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Un passo indietro, l’Umbria torna arancione e il presidente Marco Squarta chiede ristori immediati per i commercianti

Marco Squarta

Le ultime modifiche al Dpcm sono state illustrate dall’esecutivo nella riunione con le Regioni, i Comuni e le province, precedute da una premessa del ministro della Salute Roberto Speranza: “La situazione non può essere sottovalutata, lavoriamo insieme tempestivamente ad anticipare le restrizioni per evitare una nuova, forte ondata” del virus. Da qui la nuova colorazione dell’Umbria, come peraltro già si era capito a tempo, da gialla ad arancione.

Solo 5 regioni e una provincia autonoma rimangono gialle: Molise, Basilicata, Campania, Sardegna, Toscana e provincia autonoma di Trento. Lombardia e Sicilia rosse.

Con il decreto viene introdotta la ‘zona bianca’, in cui le uniche restrizioni sono il distanziamento e l’uso della mascherina. Ma i parametri per entrarci – 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio basso – fanno sì che ci vorranno mesi prima che una regione possa trovarcisi.

L’Umbria pertanto dovrà adeguarsi alla nuova colorazione. L’apertura dei musei, consentita solo in zona gialla e dal lunedì al venerdì, non ci riguarda. 

“La Conferenza dei Consigli regionali – scrive l’esponente di Fratelli d’Italia – deve sollecitare immediatamente il Consiglio dei ministri per far arrivare soldi ai commercianti che, con le disposizioni governative e i Dpcm che continuano a susseguirsi, hanno registrato un calo di fatturato spaventoso ed estremamente preoccupante. L’economia è stata pesantemente danneggiata dalla pandemia ma anche dalle conseguenti imposizioni. In una piccola regione come l’Umbria, che conta 92 Comuni distanti tra loro talvolta perfino poche centinaia di metri, le difficoltà non si sono potute che amplificare, stante l’impossibilità di raggiungere il centro abitato immediatamente confinante. In questo modo a risentirne di più sono stati i commercianti e le piccole attività che hanno potuto contare in via esclusiva sul commercio del loro piccolo paese. Si tratta di una vera e propria contraddizione – continua Squarta – considerato che in realtà geograficamente ben più ampie come le metropoli e le grandi città d’Italia, ben più popolose, non sono stati previsti limiti negli spostamenti durante la fase arancione. Auspico un intervento veloce in tal senso, come avviene per le Regioni che si trovano in zona rossa”.

Senza questi fondi – conclude – molti titolari di negozi e attività sono destinati al crac. Purtroppo molti commercianti non hanno ancora ricevuto i ristori dei mesi passati che gli erano dovuti, ossigeno per chi è costretto a sbarcare il lunario fronteggiando ogni giorno le spese con un numero ristrettissimo di clienti da accogliere. Nelle pagine di cronaca dei giornali si iniziano a leggere storie di ipoteche bancarie e di vendita di oggetti personali per rimandare la chiusura della saracinesca che senza quei soldi sarebbe definitiva”.

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