UJ, giù il sipario con l’omaggio a Piazzolla, il piano fantastico di Danilo Rea e l’allegria dei Funk Off

PERUGIA – Si è conclusa ieri sera all’Arena di Santa Giuliana l’edizione 2021 di Umbria Jazz. È indubbio, com’è stato rilevato anche alcune ore prima nella conferenza stampa di chiusura, che si è trattato di un’edizione dal sapore agrodolce, dove la parte zuccherina è rappresentata dal segnale di ripartenza che è stato dato; i numeri però sono lì a dimostrare che per tornare alla normalità serve iniziare a lavorare e progettare per il futuro fin da subito.

A salire per primo sul palco, nella ricorrenza del centenario della nascita di Astor Piazzolla, è stato il “Quinteto” che prende il nome dal musicista che ha reinventato il tango argentino.

La formazione, costituita da Pablo Mainetti al bandoneon, Serdar Geldymuradov al violino, Armando De La Vega alla chitarra, Daniel Falasca al contrabbasso e Barbara Varassi Pega al pianoforte ha vinto un Latin Grammy nel 2019 per il miglior Tango album del 2019 e nel volgere di circa un’oretta ha rapito con il tango il pubblico presente mentre qualche spettatore improvvisava alcuni passi del ballo.

Hanno eseguito una decina di composizioni tra le quali giova ricordare che il bis, come naturale, è stata “Libertango”, la più nota del musicista argentino.

Dopo il cambio palco è stata la volta del pianista Danilo Rea, ormai di casa dato che si esibì al festival la prima volta nel lontano 1983; secondo il programma annunciato avrebbe dovuto accompagnare Gino Paoli che ha invece dato forfait per problemi fisici.

Il pianista ha regalato due lunghi medley agli spettatori mescolando, come da par suo, canzoni note che assumono tra le sue dita una veste nuova, pur nella riconoscibilità.

Frammenti di “Fields of gold” di Sting, che il pianista ha dichiarato gli avrebbe suggerito come inizio del set Nick The Nightfly, reduce dalla performance di sabato al Teatro Morlacchi con il suo progetto “Swing with Sting”.

Poi ancora “Your song” di Elton John, “Con il nastro rosa” di Battisti e “L’uomo in frac” di Modugno, “La canzone di Marinella”, “La canzone dell’amore perduto”, Bocca di rosa” ed “Il pescatore” di De André, “Oh che sarà” di Chico Buarque e “Johnny and Mary” di Robert Palmer.

Richiamato dal pubblico Rea è tornato sul palco per una lunga versione dell’aria della romanza “Nessun Dorma”.

Nel frattempo si era arrivati intorno alle 23:30 e complice il solito “freschetto” che gravita nel catino dell’Arena molti spettatori tra quelli presenti hanno preso la via di casa.

Quando allora sono entrati in scena i Funk Off, che sono letteralmente scesi in Arena in fase di presentazione per poi salire sul palco, eravamo rimasti in pochi.

La marching band toscana ha fatto una bella esibizione, ed il leader Dario Cecchini ha rimarcato la gratitudine e l’emozione verso l’organizzazione che pur in mancanza della possibilità di effettuare le due street parade quotidiane li ha invitati lo scorso anno ad esibirsi in Piazza IV Novembre e quest’anno in Arena.

Il gruppo ha fatto ballare tutti i presenti presentando anche brani strettamente legati all’atmosfera del festival come “Perugia.0” e “Walking Up At UJ”.

Speriamo che aver chiuso con i Funk Off quest’edizione non possa che essere di buon auspico per riprendere con quella del prossimo con le “buone abitudini”, ad iniziare dal gruppo toscano con la street parade.

Alfredo Buonumori: Perugino, diploma di maturità classica, commerciante per una ventina d’anni, da sempre appassionato di musica (tutta quella bella), ma il cuore batte più forte per il progressive rock, il primo amore, e per il jazz. Dal 2019 fa attivamente parte di un’associazione culturale-musicale che si occupa della diffusione della musica progressive rock.