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Un concerto per ricordare Gian Carlo Menotti "scettico e pieno di entusiasmo"

 
SPOLETO – Una sola parola per esprimere l’intento: magia. Questa mattina, nel giorno del compleanno del Maestro Gian Carlo Menotti, compositore ed ideatore del Festival dei Due Mondi, nella Chiesa di Sant’Eufemia all’interno della residenza arcivescovile si è tenuto un concerto in suo onore.
Ad esibirsi giovani musicisti provenienti da tre conservatori italiani: da Novara Gabriele Mercandelli al clarinetto, Cecilia Apostolo al pianoforte e Davide Agamennone al violino che hanno interpretato il Trio, da Firenze ed Udine Stefania Scapin all’arpa, in un dialogo con il quartetto d’archi “Fiordaliso” formato da  Francesco Canfailla al violoncello, il primo violino Giacomo Nesi e la violinista Virginia Capozzi, alla viola Giulia Guerrini per Cantilena e scherzo, infine da Padova l’esecuzione espressiva dei Canti della lontananza con il soprano Yukiko Shimizu e il pianista Dario Carpanese.
Giorgio Ferrara, direttore del Festival, e Umberto De Augustinis, sindaco di Spoleto, hanno introdotto e dato il benvenuto agli ospiti ricordando la grandiosa memoria del compositore “vera anima del Festival. Il profondo amore che nutriva per Spoleto lo espandeva a tutti quelli che invitava e che venivano in città” ha ricordato il primo cittadino.
Nel labirinto delle sue giornate, Gian Carlo Menotti un giorno del 1970 si intrattenne con il critico musicale Leonardo Pinzauti e, proprio sul Festival che si stava allestendo, ebbe modo di dire: “Se rinascessi, non farei il Festival di Spoleto. Che guai, che pasticci… Stasera mi hanno detto che il procuratore andrà a vedere lo spettacolo del teatro “La Mama”. Chissà che cosa succederà… Ma ti par possibile che io debba, poi, riempirmi di debiti per chiamare questo o quel complesso di avanguardia: il mio guaio è sempre lo stesso: ammiro Voltaire, amo la musica, ma sono uno scettico pieno di entusiasmo. E l’entusiasmo mi rovina, anche con i critici! Mi definisco un malinconico Don Chisciotte. Come diceva Flaubert, per essere infelici bisogna avere almeno un filo di speranza”.
Alla magia che traspare e si insinua da uno strumento all’altro, guidata con lo sguardo e con il respiro da musicisti attenti, nella chiesa, questa mattina m’è parso di sentire lo spirito di Menotti aleggiare tra una nota e l’altra. Le prime due parti del concerto, il Trio e Cantilena e scherzo, rimandano inevitabilmente ai compositori che lui stesso ha amato in vita in una sorta di connubio di arte. Da “Puccini dei poveri” voleva suscitare emozioni soprattutto in chi era animato dalla passione musicale ma non ne possedeva le chiavi di accesso, portando con sé, come egli stesso ha ricordato più volte nel corso degli anni, il ricordo e l’intelletto di Scarlatti, di Bach, di Schubert e di Musorgskij. Tutti insieme dentro la sua musica, come se da lassù, qualunque spazio sia, possa avere la possibilità di dire agli spoletini e ai turisti venuti apposta ancora qualcosa di nuovo, di eccentrico, per farsi amare e odiare proprio come quando salutava la gente in Piazza Duomo.
Gli eventi in sua memoria continueranno nel pomeriggio, alle ore 15, presso la Sala Pegasus. Mentre, in parallelo alle ore 11 si è tenuto un altro concerto a Casa Menotti.
 
 
 

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