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Sulle tracce dei Plenaristi, gli artisti dei paesaggi umbri

La forza dell'acqua

TERNI – L’intento era di redigere una piccola inchiesta sulle tracce lasciate dai Plenaristi, gli artisti che verso le metà dell’Ottocento, sfidando il gelo e i pericoli dell’attraversamento delle Alpi, spesso a dorso di mulo su sentieri ghiacciati a strapiombo nel vuoto, arrivarono nel Belpaese attratti dalla fama dei suoi luoghi ineguagliabili e soprattutto da quella luce mediterranea sconosciuta ai Paesi del Nord Europa, dalla Francia, all’Olanda, dalla Germania, alla Danimarca e alle Fiandre. Così attratto dall’idea di poter ritrarre con la fotocamera le postazioni da dove venivano dipinti i più bei scorci della Valle del Nera, sono partito alla volta della Valnerina ternana per raggiungere l’emblema che più di altri attrasse l’attenzione degli artisti, del resto inevitabile che non fossero colpiti di fronte allo spettacolo unico della Cascata delle Marmore. Secondo le informazioni che con pazienza certosina e scrupolo da vero ricercatore ha raccolto il dottor Franco Passalacqua, medico pediatra e artista a sua volta, i Plenaristi si raccolsero nella capitale attratti dalle meraviglie della città eterna, dalle sue vestigia, ma anche dall’aurea di spiritualità che Roma esercitava come fulcro della spiritualità cristiana. Ma Roma fu appunto la base per cercare e infine trovare una relazione più intensa con la natura circostante. Fu così che i paesaggi agresti di Tivoli ed Ariccia, ad esempio, furono ritratti in opere che ne volevano fermare la luce e la morfologia per sempre su una tela sperimentando e adottando tecniche innovative per la creazione dei colori e soprattutto perché il lavoro eseguito en plein air non subisse lunghi processi di asciugatura.

L’acquerello fu molto usato, ma tecniche nuove di olio su carta furono ideate in loco, per ovviare anche ai problemi di un facile trasporto senza compromettere l’opera. I Plenaristi che precedettero di qualche decennio l’invenzione della fotografia e del primo dagherrotipo, formarono un movimento artistico di ampia portata che seguì a breve distanza quello di letterati e poeti nei loro celebri Grand Tour, nell’intento di produrre visivamente l’incanto dell’Italia, seppure di una parte ridotta di essa. C’è da considerare infatti che ai tempi non era facile spostarsi da un luogo all’altro e che ogni spostamento comportava un grande dispendio di forze anche finanziarie. Per questo percorrevano anche distanze medio lunghe a piedi o con mezzi di fortuna come carri trainati dal bestiame o a dorso di mulo. I più fortunati viaggiavano in carrozza o in calesse e poterono permettersi di avventurarsi anche oltre, ma non molto, l’hinterland romano. Tra questi quelli che raggiunsero, seguendo il tracciato dell’antica Flaminia, la Valle del Nera: François-Marius Granet, Louis Ducros, Pierre-Athanase Chauvin, André Giroux, Jean-Joseph-Xavier Bidauld, Martin Verstappen, Karl Blechen, Gustav Palm, tanto per citarne alcuni.  Merita un posto d’onore Jean Baptiste Camille Corot, sommo paesaggista e precursore dell’Impressionismo che nella ricostruzione della massima esperta d’arte di fama internazionale Anna Ottani Cavina ebbe modo di esprimere i prodromi dell’Impressionismo proprio in alcuni dipinti paesaggistici nella Valle del Nera, tra cui il Ponte di Narni e La Ragazza di Papigno.

Corot in seguito al primo viaggio in Italia si spostò in un secondo anche in Lombardia e nel Veneto, tra i primi Plenaristi a ritrarre le magie di Venezia. Ecco, volevo ripercorrere le tracce di Corot che della Valle del Nera è stato il Plenarista più rappresentativo, cercando di cogliere lo sguardo dell’artista che cadeva sui paesaggi umbri. Mi è stato molto difficile perché nonostante il certosino lavoro del dottor Passalacqua che ha riprodotto dettagliatamente le postazioni da dove Corot trasse spunto per dipingere i suoi paesaggi e nonostante un tracciato sulla carta esista con l’installazione di piccoli totem a cura della Fondazione Cassa di risparmio di Terni, non è stato facile seguire le tracce dell’artista francese, dato che nessuno, all’Infopoint della Cascata delle Marmore, ha saputo fornire spiegazioni più esaurienti. Va detto a discolpa del personale dell’infopoint che proprio in questi giorni si sta attuando il passaggio dalla vecchia gestione, la 165 Marmore Falls, alla nuova, Vivaticket per la biglietteria, le guide, le informazioni e l’accoglienza dei visitatori. Intanto si sa che le professionalità formate nel corso degli ultimi anni, non saranno disperse e che tutte sono state riassorbite dalla nuova gestione, ma il momento del passaggio di gestione sta andando avanti per vari step, con l’attuale fase ancora in emergenza. Andrà sicuramente meglio per chi da Perugia volesse partecipare alla gita guidata prevista per domenica 14 aprile “Sulle tracce dei pittori Plenaristi nella valle del Nera”, organizzata da Franco Passalacqua. La gita partirà in autobus da Perugia e comunque ci si potrà aggiungere ai partecipanti all’inizio della visita dei luoghi che inizierà alle ore 9 a partenza dalle maestose rovine del Ponte di Augusto sul Nera presso Narni. Successivamente ci si sposterà a Papigno e poi pranzo a buffet a Piediluco al ristorante “La ginestrella”, in terrazza panoramica proprio nel punto dove Corot realizzò il meraviglioso quadro conservato all’Ashmolean Museum di Oxford. Nel pomeriggio visita al belvedere superiore e poi al piazzale inferiore “Lord Byron” della Cascata delle Marmore. Per chi volesse, invece, vedere o rivedere il servizio di RAI 5 nel programma “Save the date” sulla premiazione del progetto dei Plenaristi al Progetto nazionale del paesaggio del Mibac, basta collegarsi al sito www.plenaristi.it.

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