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Tra le macerie del terremoto sempre vivo il mito degli eremiti Siri nella abbazia dei Sant' Eutizio e Spes a Preci

PRECI – Dopo aver visitato l’ Abbazia di San Pietro in valle e quella di San Felice di Narco, l’ itinerario ci porta nell’alta Valnerina precisamente in Valcastoriana dove ci attende l’ abbazia di San Eutizio per quello che ne rimane.
L’ edificio, colpito a morte dall’ultimo evento sismico, che ha distrutto un buon 80% della struttura con il crollo totale del campanile, la ricostruzione stenta a ripartire anche se l’ abside e alcune parti della facciata sono state messe in sicurezza.
La storia ci parla che tutto l’evolversi della cristianità in questa parte meridionale dell’ Umbria si deve a semplici uomini, provenienti dalla Siria nel V e VI secolo, dediti all’eremitaggio, digiuno e  preghiera. Secondo la leggenda XII sociorun o Passio XII fratrum e i tre Leggendari del secolo XII (arch. Cap. Spoleto) provenienti da San Brizio e San Felice di Narco, dal Baronzio (annali anno 514) e da Jacobilli, nel 514, circa 300 siriani emigrarono da Antiochia di Cesarea in Umbria, al tempo di Teodorico re dei Goti. Emigrazione causata dalle persecuzioni dell’imperatore ariano Anastasio Dikoro (491- 518) e dal vescovo eretico di Antiochia Severo. In Umbria, giunti con loro famiglie, gli eremiti formarono le prime Laure di liberi ancoreti,  sopratutto nella zona alta del Monteluco, poi in Valnerina lungo il Nera  e Valcastoriana lungo il Campiano, passando dapprima da una vita anacoretica a quella cenobitica. Regola di Pacomio, la vita Atanasiana di Sant’ Antonio, le “vitae patrum” la regola Basiliana. SAN LORENZO ILLUMINATORE emigrante al tempo di Papa Ormisda e il re Teodorico, si ritirò a Casteldilago, dove, nel 521, eletto superiore degli eremi, diresse la Laura di Monteluco, per circa venti anni. Nel 541 fu eletto Vescovo di Spoleto da Papa Virgilio dopo la decapitazione del vescovo Giovanni da parte dei Goti.
Nel 552 dopo aver trascorso più di dieci anni nell’episcopio spoletino, si ritirò in Sabina fondando l’Abbazia di Santa Maria in Farfa. Mori nel 576. Altro personaggio dei 300 profughi Siriaci e’ ISACH il quale stanziatosi anche lui a Monteluco ebbe in dono dalla nobile spoletina Gregoria il bosco (bosco sacro),  La sua Laura cenobitica assai numerosa fu centro nel 528 a San Giuliano. Mori nel 550. Sepolto nella cripta  di Sant’Ansano. Altri Siriaci furono: CARPOFORO, ERCOLANO decapitati a Perugia sotto Totila nel 546; SENTIO morì a Spoleto nel 470e sepolto in San Concordio (San Salvatore). Ma altri eremi sorsero un po’ ovunque: presso Santa Maria delle Scentelle a Grotti, Triponzo, Serravalle, Santa Maria delle scentelle a Fematre. Troviamo LAZZARO  e GIOVANNI (San Pietro in valle); FELICE e MAURO (a Santa Anatolia di Narco) lungo il Nera;  EUTIZIO SPES e FIORENZO (in Valcastoria di Preci). Quest’ultimo eremo fu di esempio alle esperienze giovanili anacoretiche e cenobitiche che nel V secolo, Benedetto da Norcia, si ritirò nella valle dell’Aniene fondandovi una Laura cenobitica. Ma torniamo a questa Abbazia del Campiano. Le prime celle monastiche, dove vissero gli eremiti  si possono scorgere  sulla rupe sovrastante l’edificio.
Nel 1190 da un oratorio, si eresse la chiesa romanica dedicata a S.Eutizio.  Qui nella parte monastica, furono costituite strutture come: mulino, farmacia, scriptorium per miniaturisti, biblioteche scuole. Da qui ebbe origine la scuola chirurgica di Preci. Alcuni codici miniati sono alla biblioteca Vallicelliana in Roma. Con il regime commendatario alcune famiglie prestigiose romane governarono sull’abbazia come: Maffei, Barberini, Poli, Crescenzi. Alcuni suppellettili di valore sono esposti al museo diocesano e alla pinacoteca di Spoleto, altri sono stati recuperati dalle macerie del sisma e depositati a Santo Chiodo,  altri persi per sempre. Del periodo longobardo e’ il pluteo della fontana, alcuni frammenti scultorei e le colonne  monolitiche della cripta. Del periodo romanico invece il portale originale del 1190 e il rosone  del 1236 di stile umbro con gli emblemi dei 4 evangelisti. Il Fabbi tradusse la scritta nella lunetta del portale: ” UMILE ABBATE TEODINO, FU PRIMO IN QUEST’OPERA. QUELLI CHE QUI PASSANO PREGHINO INCESSANTEMENTE DIO PER LUI. LA SUA ANIMA SIA BENEDETTA DA DIO. L’ ANNO MILLESIMO CENTESIMO NOVANTESIMO. MASTRO PIETRO FECE PORTALE MENTRE ERA PRIORE GIOVANNI”. La chiesa e l’abside poligonale con costoloni subì un ampliamento in stile gotico nel 1375.
Unica navata presbiterio sopraelevato con scalini. Tutto in pietra. Nel 1450 fu realizzata la Croce sagomata da Nicolo’ da Siena  posta nel coro del presbiterio. Nel 1514 l’abate Polidoro Scaramellotti, sempre nel coro, fece erigere un monumento in pietra per i SS. Eutizio e Spes sullo stile di Rocco da Vicenza. Nel 1519 fu realizzato il coro ligneo dai bravissimi artigiani locali. Del 1544 fu realizzato il reliquiario di Sant’ Eutizio. All’ abbate Crescenzi si devono nel XVII secolo,  molti arredi e reliquiari oltre al grande  dipinto della Crocefissione commissionato al pittore Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio. Ma anche i due singolari busti lignei in lamina d’ oro dei due Santi Eutizio e Speso che troneggiavamo ai lati dell’ altare maggiore.
Il colpo mortale dell’ evento sismico ha distrutto una parte importante di questo patrimonio storico, artistico e devozionale. Tutti si augurano che, presto la macchina organizzativa della ricostruzione, superati gli ostacoli burocratici,  torni al suo ruolo primario volto al ripristino di questi luoghi sia dal punto di vista di uso civico  che religioso.

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