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Torna a Città di Castello “Calibro Festival” nel segno dell’Africa

CITTA’ DI CASTELLO – È il grande momento delle letterature africane. Il 2021, in particolare, è stato un anno incredibile: il Nobel per la letteratura, il Goncourt e il Booker Prize assegnati a scrittori nati e cresciuti nel Continente Nero.

Abdulrazak Gurnah, tanzaniano, Damon Galgut, sudafricano (nella foto di copertina ), Mohamed Mbougar Sarr, senegalese.

Mbougar Sarr Mohamed ©DR

Questi ultimi due, tra qualche mese, verranno a parlare dei loro libri da noi, a Città di Castello. Saranno infatti tra gli ospiti di maggior richiamo del Calibro Festival nella nuova veste che ha deciso di indossare. Nuova a partire dal nome: Calibro Africa Festival. Si svolgerà dal 28 settembre al 1 ottobre, ed è stato presentato al Salone del Libro di Torino appena conclusosi, dove ha suscitato grande interesse.

Per Calibro, a dieci anni dalla nascita, si tratta di una nuova partenza. Il festival tifernate si è affermato da subito come uno dei più interessanti nel panorama italiano: alta qualità, intraprendenza, originalità, in una dimensione lontana dai grandi palcoscenici delle capitali della cultura.

“Città di Castello è la periferia della periferia”, ride Lorenzo Alunni dal suo alloggio di Princeton, dove sta completando una fellowship annuale in antropologia. A settembre l’aspetta un incarico a Milano, naturalmente a termine, e lo aspetta anche Calibro, che insieme a un po’ di amici ha inventato e diretto in questi dieci anni.

La letteratura, per Alunni, è da sempre stato l’altro versante rispetto al percorso accademico da antropologo: i racconti, le collaborazioni con riviste importanti, il romanzo d’esordio Nel nome del diavolo (Il Saggiatore) nel 2021. E, certo, Calibro. “La pandemia ci ha tagliato le gambe. Era tutto pronto per l’edizione del marzo 2020. Saltata quella, ne abbiamo proposte un paio in versione ridotta”. Fino all’idea concepita insieme a Sandro Ferri e alle sue edizioni e/o, una delle maggiori case editrici indipendenti italiane. “Sandro e Sandra (Ozzola, sua moglie e socia in e/o, ndr) ormai qua sono di casa. Sono venuti a trovarci con Mathias Enard, che è stato spesso ospite da noi, e siamo diventati amici”. Con gli amici si parla di tutto, anche di festival da trasformare in qualcosa di diverso. Calibro che diventa Calibro Africa, Città di Castello, la periferia della periferia, che ospita il festival della periferia del mondo.

Ferri a Castello ha peraltro un pezzo importante di radici. Suo padre è nato qui, in questo lembo di terra stretto tra terre che si somigliano senza essere le stesse. Un’Umbria liminale, la Toscana e le Marche e la Romagna tutto intorno.

“Calibro ci è sempre piaciuto molto – dice lui – Lo vedevamo, era un festival di qualità, si respirava una bella aria. I ragazzi sono in gamba”. E allora e/o ha deciso di investire su un progetto che in Italia non ha eguali. Un festival dedicato alle letterature africane. Perché? “Perché ormai da molto tempo noi pubblichiamo autori africani. Dell’Africa del Nord, di quella subsahariana, e in varie lingue: inglese, francese, portoghese. Negli ultimi anni l’Africa è sempre più al centro del dibattito politico e culturale in Occidente e in Italia, con i suoi problemi, le sue opportunità, le sue trasformazioni. E poi tutti quei premi arrivati nel 2021. Ci siamo detti che era il momento di provare a inventarci qualcosa. Per spingere i nostri autori e stimolare l’attenzione del pubblico in generale”. Lo slancio non può non essere arrivato proprio dal Goncourt vinto da Sarr e dal Booker Prize vinto da Galgut. Due scrittori molto diversi, ma entrambi tradotti in Italia da e/o. “I loro libri hanno anche venduto bene. Quelli degli altri africani faticano di più. Ma ce ne sono di splendidi. Bisogna essere onesti: il pubblico li sottovaluta ancora. Abbiamo pensato che allestire un festival interamente incentrato sull’Africa avrebbe potuto portare a un’attenzione maggiore”. E quindi ecco Calibro Africa. “Ci stiamo lavorando da un anno”.

Il programma è già a buon punto: oltre a Sarr e Galgut sono già stati annunciati la tunisina Amira Ghenim e la nigeriana Cheluchi Onyemelukwe Onuobia, pure loro della scuderia e/o (“ma ci saranno anche autori di altri marchi”), e il camerunese Eugène Ebodé, non ancora pubblicato in Italia, che aprirà la manifestazione. E poi Igiaba Scego, senza dubbio la più affermata tra le scrittrici e gli scrittori italiani di origini africane. La Scego, in dozzina allo Strega di quest’anno, “sarà per noi un punto di riferimento importante”, spiega Alunni. E insieme a lei Calibro ospiterà molti altri autori nati o cresciuti in Italia da genitori africani. Le seconde generazioni della letteratura italiana.

E il futuro? “Intanto vediamo come va quest’anno – dice Ferri – Ma ovviamente la speranza è che sia solo l’inizio”. Un’edizione pilota, ma già con qualche fuoco d’artificio. Oltre ai grandi ospiti ci sarà spazio per la musica e per le produzioni originali che hanno sempre contraddistinto Calibro. Per cui di sicuro il 2023 segna anche un salto dal punto di vista economico. “Sì – conferma Alunni – abbiamo sempre avuto un budget molto ridotto, anche perché ci abbiamo sempre lavorato gratuitamente, e stavolta, pur rimanendo lontanissimo da quelli dei grandi eventi culturali del territorio, è cresciuto parecchio. Grazie a e/o, al Comune di Città di Castello e ad alcuni sponsor privati locali. E intendiamoci: fare il festival a titolo volontario non è un merito, anzi. Il lavoro culturale andrebbe sempre retribuito, come tutti gli altri. Ma spesso, se non si vuole mollare, non è possibile”. Portare ospiti da mezzo mondo, in ogni caso, è costoso, ed è proprio lì che si gonfieranno le voci di spesa: i viaggi, l’accoglienza, gli interpreti. Però, e il Salone è stato un primo banco di prova piuttosto eloquente, è facile immaginare che Calibro Africa funzionerà. “Storicamente da noi, oltre a quella del posto, viene soprattutto gente dal Nord. Speriamo di riuscire a portare pubblico anche dalla parte d’Italia più vicina”.

Giovanni Dozzini

Foto di copertina: Booker

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