Il terzultimo giorno di Umbria Jazz è iniziato ieri a mezzogiorno alla Sala Podiani con il progetto MixMonk.
Nel presentare questo collettivo, accomunato dalla passione per la musica di Thelonious Monk, il giornalista Capua ha spiegato come fosse nato in occasione della celebrazione dei cento anni del pianista nel 2017, proseguito con la pubblicazione dell’album uscito nel 2018 e con concerti che durano tuttora.
Nato inizialmente come duo – formato dai giovani musicisti belgi Robin Verheyen al sax tenore e Bram De Looze al pianoforte – ha visto in seguito l’aggiunta di Joey Baron, noto batterista con alle spalle collaborazioni con John Zorn, Jim Hall e Bill Frisell.
Nel repertorio del trio non solo riletture di Monk ma anche qualche originale; peccato per la mancanza di un microfono che non ha consentito di ascoltare troppo le parole del sassofonista in poche e calibrate occasioni.
Un pubblico attento e numeroso ha seguito le fasi del concerto che ha avuto una prima parte più movimentata mentre nella seconda si è riscontrata un’atmosfera più lirica.
Tra le riuscite riletture dei brani del pianista americano immancabili Evidence e Misterioso.
Alle 15:30 ancora la Sala Podiani protagonista con il progetto di Vanessa Tagliabue Yorke We like it hot.
Con lei sul palco Il Maestro Mauro Ottolini al trombone, Francesco Bearzatti al clarinetto e Giulio Scaramella al pianoforte.
Parafrasando il titolo del film di Billy Wilder Some like it hot (A qualcuno piace caldo), con riferimento ala jazz, la Yorke ha inteso rispondere affermando We like it hot (Ci piace caldo).
La cantante, negli ultimi tempi molto presente alla manifestazione, ha reso omaggio alla musica dagli anni venti ai quaranta del secolo scorso.
Gli arrangiamenti sono stati perlopiù curati dal Maestro Ottolini ma non sono mancati brani nei quali la stessa Yorke ha rivestito questo ruolo.
In una fresca sala gremita nuovamente dal pubblico si è rivissuta in chiave originale l’atmosfera delle orchestre di Paul Whiteman e Jean Goldkette, reso omaggio alle voci di Billie Holiday e Annette Hanshaw e a Duke Ellington in un coinvolgente pomeriggio.
Alle 17:00 al Teatro Morlacchi è stata poi la volta del pianista americano Fred Hersch e del trombettista triestino Enrico Rava.
I due portano in giro dall’anno scorso, ed Umbria Jazz non si è lasciata sfuggire l’occasione di presentarlo, l’album The song is you pubblicato da ECM, che s’è aggiudicato il Top Jazz di Musica Jazz 2022 come disco dell’anno.
Fred Hersch, già presente in altre edizioni del festival e qualche anno fa anche al Festival dei Due Mondi di Spoleto in trio, ha collezionato nomination ai Grammy Awards – come pianista e compositore – ed ha ottenuto per due volte il riconoscimento di pianista jhazz dell’anno dalla Jazz Journalists Association.
Enrico Rava è di casa al festival, dove si è esibito in tante occasioni e con molteplici formazioni e progetti.
La storia del jazz, italiano ed internazionale, non può prescindere dalla figura di quest’artista che ha attraversato con la sua musica mille e più sfaccettature.
Dal free jazz dell’inizio all’incrocio con artisti della scena europea fino agli ultimi anni nei quali, tra gli altri, ha messo in squadra un nugolo di validissimi compagni d’avventura (da Enrico Morello, a Gabriele Evangelista, a Francesco Bearzatti, Giovanni Guidi, Francesco Diodati e Gianluca Petrella).
Un bellissimo incontro tra i due musicisti – tra i più agée del festival, che ha incantato per quasi 90 minuti i numerosi spettatori presenti.
La foto del trio MixMonk è di Enrico Tomassini; quelle del duo Hersch / Rava di Fabrizio Orcidi