TODI – Lei rientra a casa senza preavviso e trova il marito con l’amante. Già visto. Ma se lei torna a casa all’improvviso e trova il marito sopra il tavolo attaccato al lampadario della cucina che vuole suicidarsi, che succede? Lo scopriremo stasera, sabato 24 agosto, Teatro Comunale ore 21 con la prima nazionale di “Non si fa così” che di fatto apre il Todi Festival. A presentarlo alla stampa giovedì scorso a Perugia, in via Mazzini, al Mercato Vianova (nella foto di copertina) , i due protagonisti Lucrezia Lante della Rovere, che rivestirà il ruolo di Francesca, nota pianista, e Arcangelo Iannace, che sarà il disperato Giulio per di più psicanalista. Il testo di Audrey Schebat, a dire la verità, è noto sicuramente ai francesi visto che ha raccolto molti consensi lo scorso anno anche per l’interpretazione di Sophie Marceau. Per l’Italia la produzione ha scelto specificatamente la coppia italiana guidata dal regista Francesco Zecca.
Tornando alla sconcertante apertura della porta di casa di cui sopra, Lucrezia Lante della Rovere ha dato qualche interessante indicazione di massima per orientarsi: “Non è un tradimento dovuto a una crisi di coppia – spiega – ma una crisi di identità. Che ci porta alla domande di tutte le domande: stiamo davvero vivendo la vita che vorremmo, quella che davvero abbiamo desiderato vivere?”.
Dal momento che la cosa riguarda tutti, facile immaginare che l’intento della messinscena è farci uscire dal Comunale di Todi con qualche certezza/incertezza in più, dipenderà dai casi.
“Sì ma dai…dopo ti prendi uno spritz, torni a casa e magari fai all’amore. Capita no?”. Parola di Lucrezia. Vedremo.
Tornando al tema, Lante della Rovere spiega che “per Francesca il comportamento del marito è del tutto inatteso, da qui la ricerca del perché in assenza della benché minima avvisaglia. La commedia prende il via proprio da questo iniziale shock e dalla necessità di comprendere il gesto che il compagno stava per compiere. Per di più senza nemmeno una lettera di commiato che le avrebbe permesso di comprendere le sue ragioni”.
Da qui una notte intensissima, densa, lunghissima, in cui si fa il punto sulla propria vita, sulle scelte fatte o non fatte, sull’inconciliabilità di coppia; un dramma in cui talvolta il limite con la commedia è molto labile. Tant’è che a tratti si preannuncia una pièce esilarante.
“La realtà – afferma Arcangelo Iannace – è che più che un confronto di coppia ci troviamo in realtà di fronte a una intera epoca che va in crisi. Lei è una donna con le palle e quando in casa di palle ce ne sono quattro la vita diventa un flipper.
Detto ciò, in questa messinscena ci si trova a fare i conti con un grande dolore di fronte al quale ci sono due possibilità: o si soccombe o si ritrova la motivazione per riaccendere lo sguardo, smascherando le nostre anime e rimettendo in luce i nostri cuori. Ci nascondiamo ogni giorno dietro le nostre routine, aggrappati a lavori più o meno soddisfacenti, alla ricerca di quei successi tanto agognati ma che, da motore delle nostre esistenze, diventano trappole per le nostre anime”.
Che il regista Francesco Zecca ha messo a dura prova perché possano emergere in scena in tutta la loro evidenza. Allenandole. Come? Ad esempio facendo scrivere il reciproco necrologio.
“Proprio così – rivela Iannace – e ci ha anche telefonato per sapere a che punto siamo. Devo dire che il mio è commovente…”.
Non c’è da dubitarne. Al di là di tutto, infatti, c’è che alla base questa coppia si ama, c’è amore.
Del resto nelle note di regia Zecca spiega che il testo di Audrey Schebat riesce ad alternare rabbia e umorismo con una forza dirompente, scuotendo i suoi personaggi e, al tempo stesso, divertendo ed emozionando il pubblico.
Basterà una notte?
“La realtà – spiega Lucrezia Lante della Rovere – è che nella vita si può solo procedere per gradi, step by step e che, per dirla tutta, bisogna avere pure fortuna. Il mio fatto di essere single? Da mo’ che ho vissuto la crisi coniugale! Nel frattempo sono cinque volte nonna. Se in questa commedia ho attinto alla sfera personale? C’è un contesto oggettivo, comune in qualche modo a tutti a cui puoi aggiungere quello personale, le esperienze vissute”.
Alla domanda se c’è una battuta che non possiamo assolutamente perderci della pièce, Lucrezia non ha dubbi: ”Sta nel titolo: Non si fa così”.
Piuttosto non è escluso che presto o tardi si possa ritrovarli, Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, a passeggiare per Corso Vannucci.
“L’Umbria la conosco – dice Lucrezia – mia madre ci ha vissuto e devo dire che mentre stavamo venendo in conferenza stampa con l’ascensore che ti porta fin qui, notando la vivibilità di questa città, ci stiamo ancora chiedendo con Arcangelo, perché a questo punto siamo indecisi, se sia meglio vivere a Bologna o, a questo punto, a Perugia”. In attesa che il dubbio venga sciolto, pochi interrogativi sulla riuscita di questa edizione del Festival se li è fatti il sindaco di Todi, Antonino Ruggiano, presente alla conferenza stampa: “La Prima del Todi Festival – ha detto – è da ben 38 anni un appuntamento che accende sulla città le luci della cultura nazionale. E’ così pure in questo 2024, con la grande attenzione registrata che è di ottimo auspicio per tutta l’edizione che sabato si va ad aprire. Personalmente sono sempre più convinto è che l’arte l’unica cosa per la quale vale la pena vivere a meno he non si voglia restare alla stregua dei primati. Dobbiamo crescere assieme agli artisti. La candidatura della nostra città a capitale italiana dell’arte contemporanea è un segnale coerente a quello che non solo Todi ma l’intera regione Umbria vogliamo rappresenti”.
A fare gli onori di casa il direttore artistico Eugenio Guarducci: “La presentazione a Perugia della messinscena che apre il Todi Festival è diventata una tradizione che connotiamo anche con una iniziativa che vede protagonista il Grechetto di Todi Roccafiore Limited Edition, bottiglia ufficiale di Todi Festival 2024 presentata per il nono anno consecutivo grazie alla partnership con Cantina Roccafiore. Come negli otto anni precedenti la bottiglia ha un’etichetta d’autore: il manifesto ufficiale del Festival, quest’anno affidato a Mark di Suvero”.
Cin cin, dunque, ma anche merda, merda, merda riferito alla prima di “Non si fa così”, ovviamente.