«Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno» amava dire Federico Fellini. Parole che fanno ben intendere come sia non facile restituire una parte, anche se minima ma importante, dei temi caratterizzanti l’opera del grande regista. L’esposizione, curata da Fabio Melelli e con la partecipazione di Giuliano Geleng, ci riesce pienamente. Perché va a cogliere questi temi cari al cineasta che ha raccontato il mondo sempre con il filtro di una spiccata sensibilità onirica, in cui il gusto per il surrealismo e la metafisica sono stati elementi costitutivi.
“La pista dei sogni. Federico Fellini tra cinema e circo” è in mostra presso il museo civico fino all’8 settembre. L’esposizione è organizzata dal Comune di Perugia – Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Rai Teche e con il Comune di Rimini. La curatela è affidata a Melelli, noto critico cinematografico perugino e docente di Storia del cinema italiano all’Università per Stranieri di Perugia, con la collaborazione del maestro Geleng.
La mostra di Perugia – tra le primissime in Italia – anticipa di un anno le celebrazioni del centenario della nascita di Fellini e accende i riflettori sul mondo creativo del regista riminese, con particolare attenzione al suo rapporto con il circo. Cinema, circo e sogno sono così le tre parole chiave per interpretare l’originale mostra. «Una costante tematica nell’opera di Fellini – afferma Melelli –, che spesso ricorre all’archetipo del clown per strutturare i protagonisti delle storie. Il circo è inoltre una forma di spettacolo popolare, che precede e accompagna la nascita del cinema e che, con la settima arte, ha un rapporto di profondo interscambio. Il cinema condivide con il circo quel senso del “meraviglioso”, così importante anche nell’opera di Fellini».
Di rilievo è la partecipazione straordinaria di Giuliano Geleng che per circa vent’anni ha collaborato con Fellini, da “Roma” a “La voce della luna”, dipingendo, insieme al padre Rinaldo, tutti i quadri di scena dei film del maestro riminese, oltre a essere l’autore di manifesti che, con il tempo, sono diventati veri e propri “marchi” di riconoscibilità dell’universo felliniano. In mostra sono esposti anche oggetti e costumi della famiglia Colombaioni (protagonista del film I Clowns), le installazioni dell’artista Natino Chirico dedicate a Fellini, le fotografie di Giuseppe Di Caro e un disegno originale del celebre fumettista Luciano Bernasconi. Direttamente dai set felliniani anche la motocicletta di “Amarcord”. Costituisce un utile corredo alla visita il libro-catalogo a colori, edito da Morlacchi Editore, curato dallo stesso Melelli.
Il risultato è quindi quello di una mostra originale e di pregio, da vedere assolutamente. Anche perché, usciti da palazzo della Penna, si torna a casa con la voglia di rivedere i film del regista. Del resto, l’immaginario di Fellini è più vivo che mai ancora oggi, come dimostra anche il successo di tante recenti pellicole che si ispirano più o meno direttamente all’universo poetico del grande regista riminese. Ciò che è sorprendente nel cinema di Fellini è la capacità di leggere nel presente e nel futuro, di anticipare l’evoluzione della società, di generare ancora oggi epigoni devoti e riconoscenti. L’Oscar al miglior film straniero nel 2019 è andato al film “Roma” di Alfonso Cuaròn, un esplicito omaggio al maestro e non solo per il titolo ma anche perché Fellini viene citato pure in una sequenza ispirata a quella di apertura di “8 ½”. È poi indubbio che il successo di un film come “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino derivi proprio dal fatto di essere un riuscito mix tra “La dolce vita” e “8 ½”. Un cinema quindi che anche oggi, grazie al suo insegnamento, prende le mosse dalla realtà per trasfigurarsi nella dimensione onirica. E questa mostra perugina è certamente un modo per seguire questa meravigliosa e surreale “pista dei sogni”.
Per informazioni: www.munus.com; www.turismo.comune.perugia.it.