Il progetto, articolato in azioni che vanno dalla riqualificazione di spazi architettonici ed aree verdi alla realizzazione di eventi a tema, si sviluppa in 60 pagine che mettono a sistema una vocazione che Todi esprime ormai da oltre mezzo secolo e per il cui sviluppo molto si è investito in anni recenti.
Molte le frecce all’arco di Todi, la quale ha tessuto innanzitutto una imponente rete di relazioni con le istituzioni, le università, le accademie, le fondazioni e le realtà associative umbre ma anche di ambito nazionale e internazionale, proprio perché la candidatura della “città ideale”, la “città più vivibile del mondo”, è stata impostata per essere la candidatura di un’intera regione, l’Umbria.
L’obiettivo, dunque, è ora sulla prima fase di selezione, superata la quale sono previste, entro il 14 ottobre le audizioni delle cinque finaliste, per arrivare alla proclamazione da parte del Ministro della prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026 entro il 30 ottobre di quest’anno.
Una marcia serrata, alla quale Todi si presenta pronta. Nelle prossime settimane arriveranno dagli Stati Uniti le opere di Mark di Suvero, tra i più importanti scultori viventi e punto di riferimento per l’arte ambientale e pubblica a livello internazionale: saranno protagoniste della quarta edizione del Festival delle Arti con una grande mostra alla Sala delle Pietre e un’installazione in piazza del Popolo, la stessa dove nel 1979 approdarono le Colonne di Beverly Pepper, artista alla quale la città ha dedicato nel 2019 il primo parco monotematico in Italia. Opere alle quali negli anni scorsi si sono aggiunte le installazioni di Pomodoro e di Plessi, con intorno un continuo fiorire di gallerie e di nuove presenze, ad alimentare in continuum la fama di una Todishire dell’arte e della cultura contemporanea.
“A quanti, tanti, che hanno lavorato al dossier – sottolinea il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano – ho chiesto di ragionare e progettare per la candidatura ma soprattutto oltre la candidatura: pensare insomma al futuro della città in modo non incidentale ma con una visione di ampio respiro, radicata nel fatto di essere stata scelta, fin dai primi anni Settanta, quale luogo di vita e di lavoro da decine di grandissimi artisti, Alighiero Boetti e Piero Dorazio tra i primi”.