PERUGIA – Dopo l’ufficializzazione della notizia del concerto di Lenny Kravitz, previsto per venerdì 10 luglio, il jazz, nella mission più importante di Umbria Jazz, riacquista centralità nel festival. Per giovedì 16 luglio è annunciato infatti l’arrivo di una “All Star”, mentre sabato 11 luglio sarà la volta di un giovanissimo talento, Joey Alexander, nel ritorno sul palco dell’arena Santa Giuliana e della sorprendente Veronica Swift che, dopo aver stregato il pubblico del Brufani la scorsa estate, tornerà con un nuovo progetto per un concerto con il trio di Emmet Cohen che precederà l’entrata nel main stage di Wynton Marsalis e la Jazz at Lincoln Center Orchestra.
Sabato 11 dunque si comincia nel pomeriggio con Joey Alexander, non più una sorpresa, ma, appena sedicenne, già una star del jazz internazionale. Tre anni fa l’esordio a Umbria Jazz e il ragazzino di Bali, Indonesia, stupì tutti. In realtà Joey si presentava con un importante biglietto da visita: ben due nomination ai Grammy Awards per il suo primo disco, My Favorite Things. Intanto la sua discografia si è arricchita di altri quattro dischi, il più recente dei quali, Warna, segna l’esordio di Joey per la Verve, etichetta che ha contribuito a fare la storia del jazz. Per un musicista, di qualsiasi età, una vera e propria consacrazione.
In serata l’Arena vedrà sul palco Veronica Swift, con il trio di Emmet Cohen, e Wynton Marsalis che dirige la Jazz at Lincoln Center Orchestra, evento in esclusiva italiana. Veronica Swift è una giovane cantante in grande ascesa nell’affollato e competitivo scenario della vocalità jazz. Ha esordito a Umbria Jazz la scorsa estate nella dimensione più accogliente ed esclusiva del club. Adesso conquista il ben più impegnativo palcoscenico dell’Arena Santa Giuliana, aprendo con il suo trio per Wynton Marsalis e l’Orchestra del Jazz at Lincoln Center, dove peraltro aveva esordito a undici anni nella serie Women in Jazz.
Jazz at Lincoln Center è una delle più prestigiose istituzioni culturali americane. La sua mission è la promozione del jazz ad ogni livello e con una molteplicità di iniziative, dai concerti ai seminari, dalle conferenze ai programmi radio e televisivi. Il progetto prese forma verso la metà degli anni ottanta, e tra i promotori c’era Wynton Marsalis che oggi ne è il direttore artistico.
Jazz at Lincoln Center Orchestra è lo strumento principale ed il cuore di questa vocazione con trent’anni di lavoro alle spalle, un organico di quindici tra i più brillanti jazzmen americani ed un repertorio che negli anni ha celebrato alcune delle figure chiave della musica del Novecento, da Duke Ellington a Charles Mingus, da John Coltrane a John Lewis.
Giovedì 16 può essere definito senza alcun dubbio il “Saxophone Day”: saranno infatti on stage nella stessa giornata Joe Lovano, Joshua Redman e Branford Marsalis.
Si comincia nel pomeriggio con l’U.S. Five, uno dei più recenti gruppi di Joe Lovano. Il sassofonista di Cleveland lo ha formato una decina di anni fa e tra il 2009 ed il 2013 e ha pubblicato con questa sigla tre dischi Blue Note, uno dei quali, dal titolo Bird Songs, dedicato a temi scritti o suonati da Charlie Parker.
Il main stage dell’Arena vedrà poi il progetto Moodswing, titolo del terzo album pubblicato da Joshua Redman nel 1994. Del quartetto facevano parte altre tre brillanti promesse del jazz, Brad Mehldau al pianoforte, Christian McBride al contrabbasso e Brian Blade alla batteria. La band fu ospite sia del’edizione invernale (la prima in assoluto) di Umbria Jazz a Orvieto che di quella estiva a Perugia.
Oggi il quartetto ritorna, in esclusiva italiana, nella stessa formazione di allora, con la differenza che si tratta di una vera e propria superband, perché nei venticinque anni trascorsi dalla uscita di quel disco le giovani promesse sono diventate autentiche star del jazz moderno.
Chiuderà la serata il quartetto di Branford Marsalis, che resta lo strumento privilegiato per mezzo del quale Marsalis può esprimere ai massimi livelli la sua creatività e la sua idea di musica. Un quartetto nato nel 1986, rimasto attivo pressoché ininterrottamente, e stabile nella line up per oltre tre decenni, producendo in questo periodo una serie di dischi straordinari. Un quartetto che è da tempo e con sempre maggiore forza, anche grazie ad una continua evoluzione, una delle sigle più importanti del jazz contemporaneo.