PERUGIA – L’8 dicembre segna l’avvio del periodo natalizio e l’Umbria si “imbelletta” per festeggiare degnamente l’evento aggiungendo record a record sotto il segno di una “sindrome di gigantismo” che fa riflettere su una inversione di tendenza che si registra nell’intero territorio regionale. Con l’Albero di Natale più grande del mondo a Gubbio e acceso quest’anno da Betlemme, con la cometa più grande del mondo di Miranda che svetta sulla Conca ternana e con l’albero di Natale sull’acqua più grande del mondo di Castiglione del Lago, ultima novità in ordine d’arrivo, da Nord a Sud, gli umbri in linea con una tradizione che li vede tramandare il messaggio francescano e quello dei suoi numerosi santi e mistici, sembrano allo stesso tempo voler “meravigliare” il visitatore, ammaliarlo con i suoi declivi e il suo cibo, irretirlo per la bonarietà delle sue genti e per la sua nobile storia testimoniata dal ricco patrimonio storico-artistico e architettonico per lo più medievale. In una parola sembra voler puntare direttamente e con più decisione sull’attrattività turistica, forse l’unica e più autentica chance che le è rimasta da tentare, dato che per il resto, vale a dire gli elementi che ne fanno un territorio perennemente sull’orlo del baratro di una depressione senza via d’uscita sono oramai conclamati e anzi ormai patologizzati. Secondo i dati Istat, soltanto negli ultimi sei mesi l’Umbria è stata abbandonata da più di duemila residenti, segno evidente che ormai questo territorio è considerato, soprattutto dai giovani, privo di possibilità e di prospettive. I dati sulla disoccupazione raggiungono livelli anch’essi da record che attestano il territorio regionale ormai “inghiottito” nell’area meridionale d’Italia. Tutto questo, considerando che i livelli di welfare nel prossimo periodo, saranno inevitabilmente caratterizzati da un decremento dovuto a minori introiti dalla tasse e incremento delle persone da aiutare, delinea un quadro per il prossimo futuro tutt’altro che roseo. Se aggiungiamo poi che lo spopolamento contribuisce anche alla deantropizzazione dei territori con gravi rischi idrogeologici in un’area geografica già martoriata dagli eventi sismici, se sommiamo lo scarso livello dei servizi, il cronico isolamento infrastrutturale, la scarsa attenzione per gli interventi manutentivi, la crisi dei principali player aziendali e produttivi e, non ultimo, la sfiducia in una classe politica che ha dimostrato una clamorosa inadeguatezza privilegiando il nepotismo truffaldino piuttosto che il merito, non deve neanche meravigliare il fatto che l’Umbria svetta al primo posto in Italia nella percentuale di morti per overdose. Insomma all’Umbria non rimane che puntare sul turismo e la cultura, forse le uniche possibilità rimaste per risollevarne le sorti. Nello specifico settore è già molto avanti con le sue eccellenze, Festival dei due mondi, Umbria jazz, Eurochocolate e via dicendo. In conclusione, forse è presto per tirare le somme su un anno che conferma tendenze negative che dovranno essere affrontate da chi è preposto per farlo, ma già da ora sorge un dubbio: forse il Natale dei record non basterà all’Umbria per guardare con ottimismo al futuro.