La riflessione domenicale di questa settimana la dedico a un’immagine, che in realtà è una illustrazione, e al genio di una matita fertilissima: quella di François Olislaeger.
Maschere. Disposte, ordinatamente, sui palchi di un teatro. Da quella del cerusico medico della peste a quella che immagini per il Gran ballo del Doge. Da quella che ti rimanda al teatro greco a quella classica da clown della suola circense. Poi, ecco il riferimento umoristico agli eccessi da lockdown con resprazione affidata al boccaglio, e una più ordinaria e ormai familiare protezione anti Covid. Dunque? Donne e uomini mascherati, nel tempo. Nel corso della Storia per storie diverse. Nel terzo millennio ce n’è toccata una che si somma alle altre. Un richiamo geniale, un’ ironia elegante. Soprattutto un invito, ricercato, a farci rivivere il teatro e che connota magistralmente il “libretto” dell’avanprogramma del Morlacchi da qui a dicembre del Teatro Stabile dell’Umbria.
François Olislaeger è nato in Belgio, a Liegi, 42 anni fa, ora vive a Parigi. Diplomato alla scuola Émile Cohl di Lione, vanta, tra le tante, collaborazioni con Le Monde, con la rivista Charlie Hebdo e ha pubblicato libri, reportage e collaborato a sceneggiature. Da due anni incrocio, come del resto molti umbri che hanno frequentato le varie stagioni del Tsu, le sue creazioni visto che proprio con lo Stabile ha stretto un rapporto creativo davvero interessante e che si è andato solidificando nel tempo. Per ciascun teatro del circuito, un’idea portante, immagini talvolta evocative, altre assolutamente fantasiose, singolari, oniriche.
Insomma, incrociando le dita per quello che sarà, è bello sapere che François Olislaeger si è già messo al lavoro per il teatro umbro.