel passato.
Un’interessante leggenda legata al nome di Montefalco è quella in cui si narra della fuga dei Falchi tanto amati dal giovane Federico II di Svevia, stanziatosi poco distante da Coccorone. I Falchi scelsero Coccorone per posarsi, preferendolo alle campagne circostanti, e gli abitanti del Paese presero i falchi per riportarli a Federico II, con la richiesta di non attaccare il loro paese. Questi, acconsentendo, decise di ribattezzare Coccorone col nome di MonteFalco.
Intorno al 1280 la città viene conquistata da Todi, come testimonia lo stemma cittadino posto su un palazzo alla destra della porta di sant’Agostino. Durante il periodo dell’occupazione tuderte inizia la coltivazione delle uve per il grechetto che si vanno ad aggiungere alla tradizione più antica del vino rosso. Nello stesso periodo avviene anche la costruzione del palazzo pubblico (oggi sede del comune) e dei principali edifici religiosi. La città diventa così la più importante fortificazione del territorio tuderte contro Foligno e Spoleto e lo rimane fino al 1383, quando passa prima sotto i Trinci di Foligno per poi divenire, come gli altri centri umbri, di dominio papale. Adesso Montefalco, tra i vari primati, è il punto di riferimento della regione vinicola in cui si producono il Sagrantino di Montefalco e Montefalco Rosso.
Al termine della visita nel cuore della città, uscendo da Porta Camiano, si rimane incantati per il panorama: si apre agli occhi una valle Spoletana che sembra dipinta. Nelle giornate più limpide, infatti, da vari punti belvedere è possibile ammirare un panorama a 360° che spazia per l’intera vallata tra Perugia e Spoleto, dai versanti del Subappennino a quelli dei Monti Martani.
Ripreso il cammino, adesso in discesa, ripercorrendo il paesaggio rurale, siamo arrivati alla meta finale, accolti dall’Azienda Agricola Borgese. Ci siamo riscaldati prima visitando l’azienda e le modalità di produzione del vino, poi degustando una calda zuppa di farro, bruschette all’olio e vino. Massimiliano Cremona, alla fine dell’esperienza, ha dichiarato: “Una bella escursione, un bellissimo gruppo e gran finale in compagnia. Ci sono aziende, in questo caso l’azienda Borgese, in cui la qualità dell’accoglienza viene ancora prima dell’alta qualità dei prodotti. Grazie a tutti, alla prossima!”.