Anticamente, sulla fine del Trecento, vi era solo un’edicola mariana dedicata alla Madonna delle Grazie. Sulla collina di Tavernelle, che si affaccia sul corso del fiume Nestore, nel Settecento fu costruito un eremo; adesso vi è il Santuario della Madonna delle Grondici, uno dei luoghi di culto più visitati nel cuore della Penisola. Proprio in questo splendido luogo, immerso nella natura, tra il cinguettio degli uccelli e il canto delle cicale, si narra di un miracolo: due genitori portarono a Maria il loro bambino appena nato in fin di vita per chiedere che potesse continuare a respirare e avvenne così la resurrezione. Il pittore tedesco Gregorio Gregori “Theotonicus”, residente all’epoca a Castel della Pieve, nel 1945 raffigurò su tela la vicenda, fondendo lo stile germanico con la scuola umbra. L’opera d’arte, che si trova all’interno della Chiesa in una cappella a sinistra rispetto all’altare, rappresenta la Madonna vestita di azzurro e con i fianchi stretti da una fascia del puerperio fermata da un nodo sacro e tra le braccia ha il Bambino in atto di benedire con la manina destra. A fare da cornice due angeli oranti. A destra San Sebastiano trafitto da frecce e legato ad una colonna, e dalla parte opposta San Rocco, in veste di pellegrino con il bordone. Nella fascia inferiore del quadro è raffigurato il neonato che è stato salvato; è nudo e steso su un lenzuolo in procinto di aprire gli occhi. Ai lati il padre e la madre e a destra l’eremita fra’ Matteo, allora custode del santuario e committente, vestito di sacco con la corona in mano e con al fianco un cagnolino. Nel dipinto si scorge un’ampolla per l’olio, che suggerisce le unzioni rituali, ancora oggi in uso in alcuni santuari terapeutici.
Il termine “Grondici” deriva da “suggrunda”, o meglio “sub grunda”: gronda o tettoia che i Romani indicavano come sepolcro dei bambini minori di 40 giorni di vita. Questo santuario era connesso a questa funzione di sepoltura e per questo chiamato “à répit”, cioè del respiro, dove venivano portati i bambini morti senza battesimo, per ottenere una resurrezione temporanea, al fine di ottenere comunque il sacramento perché secondo la teologia medioevale, i bambini morti senza battesimo erano destinati al limbo e non avevano diritto ad essere sepolti in un luogo consacrato.
In seguito il santuario della Madonna delle Grondici divenne posto di guarigione, ma rimase sempre anche il santuario della fertilità, tanto che ancora oggi vi ricorrono le donne sterili e le madri che hanno bisogno di protezione per i loro figli. Nella vecchia costruzione della chiesa, vi era un piccolo romitorio tenuto da eremiti che dovevano provvedere alla cura del luogo e delle anime. Nel 1924 scomparve la figura dell’eremita custode e l’oratorio diventò cappellania alle dipendenze del prete di Macereto. Nel 1950 si dette inizio alla costruzione di un nuovo tempio, che fu consacrato nel 1986 sotto il titolo “della vita nascente e della famiglia”.
Per la gente del luogo il Santuario della Madonna delle Grondici è stato considerato il luogo dei poveri, del popolo, dei semplici.
Ogni anno, tra le migliaia di pellegrini e visitatori, anche i nonni della Casa di Quartiere “Casa Padre Pio”, progetto gestito dalla Cooperativa Sociale Perusia Onlus in collaborazione con l’Unità Pastorale di Castel del Piano – Pila, si recano per ringraziare e per trascorrere insieme una giornata di preghiera e di convivialità, raccontando le proprie storie e i desideri che affidano in questo luogo suggestivo.