TangOpera: "fusione" riuscita

SPOLETO – “Bellissimo spettacolo, io mi sono esaltata”, sul finale giungono voci di apprezzamento dopo i due bis richiesti a gran voce. La contaminazione tango-opera è piaciuta al pubblico del Teatro Nuovo di Spoleto. Lo spettacolo inedito a cura dell’associazione Amici della Lirica di Terni ieri sera, venerdì 26 luglio, ha portato in scena musica, danza e lirica, inserendosi all’interno del cartellone “Spoleto d’Estate” presentato nei giorni scorsi a Palazzo Comunale.

La locandina dello spettacolo

Celebre la frase del paroliere di Gardel, Enrique Santos Discèpolo “il tango è un pensiero triste che si balla” che ha richiamato questo tipo di musica anche in Umbria con un’orchestra di dieci elementi, due cantanti liriche (la soprano Désirée Giove e la mezzosoprano Ilaria Ribezzi) e due ballerini di tango argentino (Sara Paoli e Samuele Fragiacomo). Da Yo soy Maria di Piazzolla all’aria della Bohème Mi chiamano Mimì, l’opera trascende mentre il tango fluisce e le note arse sono cupe. 
Spoleto sul palco diventa Buenos Aires, il fondo buio del palco si cala nei primi del Novecento quando suonare e danzare l’amarezza del tempo vissuto dava forza al popolo che ne era investito. Quando la musica era capace di riportare alla vita senza l’uso delle parole: in origine era il trio pianoforte-violino-bandoneón che insieme alle coppie di ballerini in strada comunicavano le emozioni con il linguaggio del suono e del corpo riunendo tutti sotto un unico cappello. Eppure i danzatori del Teatro Nuovo, ieri sera, per quanto l’eleganza di lei sopperisse alla severità di lui, nelle figure lasciavano intravedere una insolita incertezza. I passi mossi con cautela, restringevano il ballo: come per i gradi presenti nelle relazioni umane, infatti, una donna deciderà di farsi guidare da un uomo solo se riporrà in lui una massima considerazione. Così un tango figurato, nuevo, non esprimerà solo la tecnica e la perfezione del movimento ma anche la fiducia, l’affidamento, la cura e ovviamente il dolore, intriso nei fogli pentagrammati e strappato alle grida dei cantanti.
Esaminando ancora la commistione tra i vari generi, nei movimenti di Piazzolla e Galliano (con Tango pour Claude) ritroviamo oltre a Puccini compositori del repertorio classico quali Mozart (Fantasia in Re minore, rielaborata per Tango Fantasia) e Bizet (dalla Carmen, Habanera e Chanson Bohème), tutti arrangiati seconda la vocazione tanguera ben calibrata dai musicisti sul palco, senza nulla togliere alle peculiarità di ogni brano ma anzi estendendo in platea l’unicità di ognuno. 
Comprendiamo che cos’è Tangopera, proprio da quello che ci aveva confidato Silvia Racanicchi, “Tangopera è l’incontro di mondi musicali che per distanze geografiche, temporali, socio-culturali hanno collocazioni molto lontane. Non il tentativo di trascinare un linguaggio musicale dentro l’altro, ma la ricerca della loro compresenza pronta a generare un mondo ‘altro’ che entrambi li contenga”. In sostanza, al pubblico, tra cui anche il sindaco di Spoleto Umberto De Augustinis con la moglie in veste non ufficiale, è stata data l’opportunità di “guardare” la musica affiancare le diverse arti. In questo modo, in via del tutto sperimentale, invece che far stridere l’ascolto, a giudicare dall’ovazione prodotta nel mezzo dello spettacolo e alla fine, ha convinto il risultato e la mescolanza di armonie ha lasciato entusiasti. 
 
L’orchestra di dieci elementi era formata dal Nuevo Tango Ensemble, ispirato a Piazzolla: Prisca Amori al violino, Simone Marini al bandoneón, Alessandro Paris alla chitarra, Matteo Gaspari al contrabbasso, Paola Crisigiovanni al pianoforte e per gli arrangiamenti insieme all’Estro String Orchestra composta da Francesco Negroni alla viola, Angelo Santisi al violoncello, Daniel Myskiv, Luca Bagagli e Francesca Sbaraglia al violino). L’evento era patrocinato dal Comune di Spoleto e l’organizzazione artistica era stata affidata ad Ag.or.à.
 
 
  

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.