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Trasimeno Blues torna al successo ma il festival è lontano dai record di una ventina di anni fa

PERUGIA – La black music ha costituito e costituisce tutt’oggi alle migliori espressioni della musica contemporanea. Da quasi trent’anni a questa parte un momento importante per la definizione delle varie forme della black music contribuisce il festival lacustre Trasimeno Blues che nel corso del tempo ha subito varie fasi, da quelle entusiastiche dei primi anni, a quelle più “pacate” degli anni dal 2010 in poi. Qualche anno fa si era persino ipotizzato di creare un “polo” umbro della black music che avrebbe annesso oltre alla rassegna lacustre anche il fu Narni Black Festival e Umbria Jazz. Se ne parlò per un po’ di tempo, poi il progetto svanì improvvisamente nel nulla. La ventottesima edizione di Trasimeno blues si è conclusa ieri sera nel segno di un buon successo con una grande festa finale con l’avvincente show di Victor Puertas, uno dei nomi più emblematici del Blues spagnolo, e Luca Giordano, uno dei musicisti più rappresentativi del Blues Made in Italy; shuffle trascinanti e Boogie hanno rappresentato  gli ingredienti principali dello spettacolo proposto dal sodalizio, con musica originale e brani tratti dalla tradizione del Blues urbano e rurale, in buona parte contenuti nell’album “Night Time Boogie” di freschissima pubblicazione. Ma caratterizzanti l’edizione 2024 di Trasimeno Blues sono stati soprattutto i concerti di Eric Bibb alla Rocca del Leone di Castiglione del Lago, carica esplosiva di  elementi Soul, Jazz, Gospel, sonorità africane e caraibiche e, di tanto in tanto, spunti Country e persino Rock, una miscela confermata anche nel nuovo disco del 2024 “Ridin”che ha ricevuto la nomination ai Grammynella categoria Best Traditional Bluese del maliano Samba Touré, erede artistico del padre nobile del Desert Blues Ali FarkaTouré, presente anche nella colonna sonora del film “Io Capitano” di Garrone. Articolato in varie date nei comuni lacustri, Trasimeno Blues ha rappresentato nel corso degli anni un ottimo volano di attrattività turistica sin da quando negli anni migliori contribuì a formare il record lacustre di un milione di presenze nell’area del Trasimeno. Di tutto questo e delle mancate occasioni di progettualità che nella black music conservano il loro fulcro, abbiamo parlato con il direttore artistico di Trasimeno Blues, Gianluca Di Maggio.

Siamo vicini ai 30 anni, si festeggeranno nel 2026. Come appare un primo sommario bilancio?

Il festival nella sua storia ha vissuto varie fasi, dalle primissime edizioni di grande successo, alle fasi di cambiamento, come quella di quasi dieci anni, quando anche in virtù delle direttive Gabrielli sulla sicurezza che rendevano l’organizzazione degli spettacoli più complessa, noi ci siamo trovati a dover fare delle scelte e ad individuare quei comuni, quegli spazi che fossero idonei ad ospitare questo tipo di spettacoli, tenendo conto anche del fatto che in quella stessa fase il festival stava subendo una decurtazione considerevole dei contributi pubblici e quindi non avevamo la forza di affrontare in maniera diversa quel tipo di situazione, anche se abbiamo sempre cercato di mantenere il livello qualitativo molto alto e in questi ultimi anni, soprattutto riferiti alla Rocca di Castiglione del Lago, con i concerti a pagamento, ci ha permesso di elevare il livello qualitativo e quindi di tornare ad ospitare artisti piuttosto noti a livello internazionale. Diciamo che negli ultimi anni, il festival sta subendo un processo di rigenerazione.

A volte si ha la sensazione di occasioni sfuggite, o volutamente ignorate, come ad esempio quell’ipotesi di un po’ di tempo fa di formare un circuito di black music in Umbria con l’annessione importante di Umbria Jazz. Perché improvvisamente svanì quel progetto?

 

Questo è un punto interrogativo che non riguarda soltanto quell’ipotesi, mi chiedo ancora come mai il festival Gospel “Soul Christmas” che registrava il tutto esaurivo in tutti gli appuntamenti del periodo di Natale non ebbe un seguito, o come mai – stesso andamento – per Bianco Rosso e Blues nel periodo autunnale. Anche quella rassegna ebbe un grande successo, registravamo il tutto esaurito in tutti gli appuntamenti. Era un’iniziativa tesa a promuovere il territorio, i prodotti tipici, in quel caso la produzione vitivinicola locale attraverso la musica. Quello che facemmo in quel periodo ha avuto sicuramente un certo valore anche dal punto di vista della promozione del territorio, tanto è vero che il milione di presenze al Trasimeno risalgono ormai a tanti anni fa, 2005-2006-2007 e quel risultato non è mai stato più raggiunto. Non so spiegarmi il motivo per cui si è rinunciato a questo tipo di manifestazioni anche perché queste manifestazioni non avevano problematiche legate alle direttive Gabrielli. Erano manifestazioni che si svolgevano al chiuso dove c’era un afflusso limitato di persone.

 

È mancata forse una capacità di investimento da parte degli enti coinvolti per motivi non molto chiari, ma sicuramente è questo di fondo il problema, giusto?

Davvero non saprei. Sicuramente da un punto di vista politico, c’è stata molta superficialità e disattenzione. Oggi sono molo preoccupati per il ridimensionamento dei flussi turistici nel Trasimeno, io penso che un elemento importante sia stata la promozione che si è fatta da almeno dieci anni a questa parte, una promozione che non si basa su una visione di sviluppo del Trasimeno, una promozione un po’ caotica, senza un’idea neanche del target di riferimento a cui rivolgersi.

A questo punto qual è l’urgenza maggiore di Trasimeno Blues? Cosa manca a Trasimeno Blues, oltre a tutto quello che c’è già?

Mancano le risorse che abbiamo avuto nella prima fase della storia del festival, che ci ha permesso di diventare uno dei festival più noti in Europa. Quella fama ce le portiamo dietro ancora e questo ci consente di avere un’ottima presa sul pubblico, tuttavia mancano le risorse e anche le certezze, perché un festival del genere non può partire nell’organizzazione a primavera inoltrata quando da un lato è difficile reperire gli artisti, poi anche rispetto ai turisti una promozione che parte a inizio estate è estremamente tardiva, soprattutto in riferimento ai turisti stranieri che programmano le vacanze con largo anticipo.

 

Foto di Claudio Biagioni

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