PERUGIA – Sorrisi e soddisfazione. Il clima che regna a palazzo Graziani in sede di bilancio di Umbria Jazz ’22 è trionfalistico. Il festival, stando ai numeri al di là delle previsioni della vigilia, è tornato ai livelli prepandemici: 27 mila biglietti venduti per circa un milione di euro di incassi. La sola Sala Podiani della Galleria nazionale dell’Umbria ha realizzato le bella cifra di 1.500 biglietti venduti. Numerosi i bambini che hanno affollato i giardini del Santa Giuliana per Uj4kids per l’entusiasmo e l’ “emozione – ha sottolineato il coordinatore Fabrizio Croce – che provocano vederli dietro un pifferaio magico che li invita a suonare “When the Saints go marching in” come se fossero a New Orleans”. Notevoli anche i risultati ottenuti dal traffico social: oltre 2 milioni di utenti nei dieci giorni del festival: in particolare su facebook 1.939.901 impressions organiche per 42.000 video click, con una copertura della pagina di oltre 442.000 utenti. Su instagram una media di 106.000 impression giornaliere, con un totale di 1.132.534 visioni dei contenuti. Il media center ha realizzato oltre 160 ore di girato. Radio Monte Carlo, main media sponsor di Umbria Jazz, ha dato il meglio di sé durante il corso del festival: 122 ore di diretta da Perugia, 70 interviste e oltre 10 live realizzati, con uno staff di 15 persone tra speaker e tecnici.
Insomma il brand Umbria Jazz – come ha detto il presidente della Fondazione Umbria Jazz Gian Luca Laurenzi – è in ottima salute come dimostrano i fatti. Herbie Hancock ha “venduto” meglio a Perugia che a Roma, così come Diana Krall, perché – come ha sottolineato l’assessore comunale alla cultura Leonardo Varasano – è il clima che si crea con Umbria Jazz che è unico nel suo genere, una città in musica che invita a rilassarsi e a divertirsi e che favorisce le condizioni perché i visitatori e i turisti tornino, con beneficio per l’intero indotto economico della città”. Lo stesso concetto sottolineato con forza dalla presidente della giunta regionale Donatella Tesei – che ha evidenziato “come tutta la città abbia contribuito a creare questo clima virtuoso in un’idea di fondo di “promozione integrata” che è stata fondamentale”.
Umbria Jazz funziona, emana il suo appeal della città in musica con una formula ormai consolidata di concerti di musica di qualità nel centro cittadino. Il festival di quest’anno lo ha confermato e la notorietà del brand Umbria Jazz che è di proprietà regionale, per cui tutti gli umbri “ne possiedono un pezzettino” e la professionalità acquisita da tutti i membri dello staff rimane una garanzia anche per il futuro. Tanto che persino nell’assegnazione dei fondi del Fus (Fondo unico per lo spettacolo), Umbria Jazz è risultata tra i cinque aventi diritto su una selezione di 170 soggetti ammessi.
I conti di Umbria jazz sono ora a posto con bilanci in positivo dopo l’insediamento del nuovo Cda nel 2020 e – come ha sottolineato ancora Laurenzi – i fondi pubblici destinati al festival sono rimasti invariati rispetto agli ultimi anni. Grazie quindi – ha ribadito Tesei – a tutti gli sponsor perché mai come ora gli eventi hanno bisogno di sostegno economico”.
Umbria jazz chiama e il Comune risponde – ha annunciato Varasano – con una maggiorazione di 30 mila euro di fondi destinati al festival la cui progettualità – ho invece ribadito Tesei – si estende in un sistema rivolto anche a creare altri momenti di promozione territoriale in periodi non facili per il turismo come ad Orvieto con Umbria Jazz Winter in pieno inverno.
Il patron di Umbria Jazz a cui sono stati rivolti ancora una volta i ringraziamenti generali non ha presenziato il momento di bilancio di Umbria Jazz ’22. Un lieve malessere gli ha consigliato di riservarsi le forze per la serata finale del festival e coordinare la complessa macchina organizzativa alle prese con il concertone di Jeff Beck e Johnny Depp. Nulla, dunque, è trapelato sui preparativi del cinquantennale del 2023, su cui regna al momento un serrato top secret. Pagnotta è insomma saldamente al timone del festival e chissà ancora per quanto tempo – è l’augurio di tutti – vi rimarrà. Trapela però che si sta lavorando e numerose soprese – si parla di un prolungamento di un paio di giorni sui tradizionali dieci giorni – e chissà se tra le sorprese non sia inclusa quella del completamento dell’operazione Lenny Kravitz iniziata due anni fa e interrotta a causa del Covid che, al solo annuncio nel 2020, aveva già “fruttato” oltre 8.000 prevendite.