L’ultimo giorno di Umbria Jazz si è chiuso ieri al Teatro Morlacchi con il concerto delle ore 17:00; protagonista la giovane Samara Joy.
Cresciuta in una famiglia di musicisti, ha iniziato con il gospel e proseguito con il jazz e malgrado la giovane età è già stata ospite nei più importanti festival di tutto il mondo.
Vincitrice nel 2019 della Sarah Vaughan International Jazz Vocal Competition è stata eletta nel 2023 migliore nuova artista dell’anno ai Grammy Awards.
Ha inciso due album: Samara Joy nel 2021 con il trio del chitarrista Pasquale Grasso, con cui è venuta lo scorso anno a Umbria Jazz mentre lo scorso anno è stata messa sotto contratto dalla storica etichetta Verve con cui ha pubblicato il secondo lavoro, Linger awhile, nomination ai Grammy 2023.
Arrivata nel 2021 al festival con una residency al Sina Brufani ha aperto due concerti – quelli di Tom Jones e Jeff Beck – all’Arena di Santa Giuliana nel 2022.
Ieri per quasi 90 minuti ha deliziato il pubblico – ulteriore sold-out registrato dal Teatro Morlacchi – che ha seguito la sua magnifica vocalità.
Ha spaziato dagli standards al Brasile di Antonio Carlos Jobium, a Stevie Wonder financo alla lirica nella parte finale in un acclamatissimo bis – è rientrata in scena per ben due volte – richiamata dai presenti.
Con lei sul palco l’ottimo trio formato da Evan Sherman alla batteria, Michael Migliore al contrabbasso e Luther Allison al pianoforte.
Umbria Jazz ha creduto nel talento di questa bravissima artista che ha chiuso una grande edizione del Festival, con molte luci e qualche ombra; tra queste il concerto al buio di Bob Dylan, che forse sarà entrato nel mood di UJ ricordando un’esibizione anch’essa dove quasi non si scorgevano i protagonisti, di Keith Jarrett sempre all’Arena alcuni anni fa.
Le luci: la conferma di un programma accattivante alla Sala Podiani ed al Teatro Morlacchi, location più amate dagli appassionati ed il ritorno del pubblico ai concerti ed il grande afflusso turistico.
Le foto sono di Federica Mastroforti