UJ24-#04: Weave4 / Rita Marcotulli / Something Else! / Llizz Wright / Hiromi

PERUGIA – Ieri 16 luglio alle 12 il primo appuntamento della giornata di Umbria Jazz era alla Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani, con il progetto italo francese Weave4.

Il quartetto con Francesco Bigoni (sax tenore e clarinetto), Francesco Diodati (chitarra ed effetti), Benoît Delbecq (piano ed elettronica) e Steve Argüelles (batteria), ha presentato l’omonimo lavoro discografico che lo scorso anno è stato pubblicato da Parco della Musica Records.

Ognuno dei quattro musicisti porta il suo contributo e ne vien fuori un discorso collettivo dal respiro libero; i due italiani avevano già lavorato assieme in progetti precedenti; pochissime parole durante l’esibizione e spazio alla musica, sognante e complessa.

Alle 15:30, sempre alla Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani, il concerto della pianista romana Rita Marcotulli.

Molto applaudita, la signora del jazz italiano ha come al solito offerto una prova convincente, tra brani originali come The way it is, e riproposizioni di composizioni altrui. E’ questo il caso de El negro Zumbon, scritto dal Maestro Armando Trovajoli ed inserito nella colonna sonora del film di Alberto Lattuada, con protagonista Silvana Mangano, Anna del 1951, o ancora di una lunga e personalissima versione del classico napoletano Anema e core.

Al Teatro Morlacchi alle 17 di scena il combo guidato dall’altosassofonista Vincent Herring Something Else!.

Un concerto molto gradevole ma un po’ manieristico, basato sul soul jazz (come il titolo del recemnte album), a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60.

Ottimi solisti come Jeremy Pelt alla tromba; Wayne Escoffery al sax tenore; Paul Bollenback alla chitarra; David Kikoski al piano e tastiere, Essiet Essiet al contrabbasso e basso; il batterista Joris Dudli (al posto dell’indisponibile Lewis Nash), e Vincent Herring al sax alto, hanno suonato molto bene dal punto di vista formale ma gli arrangiamenti non hanno convinto, forse troppo rivolti al mainstrem.

In scaletta tra gli altri brani di Donald Byrd (Slow drag), Freddie Hubbard (Destiny’s child) e Joe Henderson (Caribbean fire dance), ma anche Naima di John Coltrane e Round midnight di Thelonious Monk.

Alle 21 all’Arena Santa Giuliana un’altra serata molto riuscita; ad iniziare dalla profonda voce della cantautrice Lizz Wright, che ha emozionato i presenti in apertura.

La musicista americana, al fianco di ottimo gruppo di collaboratori, dal pianista e tastierista Kenny Banks, nella prima parte del concerto in un introduttivo piano solo, al chitarrista Adam Levy, ed alla ritmica di Ben Zwerin al basso ed Ivan Edwards alla batteria, ha presentato il suo recente lavoro Shadow.

Un lungo viaggio nel blues e nel gospel tra le pieghe della sua bellissima voce che si è destreggiata nella proposta di brani quali Sparrow e Who knows where the time goes dall’ultimo album (a cui hanno preso parte la cantautrice / bassista Meshell Ndegeocello e l’arpista Brandee Younger), o di cover come la bellissima versione di Old man di Neil Young.

Brava anche nel suonare il piano la quarantaquattrenne ha salutato il pubblico con una versione chitarra e voce di Amazing grace ed ha infine richiamato sul palco i suoi musicisti per proporre I made a lover’s prayer.

La serata si è chiusa con la frizzante esibizione del quartetto della pianista / tastierista giapponese Hiromi.

Non nuova al palco del festival (a cui partecipa da molto tempo), con la band Sonicwonder ha convintamente proposto materiale dall’album Sonicwonderland, pubblicato lo scorso anno.

Grande atmosfera jazz funk con la giapponese che saltellava (tanto è minuta), tra il pianoforte, il piano elettrico e le tastiere mentre i suoi fidi musicisti, tra cui il noto bassista francese Hadrien Feraud, il batterista Gene Coye ed il trombettista Adam O’Farrill, contribuivano in maniera decisiva.

Ottimo groove davvero con Wanted, la title track Sonicwonderland ed Utopia; quasi nel finale anche un lungo assolo del batterista, che di recente è una pratica ormai desueta, comunque sempre di grande effetto.

Un momento di commozione quando per uno dei bis la pianista ha ricordato la figura dello scomparso Ahmad Jamal, che oltre vent’anni fa la indicò agli organizzatori del festival, e a cui ha dedicato un brano in piano solo.

Una maiuscola serata al femminile ieri all’arena.

Le foto sono di Giancarlo Belfiore

Alfredo Buonumori: Perugino, diploma di maturità classica, commerciante per una ventina d’anni, da sempre appassionato di musica (tutta quella bella), ma il cuore batte più forte per il progressive rock, il primo amore, e per il jazz. Dal 2019 fa attivamente parte di un’associazione culturale-musicale che si occupa della diffusione della musica progressive rock.