TERNI – Vincoli statutari ne impediscono lo sviluppo che la Fondazione bancaria vorrebbe percorrere e per di più opposte visioni in consiglio comunale non ne permettono un dibattito sereno, ma la costanza e l’insistenza da un lato della Fondazione Cassa di risparmio di Terni e Narni e dall’altro della Regione Umbria, permetteranno a Umbria Jazz Spring di recuperare il terreno perduto che l’ha bloccata per due anni, causa Covid, e con un lungo week end di settembre, dal 16 al 19, Terni rientrerà a inserirsi nell’interstizio tra Perugia e Orvieto a formare quel sistema umbro del jazz che pare ormai delinearsi con qualche certezza in più e una speranza. La speranza è il messaggio che da Terni si vuole lanciare perché il festival di quattro giorni rappresenti anche l’occasione per ricominciare a guardare al futuro con ottimismo, nell’auspicio di un quanto più rapido possibile ritorno ai vecchi tempi, includendo a pieno titolo in questa prospettiva l’intera categoria di chi, tecnici e fonici, apparato logistico e organizzativo rientra nell’ambito di chi nei lunghi lockdown ha subito le maggiori conseguenze della pandemia. Certo è che a tutt’oggi, la prospettiva è quanto mai opaca, con uno scenario soggetto a continue variazioni e a continui ripensamenti. Con un’opinione pubblica quanto mai divisa su cosa fare e come approcciarsi alla fruizione di spettacoli, ma anche di ristorazione, palestre, sport e via dicendo. Tanto che sin da oggi e se dovesse essere confermato l’obbligo del green pass per l’accesso agli spettacoli live, Umbria Jazz non esclude il ricorso allo streaming, così come è avvenuto lo scorso anno con Jazz in August a Perugia. Insomma – è l’ammissione del presidente della Fondazione Umbria Jazz Gian Luca Laurenzi – si naviga a vista in attesa di un quadro normativo certo man mano che ci si avvicina alla metà di settembre. Le maggiori novità che caratterizzeranno Umbria Jazz Weekend riguardano i club, saranno in tutto sette quelli coinvolti, nel tentativo di cogliere una peculiarità tutta ternana, vale a dire la concentrazione nel centro storico di bar, caffè e luoghi dove l’entertainment musicale si attaglia molto bene. Il tentativo insomma è quello, al pari di Orvieto e Perugia, di creare quel clima di enclave musicale, cuore pulsante della città durante il festival. Sono sette come detto le location del festival, compreso il mainstage dell’Anfiteatro Romano: Fat Art Club; Rendez Vous; Mishima; Ristorante la Piazzetta; Caffè del Corso; l’Ecurie. E per quanto riguarda il programma musicale, ecco la presentazione di Umbria Jazz: “Nell’anfiteatro il pianoforte occupa un ruolo speciale con tre pianisti ai vertici della scena nazionale ed europea: dal duo Rita Marcotulli/ Dado Moroni si va al piano di Danilo Rea (con ospite speciale Fiorella Mannoia), fino alla star Monty Alexander, giamaicano di nascita e newyorkese di adozione che ha saputo coniugare i ritmi della sua terra con l’eredità di musicisti come Oscar Peterson. Pianista, oltre che cantante e songwriter, è anche Sergio Cammariere, alla guida di un ottimo quintetto jazz.
Si cambia registro e genere con due band di caratura internazionale, i cubani El Comité con i loro trascinanti ritmi caraibici, ed il gruppo funky di Ida Nielsen, bassista danese che ha fatto stabilmente parte degli ultimi progetti di Prince.
Infine, l’estro di Mauro Ottolini, uno dei musicisti più originali del jazz italiano, che con “Bix Factor” rende omaggio al leggendario Bix Beiderbecke, stella effimera quanto drammatica del jazz degli anni Venti. Un genio che visse troppo poco.
Nel Baravai Stage, ecco l’omaggio di Alessandro Bravo e Angelo Lazzeri alla formula pianoforte-chitarra declinata da Bill Evans; il blues e soul di Angela Mosley, che affonda le radici nelle tradizioni della sua cittĂ , Chicago; il nuovo progetto “La Bella Stagione” di Don Antonio, alter ego di Antonio Gramentieri; il piano solo di Alessandro Bravo.Â
Nei club le band ospiti sono: Accordi Disaccordi, trio di musica gipsy tra jazz e swing, un genere che rimanda alla figura di Django Reinhardt; l’elegante duo Francesca Tandoi, pianoforte e voce, e Stefano Senni, contrabbasso; il sestetto di Michael Supnick, che ripercorre i fasti della swing era non facendosi mancare neppure una coppia di ballerini; il progetto “Modalità Trio e Duet”, che ruota attorno alla figura di un personaggio carismatico del jazz italiano, Massimo Moriconi, con Nico Gori e Ellade Bandini (Modalità Trio) e la cantante Emilia Zamuner (Duet); il quartetto di Daniele Scannapieco, sassofonista ai vertici della scena italiana, con alle spalle una lunga carriera cominciata negli High Five al fianco di Fabrizio Bosso, e con Mario Biondi; il sestetto guidato dal trombonista e arrangiatore Roberto Rossi e dal sassofonista Piero Odorici, con ospite speciale il trombettista francese Stéphane Belmondo.
I Funk Off, che ormai sono una sorta di cartolina illustrata di Umbria Jazz, presenti a tutte o quasi le edizioni, accoglieranno il pubblico alle Cascata delle Marmore in una atmosfera festaiola nel rispetto della tradizione della marching band, un pezzo di storia del jazz che la band toscana reinterpreta in chiave moderna.
Alla conferenza di presentazione di Umbria Jazz Weekend hanno partecipato: in diretta streaming da Palazzo Donini, la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei; in Palazzo Montani Leoni, sede della Fondazione Cassa di risparmio di Terni e Narni, il presidente della Fondazione bancaria Luigi Carlini; il sindaco di Terni Leonardo Latini; l’assessore regionale al turismo e alla cultura Paola Agabiti; il presidente della Fondazione Umbria Jazz Gian Luca Laurenzi e il direttore artistico di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta.