SPOLETO – Grande attesa ieri sera per l’anteprima regionale dell’Ensemble Simphony Orchestra che, diretta dal maestro Giacomo Loprieno, ha portato al Teatro Nuovo di Spoleto il secondo volume tributo ai successi leggendari di Ennio Morricone nell’ambito della stagione 2019/2020 Tourné. La composizione di Loprieno è stata particolarmente applaudita anche con il favore del botteghino che, a giudicare dalla sala gremita, deve aver di certo chiuso in positivo.
“È la quinta volta che veniamo in Umbria e penso che ci rivedrete presto”, questa la frase di chiusura del direttore dopo i calorosi apprezzamenti del pubblico che hanno accompagnato l’orchestra in questo secondo atto musicale che pare abbia riscosso già notevole successo.
Dunque, nessuna sorpresa? Non proprio, la musica accoglie e si espande davanti a sé in qualunque circostanza ci si trovi. L’interpretazione sinfonica delle colonne sonore di Ennio Morricone resta alla base perché i musicisti, protagonisti che fondono all’interno dell’ensemble esperienze classiche, liriche e contemporanee, rendono imprescindibile collegare il connubio tra teatro, cinema e musica alla drammaturgia delle emozioni filtrata attraverso la partitura. Se il primo atto era stato dedicato al repertorio più classico, il secondo andato in scena ieri ha riproposto le grandi colonne ma anche i brani eseguiti raramente, come ad esempio il pezzo smontato di Chi mai dal film Maddalena del 1971 in cui violino, legni e percussioni la fanno da padrone; oppure l’assolo del violoncellista in Nuovo cinema paradiso. Quei brani che, dopo il diploma al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma risalgono la china degli anni Sessanta, degli arrangiamenti, quelli che precedono e inseguono la consacrazione grazie alla collaborazione con Sergio Leone e la scrittura delle musiche Per un pugno di dollari che gli valse nel 1965 il primo Nastro d’Argento. Le emozioni che riesce a trasporre su pentagramma non sono mai blande, come gli riconosce la critica, ma applicate alle complesse funzioni cinematografiche e per questo, in qualche modo, eterne oltre il tempo della pellicola.
Al direttore d’orchestra, dunque, il gravoso compito di non eccedere il sentimento di una nota con il rischio di oscurarne l’intera battuta strappandola dal suo significato originario. Tuttavia, dal modo coreografico che aveva nel dirigere anche mentre suonava il pianoforte, presumiamo che l’intenzione di Loprieno sia stata appagata, fin dall’origine di questo omaggio avvenuto l’anno scorso. Lo ha raccontato lui stesso qualche giorno fa in un’intervista apparsa sul Messaggero Umbria (a firma di Antonella Manni, ndr.) la vigilia di Natale: “Ha avuto inizio a Torino (…) in occasione del 90 anni del maestro Morricone quando, in modo sperimentale e per omaggiare la sua carriera, abbiamo avuto l’idea di trascrivere per un’orchestra di quaranta elementi le sue composizioni, nate per un organico molto più ampio”. Imparando ad ascoltare le sue composizioni nei film, quando esse vengono estrapolate in orchestra il suono prodotto dagli strumenti e la loro immagine riflessa nella cornice del teatro ne illustra il senso per poi proiettarlo nel e per il pubblico. Di ausilio sul palco, per il continuum del concerto, a introdurre i brani l’attore Matteo Taranto, mentre alla soprano Anna Delfino le arie dedicate.
Foto di Simone Di Luca