Per la nostra rubrica Da vedere in tv segnaliamo stasera 8 febbraio su Rai Uno alle 21,15 “Lea, un nuovo giorno” con Anna Valle e Giorgio Pasotti. Presentata ieri in conferenza stampa on line la nuova serie tv coprodotta da Rai Fiction e Banijay Studios Italy sarà in 4 puntate.
Protagonista Anna Valle, Lea, per l’appunto, infermiera specializzata che torna al suo reparto di pediatria dell’ospedale Estense di Ferrara.
“Tutto ruota – ha spiegato Anna Valle – attorno al concetto del ricominciare. Del tornare a vivere con nuove aspettative dopo un dramma profondo qual è la perdita di un figlio all’ottavo mese di gravidanza e la conseguente fine di un matrimonio. Il messaggio è quello di trasformare il dolore in qualcosa che possa essere positivo per sé e anche per gli altri, in questo caso i bambini che si trovano nel reparto. Devo dire che il coinvolgimento è stato totale, Lea è un personaggio che mi piace: unisce forza e delicatezza. Attorno a sé c’è la solidarietà e amicizia delle sue colleghe che di fatto la proteggono in un contesto dove emerge un lavoro non comune vista la costante vicinanza del dolore soprattutto in relazione al fatto che richiede sì professionalità, ma soprattutto umanità, comprensione, empatia, dedizione per l’altro. Mi hanno affiancato due vere infermiere di Bassano che m hanno edotto sulle tecniche e gli strumenti propri del reparto per essere credibile. Cosa ha Lea di diverso da me? E’ più decisa nel dire le cose, per certi versi è spudorata in questo senso. Dice quello che pensa. Personalmente ho un modo diverso di approcciare le persone”.
Giorgio Pasotti è Marco, l’ex marito di Lea, diventato primario del reparto di pediatria di ritorno dall’America.
“Si è soliti pensare che sia la donna – spiega Pasotti – a dover sopportare il peso maggiore della perdita di un figlio. In parte è così ma le conseguenza di questo dramma si riflettono anche sull’uomo. In questo caso Marco, il personaggio che interpreto, è stato a sua volta sopraffatto dal dolore e non è riuscito a sostenere Lea. Ha commesso molti errori: prima relegando tutto se stesso al lavoro e poi tradendo la moglie con un’altra che, fra l’altro, era amica di Lea. Un personaggio complesso, insomma, che nasconde la sua fragilità dietro un atteggiamento che può apparire freddo e distaccato anche sul lavoro. Marco attraversa un tunnel oscuro, soffre la ferita profonda della perdita del figlio e ciò lo porta, per certi versi inconsciamente, a una sorta di rivalsa nei confronti degli altri padri. Detto questo, la fiction è soprattutto un omaggio a chi in questi anni di pandemia si è dedicato totalmente all’altro. Sono di Bergamo. Mia zia era in uno di quei camion militari che l’hanno portata nelle fosse comuni. Peraltro ho molti amici medici o che lavorano nella sanità che mi hanno raccontato il loro dramma. Insomma, questa serie tv rende giustizia a una professione rispetto alla quale ci attendiamo interpreti perfetti, macchine che sanno rispondere a ogni necessità, proponendoci invece il loro lato umano”.
Altro personaggio centrale è Arturo Minerva, interpretato da Mehmet Günsür, che instaura un rapporto empatico con Lea.
La regia è di Isabella Leoni. “La malattia ci rende fragile davanti a un medico così come di fronte a una infermiera, ci si sente soli. C’è per così dire una componente umana che emerge e la pandemia ci ha dimostrato come medici e infermieri, appunto, abbiano compreso appieno tutto questo, diventando veri e propri eroi. Infine il dramma di Lea, il primo episodio si intitola ‘Ricominciare’, ci porta al tema centrale del racconto: ogni giorno è un nuovo giorno”.
Foto di Pierfrancesco Bruni