TERNI – Il sugo che “spippiola” sul fornello; la tovaglia che riconquista il tavolino; le stoviglie che tornano al loro posto. Passato il furore casalingo che tanto ha messo in discussione il tradizionale ruolo dei tappi, dei coperchi e delle tazzine nella ricerca di una ruota, parlare di pace ritrovata è tuttavia azzardato. L’ansia di prestazione ha solo cambiato domicilio.
“Ho 4 whatsapp aperti e mi sta arrivando di tutto. Tra carrucci, musiche, doppiaggi, non diamo il resto!” – si segnalava, in affanno, da Gente Cantamaggio nella tarda serata del 26 aprile.
Accompagnato dall’esortazione a comporre musica e scrivere poesie, l’invito della nuova comitiva maggiaiola a tenere vivo il fuoco della tradizione in tempo di distanziamento sociale ha sortito effetti straordinari. La carrucciomania si è propagata e, nell’ultimo giorno utile per inviare le riprese delle sfilate da tavolo, l’organizzazione si ritrovava a fare i conti con l’intasamento della casella di posta elettronica.
Alla fine di una notte ” da paura”, con una ventina di pezzi musicali e altrettante poesie sono arrivati novanta video, non solo da Terni, ma anche da Perugia, Roma, Torino, Ravenna; dalla Gran Bretagna, dal Lussemburgo, dal Canada.
“Mi raccomando, cercate di mantenere questa iniziativa” – esortava Manuela su Whatsapp, evidentemente avvezza alla volatilità di tante buone proposte made in Terni.
E’ allestito con i libri quello della biblioteca comunale di Terni che attende di riaprire i battenti; è costruito con biglie e tappi di sughero quello che denuncia l’ubriacatura del pianeta; è commestibile quello che usa le pizzette come ruote; richiama la poesia di Furio Miselli, rinnovandone i migliori auspici, quello intitolato “Prima Terni, poi Londra e Parì”.
E’ fatto, invece, di poesia pura il carruccio della Scuola dell’infanzia Valleverde che nasce dai disegni e dai commenti inviati dai bimbi alla maestra. In questo tempo sofferto, nel centenario della nascita di Rodari, è quanto di più carezzevole possa darsi.
Lorella Giulivi