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UJ24-#03: il libro di Luigi Onori / Vincent Peirani & Emile Parisien / Danilo Rea / Potter, Mehldau, Patitucci, Blake / Gil Evans Remembered

PERUGIA – La seconda settimana di Umbria Jazz inizia presso la libreria Feltrinelli con la presentazione del libro “Abbey Lincoln. Una voce ribelle tra jazz e lotta politica” del saggista e critico musicale Luigi Onori. L’opera presenta la figura della cantante ed attrice statunitense, che anche insieme al batterista Max Roach, ha lottato per il riconoscimento dei diritti civili degli afromaericani.

Poi alle 12 il primo dei sue appuntamenti alla Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani, per il concerto del fisarmonicista Vincent Peirani.

Il qurantaquattrenne musicista francese, innamoratosi da giovane del jazz, s’è prodotto in una performance solitaria fortemente apprezzata e ricca di sfumature.

Attivo discograficamente da una ventina d’anni ha inciso diversi album per la rinomata etichetta tedesca ACT; il suo ultimo lavoro Les egares, è uscito nel 2023 e lo vede assieme a Ballaké Sissoko, al violoncellista Vincent Segal ed al fiatista Emile Parisien.

Per oltre un’ora a piedi nudi sul palco Peirani non s’è risparmiato ed ha suonato un repertorio originale e tra l’altro musica del grande Maestro del suo strumento Astor Piazzolla; all’interno della performance spazio per la citazione di The Sound of silence di Paul Simon, portata al successo in coppia con Art Garfunkel e poi inclusa nella colonna sonora del film Il laureato.

Al termine, tornato sul palco per il bis, ha dedicato un brano al nostro paese, con una personalissima versione della siciliana Vitti ‘na crozza.

Alle 15:30, di nuovo alla Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani, il polifiatista Emile Parisien ed ancora fisarmonicista Vincent Peirani.

Se in mattinata si era molto apprezzata l’esibizione di quest’ultimo nel pomeriggio con il duo questa sensazione si è rafforzata con le magie dei due musicisti, davvero bravi ed intensi.

Un concerto con brani tratti dalle prove discografiche in duo, l’ultima ormai risalente al 2020: Abrazo, mentre nel 2014 era stata la volta di Belle Epoque, entrambi per Act Music.

Tra le proposte The crave, Fuga y misterio, Memento, Nouchkla e lo splendido tema di Army dreamers; durante la performance i due hanno iniziato a duettare con il foltissimo pubblico (ennesimo sold-out), scherzando sulla tempestività degli applausi, giocando ed indicando che ad esempio l’esecuzione non fosse ancora terminata; molto bravi ed empatici.

Il Teatro Morlacchi alle 17 ha visto poi l’esibizione solista del pianista vicentino Danilo Rea.

In sede di presentazione Enzo Capua non s’è dilungato, chiamando semplicemente sul palco il musicista ricordando che oltre al nome poco ci fosse da aggiungere se non ricordare di trovarsi di fronte ad uno dei importanti personaggi del jazz europeo.

Reduce dal concerto dello scorso 22 giugno per Moon in June all’Isola maggiore, dove nell’ambito della rassegna Sergino Memories ha eseguito un omaggio allo scomparso Ryūichi Sakamoto, il pianista ha offerto una performance come al solito densa di emozioni con il suo viaggio attraverso il songbook dei generi musicali più disparati; dal jazz al rock, alla classica, il cantautorato italiano, al Sud America ed alla lirica.

All’interno di questa variegata proposta frammenti tra gli altri di E lucevan le stelle, così come dei Coldplay, di Elton John e di Quizas, quizas, quizas.

Circa 70 minuti magici, mentre alle sue spalle cambiavano i colori delle luci sul sullo sfondo del palco, conclusi da Un giorno dopo l’altro di Luigi Tenco.

Bis con il tema di Merry Chriusmas Mr. Laurence, un’insistito riferimento a Bocca di rosa di De Andrè e di O que serà di Chico Buarque de Hollanda: spettacolare.

Appuntamento infine alle 21 all’Arena Santa Giuliana per una serata all’insegna del jazz, nella sua migliore accezione, con due bellissimi concerti.

A salire sul palco per primi quattro “mostri” del jazz moderno; il sassofonista Chris Potter, il pianista Brad Mehldau, il contrabbassista John Patitucci ed il batterista Johnathan Blake.

Questa formazione, con Brian Blade alla batteria in vece di Blake, ha rilasciato nei mesi scorsi il bellissimo album Eagle’s point per Edition Records, con brani a nome del sassofonista.

Un disco nel solco del jazz moderno, incontro di musicisti di prim’ordine: forse proprio il titolare del progetto, Chris Potter, pur con anni d’esperienza non è mai esploso davvero; di Brad Mehldau non c’è certo bisogno di ricordare che è tra i pianisti più influenti degli ultimi anni, mentre il duo Patitucci / Blade, al fianco per lungo tempo dello scomparso Wyane Shorter, sono un motore ritmico di prim’ordine.

Il concerto ha visto la riproposizione di buona parte dell’album, dall’iniziale Dream of home, alla ballad Aria for Anna, a Cloud message ed alla title track Eagle’s point.

Il quartetto, con l’esuberante Blake alla batteria, , ha fornito una prova notevolissima; forse il meglio che si possa ascoltare in ambito jazzistico in questo momento

Per chiudere la serata un appassionato ricordo di Gil Evans, con la formazione messa in piedi dal pianista Pete Levin, fratello di Tony Levin (bassista dei King Crimson e di Peter Gabriel), con diversi nomi dell’epoca.

Il progetto Gil Evans Remembered infatti ha visto il palco calcato da Mark Egan al basso elettrico; Danny Gottlieb alla batteria; sua sorella Beth Gottlieb alle percussioni; la sezione fiati con David Taylor al trombone basso; Tom Malone al trombone e sax baritono; Alex Foster al sax tenore; Chris Hunter al sax alto; John Clark al corno francese ed Alex Sipiagin alla tromba; Dave Stryker alla chitarra e lo stesso Levin al pianoforte.

In pratica il solo chitarrista non era nella band che sul finire degli ‘80 fu protagonista del memorabile concerto dello Stadio Curi con Sting e della residency di San Francesco al Prato.

Durante la serata Levin ha ricordato l’assenza di Dave Bargeron e gli scomparsi, oltre al leader, George Adams, Lew Soloff, e David Sanborn.

Ma bando alla nostalgia, a dispetto degli anni che ineluttabilmente passano, il gruppo ha offerto circa 90 minuti di spettacolo con le immutate atmosfere e gli splendidi arrangiamenti fiatistici; in grande spolvero anche la ritmica, con i fratelli Gottlieb ed il basso di Egan sempre preciso.

Tra i brani Goodbye pork pie hat di Charles Mingus e due gemme dal repertorio che fu oggetto del grande album The Gil Evans Orchestra Plays The Music Of Jimi Hendrix del 1974: Up from the skies e Little wing, entrambi eseguite in concerto con Sting.

E per finire alla grande il bis The chicken: gli assetati amanti del jazz si son potuti abbeverare a due meravigliose fontane ieri sera all’arena.

Le foto sono di Giancarlo Belfiore

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