PERUGIA – L’obiettivo dichiarato è il ribilanciamento, l’asse è ora inclinato nella direzione degli incassi e dell’apporto di risorse degli enti e del ministero, a fronte di una progettualità ideale del 33% suddiviso in tre parti uguali tra sponsor, risorse pubbliche e incassi dal botteghino. Questo sarebbe l’equilibrio perfetto di Umbria Jazz e per quanto riguarda gli asset e un possibile loro riequilibrio, la presidente della Giunta regionale Donatella Tesei annuncia che a breve si riproporrà sulle scene di Umbria Jazz uno sponsor importante di rilievo nazionale e forse internazionale (Nestlé? Cucinelli?). Per il momento nulla trapela, ma intanto di nuovo emerge che la Fondazione – come ha affermato il presidente Gian Luca Laurenzi – ha azzerato i debiti pregressi e di concerto con la Regione ha ricostituito la robustezza del fondo di dotazione che, al termine del biennio 2018-2019, era sprofondato in una passività di circa 260 mila euro, con perdite che hanno toccato i 450 mila euro. “Non a causa della programmazione artistica – assicura Laurenzi – ma soprattutto per motivazioni legate agli aspetti logistici del festival”. Il marchio Umbria Jazz continua dunque a svolgere un ruolo di primo piano per l’Umbria ben oltre i confini regionali – come ha ricordato Tesei – e per questo “sin da giugno scorso mi sono messa a lavoro per convogliare le risorse di questo grande sponsor su Umbria Jazz”. L’auspicio è dunque che l’apporto dei privati si incrementi, mano a mano che ci si avvicini alla grande edizione del cinquantennale di Umbria Jazz prevista per il 2023. Intanto si guarda al futuro prossimo, dopo aver passato un 2020 affrontando l’emergenza Covid come “meglio si è potuto” e aver dato vita all’International Day; al concerto di Paolo Fresu all’Università degli studi di Perugia; ai quattro giorni di Jazz in August; dopo aver svolto tre concerti per la stagione del jazz Club Perugia, prima che fosse interrotta; dopo aver pubblicato la compilation Uj for Christmas articolata in standard natalizi; dopo aver promosso l’iniziativa Giovani per l’ambiente. Ora – è questo per il momento rimane un altro top secret – si sta disponendo un altro grande progetto in collaborazione con il ministero degli Affari esteri. Intanto di certo c’è un solo fatto: la Fondazione Umbria Jazz si dichiara pronta ad affrontare l’impegno del festival 2021 e per ora, se lo stato di fatto della pandemia lo consentirà, le date di alcuni musicisti che avevano posticipato la loro presenza al festival dal 2020 al 2021 è confermata. Dunque il Festival 2020 al momento è slittato “soltanto” di un anno. Anche se ipotesi alternative al festival sono già pronte ad essere prese in considerazione, questa volta con largo anticipo di tempo, consolidata l’esperienza del 2020. E tra queste esperienze è da annettere sicuramente lo streaming che, al di là dell’andamento della pandemia, continuerà – secondo Laurenzi –ad avere un seguito dopo le prime e positive sperimentazioni della scorsa estate. Il futuro, seppure incerto, è già programmato almeno per quanto riguarda i luoghi del festival. L’asse su cui ruota il sistema Umbria Jazz fa leva su tre sedi: Perugia l’ “intoccabile”; Orvieto la “perla” e Terni che vedrà consolidare il suo ruolo sulla progettualità di Umbria Jazz Spring. Ipotesi di decentramento, per ora non si intravedono, pur in presenza di eventuali risorse e sponsor.