PERUGIA – Il piano è stato protagonista anche in questo afoso giovedì di luglio, quartultimo giorno dell’edizione del cinquantennale di Umbria Jazz.
Doppio concerto alla Sala Podiani (alle 12:00 ed alle 15:30) per Danilo Rea.
Il pianista vicentino, con una carriera alle spalle che lo ha portato a lavorare con musicisti come Lee Konitz, John Scofield, Chet Baker, Joe Lovano ed Art Farmer, è una vecchia conoscenza del festival dove si è esibito numerose volte, anche con il Doctor 3 ed il Trio di Roma, in compagnia di Enzo Pietropaoli, Fabrizio Sferra e Roberto Gatto, con Gino Paoli, Renato Sellani e Fiorella Mannoia, con cui è attualmente impegnato in un tour che farà tappa anche alla Rocca Medievale di Castiglione del Lago il prossimo 3 settembre.
Nel concerto del pomeriggio, prima di iniziare il musicista ha fatto riferimento all’amico e contrabbassista Massimo Moriconi – con lui quando accompagna in studio Mina (quasi 25 anni), tant’è che assieme e con il batterista Alfredo Golino – le hanno dedicato l’album Tre per una, che sostiene: “… continuo a stupirmi di come mai io suoni e ci sia gente che viene ad ascoltarmi”, oppure spiegando il contenuto dell’esibizione che da li a poco sarebbe iniziata: “… beati voi jazzisti che fate sempre come vi pare”.
Rea non presenta mai il repertorio che andrà ad eseguire, non ha una scaletta preconfezionata; man mano fluisce la musica e si aprono i cassetti della memoria.
E’ così da sempre ed anche in questo sta la capacita del musicista che fa rimanere gli ascoltatori incollati a seguire l’esibizione cercando di cogliere le sfumature o di riconoscere un determinato brano.
In circa un’ora di musica ne è passata tanta, ad iniziare dall’omaggio – con Merry christmas Mr. Lawrence – a Ryūichi Sakamoto scomparso nel mese di gennaio.
Poi tra le altre Love is a many splendored thing, i Beatles di Obladì Obladà, Che cosa c’è di Gino Paoli, Somewhere over the rainbow, Cam Camini dal film Mary Poppins, Your song di Elton John, You’ve got a friend, Hallelujah, Se telefonando, Little peace in C for U, Line for Lyons, l’aria da Nessun dorma, Quizas quizas quizas, per arrivare a I sogni son desideri dal film Cenerentola.
Prima della conclusione non è mancata altra musica italiana con riferimento a Francesco De Gregori, Pino Daniele, Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla, proponendo Buonanotte fiorellino, Napule è, Il pescatore e Caruso.
Ed è sempre un piacere per i presenti ascoltare uno tra i più valenti pianisti italiani.
Alle 17 al Teatro Morlacchi una tra le formazioni più importanti di quest’edizione del festival.
Il piano trio, questa la formula, con il panamense Danilo Pérez, John Patitucci al contrabbasso e basso elettrico ed Adam Cruz alla batteria.
Il pianista ed il contrabbassista hanno a lungo fatto parte – con il batterista Brian Blade – del quartetto del sassofonista Wayne Shorter, scomparso pochi mesi fa; e proprio al fondatore dei Weather Report è stato dedicato il concerto.
Pérez è entrato molto presto nel mondo musicale – il padre era cantante di una band ed in seguito frequenterà il conservatorio, specializzandosi in pianoforte classico, al Conservatorio Nazionale di Panama.
Dopo essersi specializzato anche in composizione jazz il pianista ha collaborato tra gli altri con Arturo Sandoval, Steve Lacy, Jack DeJohnette, Charlie Haden, Michael Brecker, Joe Lovano, Wynton Marsalis, Tom Harrell e Gary Burton.
Tra la sua discografia gli album The Journey nel 1994 e PanaMonk nel 1996, tributo a Thelonious Monk.
John Patitucci è senz’altro tra i più grandi contrabbassisti degli ultimi 30 / 40 anni ed ha vinto numerosi premi.
Insegna musica e composizione ed ha suonato con Chick Corea, Herbie Hancock, Stan Getz, Wynton Marsalis, Joshua Redman, Michael Brecker, Randy Brecker, Freddie Hubbard, Tony Williams e Mulgrew Miller.
Molte anche le collaborazioni con artisti pop quali Natalie Cole, Carole King, Astrud e João Gilberto, Airto Moreira e Flora Purim, Sting e Ivan Lins.
Il cinquantatreenne batterista newyorkese Adam Cruz ha collaborato con musicisti come McCoy Tyner, Tom Harrell, Chick Corea, Chris Potter, Steve Wilson, Lee Konitz, la Mingus Big Band ed è tra i sessionam più richiesti.
Il trio ha dato vista ad un concerto muscolare, iniziato con il brano The journey,dall’album di Pérez del 1994; il pianista ha alernato il suo ruolo al pianoforte per spostarsi a volte alla sua destra dove era presente una tastiera mentre Patitucci ha spesso imbracciato il basso elettrico a sei corde.
Jazz, fusion, musica latinoamericana ed altre influenze si sono mescolate negli oltre 90 minuti nel torrido pomeriggio del teatro fino alla conclusione con il bis Round midnight.
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Le foto di Danilo Rea sono di Luigi Venturi
Le foto del trio di Danilo Pérez sono di Fabrizio Orcidi