Tra angeli e alieni. E’ questo il tema del quadro che Franco Venanti ha completato in questi ultimi giorni e rappresenta la filosofia del maestro non solo su quello che sta accadendo ora attorno a noi ma anche sulla progressiva caduta dei valori della nostra società i cui effetti stiamo subendo al di là delle conseguenze contingenti relative al Coronavirus.
Del resto Venanti in più occasioni, sia con i suoi scritti che con i suoi interventi pubblici, ha prefigurato scenari che ora sono sotto gli occhi di tutti. Concetti evidenti nella sua pittura soprattutto riferita alla concezione dell’entropia cosmica e che assieme a numerose altre opere relative all’intero arco della sua creatività, verranno presentate in una mostra prevista per il prossimo novembre per celebrare i 90 anni del maestro. Un tributo della città in cui è nato che partirà da Palazzo della Penna per arrivare al Cerp con opere sia in bianco e nero che a colori. Tornando al quadro, da una parte Venanti ha posto l’angelo, l’iconografia religiosa per eccellenza, certa, tramandata, certamente connaturata al credo cristiano ma anche diffusa nella cultura laica. A questa si contrappone l’invasione dell’ultra mondo, dell’indicibile, dello sconosciuto, del mistero alieno, dell’imprevedibilità rispetto a un contesto apparente fisso, immutabile, in qualche modo reputato immune. Lo sfondo in cui si muovono e stagliano angeli e alieni non è però quello iconico, tinto d’azzurro. In questo impera la sensazione cosmica piuttosto che riferita al cielo; l’infinito nero. Anche a connotare la contemporaneità descrittiva e contenutistica che in qualche modo può essere riferita alla pandemia, allo sconvolgimento dell’apparentemente prestabilito, riferito allo scibile e alle nostre convinzioni. Il soggetto, qui, sta proprio nell’imprevisto e nell’imprevedibile, nelle forme e modalità con le quali esse si possono palesare nelle interrelazioni, ma anche nel richiamo esplicito a come l’Uomo si sta rapportando proprio al Cosmo. Ed è questo che rende il quadro estremamente attuale nella lettura e nella sua interpretazione non solo oggettiva, figurata, ma che, nello stile che da sempre connota l’arte di Franco Venanti, è soprattutto legata alla visione personale e all’interiorità di ciascuno di noi, di ciò che ci circonda e ci sentiamo di essere. E di come sentiamo Dio.
Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.