PERUGIA – Gianluca Petrella (trombonista) con un progetto speciale tra elettronica e visionarietà questa sera. E domani sera il ritorno di uno dei musicisti più amati dal pubblico di Umbria Jazz: Brad Mehldau che in trio con Larry Grenadier e Jeff Ballard darà vita ad alcuni dei brani del suo “Suite: April 2020”, l’album scaturito dalle riflessioni intorno alla costrizione in casa a causa del Covid. Seguirà il quartetto di Branford Marsalis. Intanto proseguono i concerti della rassegna dedicata alle orchestre. La storia della musica pop (da intendere come popular, tra cui il rock, il blues e il jazz) ha seguito traiettorie tutte sue, comprese quelle della “sottrazione”. A partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, ad esempio, fu attraversata nel jazz dal dominio del combo, quartetto o quintetto in genere che ne stabilì la formula ideale per un’intesa, un interplay quanto mai efficace per una forma musicale che aspira alla sintesi, più che alla ridondanza. Ma prima ancora, negli anni Venti e Trenta, nella cosiddetta Swing Era, le scene del jazz erano dominate dalle grandi orchestre che ricalcavano la sontuosità di quelle sinfoniche, seppure con altri paradigmi musicali di riferimento. Il fatto che Umbria Jazz ’21 dedichi attenzione al jazz d’orchestra con un’apposita sezione che si svolge con appuntamenti quotidiani al teatro Morlacchi, rende onore ad un’espressione musicale che trae origini lontane, anche se nel corso del tempo, non è rimasta immutata. Anzi, tutt’altro. Sono stati infatti numerosi i protagonisti del jazz che proprio con l’orchestra hanno sondato terreni inesplorati e forme inedite si suono. Da Gil Evans a George Russell, da Charlie Haden a Carla Bley, l’orchestra ha scatenato un potenziale impensabile che passa dalla fascinazione della pienezza e della potenza del suono sincronizzato eseguito da più elementi, alle meraviglie delle architetture sonore, spesso capolavori di ingegneria musicale. “L’idea di dare voce a un folto numero di orchestre jazz italiane. spiega Andrea Morbidini, direttore della Umbria Jazz Orchestra – è partita da Paolo Occhiuto, musicofilo e musicologo, tra gli storici ispiratori di Umbria Jazz ed ha seguito in particolare due linee di indirizzo: la prima formata nell’intento di riunire nell’iniziativa un folto numero di musicisti italiani che hanno patito nel lungo periodo di lockdown la condizione di minorità di artisti costretti al quasi completo silenzio e inibiti al contatto con il pubblico; la seconda, più specificamente musicale, formata nell’idea di offrire un quadro quanto più ampio possibile di come l’orchestra possa essere interpretata e declinata nelle varie forme che la musica ha assunto nel corso del tempo, dall’orchestra di jazz mainstream all’avanguardia. Tra cui anche quella dell’UJO, l’Umbria jazz Orchestra che recentemente ha ottenuto la cover (prima pagina) del Down Beat, il più autorevole jazz magazine americano, per il lavoro eseguito con il direttore Ethan Iverson da cui è scaturito un album. Dall’orchestra alla sperimentazione con uno dei più interessanti musicisti della generazione di mezzo, quel Gianluca Petrella, mai stanco di guardare oltre. Questa sera sarà all’Arena con Correspondence”, titolo di un suo progetto speciale co-firmato con Pasquale Mirra (vibrafono, elettronica) apposta per Umbria Jazz. È anche il titolo di un disco di prossima uscita per la Tŭk Music di Paolo Fresu.